martedì 23 settembre 2014

La teologia che accende il dialogo




Inaugurato in Marocco l’istituto ecumenico Al Mowafaqa. 

Si chiama Al Mowafaqa e la sua particolarità è che le lezioni sono tenute a due voci, da un insegnante cattolico e da un suo collega protestante. Si tratta dell’istituto ecumenico di teologia di Rabat. Sorto nel 2012, per rispondere all’urgente necessità di formazione teologica delle due comunità cristiane, l’istituto è stato inaugurato ufficialmente sabato scorso dai suoi due co-presidenti, l’arcivescovo di Rabat, Vincent Landel, e dal pastore Samuel Amédro, leader degli evangelici del Marocco.
Presenti all’evento anche numerose personalità marocchine e straniere, provenienti da altri Paesi africani e dall’Europa. «Abbiamo voluto dare un segno forte che i cristiani sono in grado di fare qualcosa insieme, non soltanto nel fare la carità, ma anche nella riflessione. È importante poter essere un segno in questo Paese», ha spiegato monsignor Landel. 
Significativo il titolo del colloquio internazionale che, insieme a un concerto e a una celebrazione ecumenica, ha fatto da cornice alla cerimonia d’inaugurazione: «Pensare con l’altro la fede e le culture». Tra i relatori, Tareq Oubrou, imam di Bordeaux, padre Fadi Daou, teologo e direttore della Fondazione Adyan di Beirut, Mohamed Sghi Janjar, direttore della Fondazione Abdulaziz per studi islamici e umanistici, monsignor Louis Portella Mbuyu, vescovo di Kinkala (Repubblica del Congo), vice-presidente del Simposio delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar.
Nato in un contesto in cui i cristiani sono chiamati a testimoniare la loro fede all’interno di una tradizione segnata fortemente dagli insegnamenti dell’islam (97 per cento di sunniti e 2 per cento di sciti), l’istituto Al Mowafaqa è per sua natura aperto al dialogo tra le culture e le religioni. «Questo istituto — viene spiegato sul suo sito in rete — ha per obiettivo primario quello di offrire una formazione accademica teologica in lingua francese, radicata nel contesto marocchino, aperta all'ecumenismo e in dialogo con la cultura e l'islam, al servizio delle Chiese cristiane in Marocco e oltre». Una sottolineatura, quest’ultima, che si può ben immaginare quanto importante soprattutto di fronte all’escalation di violenze degli ultimi mesi, contro i cristiani e le altre minoranze, che pone seriamente a rischio la convivenza pacifica tra le religioni in Medio Oriente e nei Paesi arabi in generale. Anche in Marocco, del resto, è scattato l’allarme per la presenza in alcune città — in particolare Tangeri e Tétouan — di elementi fondamentalisti che hanno aderito di recente allo Stato islamico. Secondo quanto riferisce il quotidiano marocchino «al Masae», l’intelligence di Rabat ha registrato l’adesione allo Stato islamico di alcuni esponenti salafiti noti alle forze dell’ordine. 
L’istituto Al Mowafaqa ha trovato spazio nei locali dell’antico centro di documentazione La Source di Rabat. Nel 2013 ha accolto i suoi primi studenti per la licenza in teologia. Ma nell’istituto è possibile anche ottenere un diploma per gli studi «sul dialogo delle culture e delle religioni». Ogni corso, come accennato, è tenuto da due insegnanti, un cattolico e un protestante, provenienti prevalentemente dal Nord Europa, ma anche dall’Africa sub-sahariana, dove forte è la presenza della Chiesa cattolica e delle comunità nate dalla Riforma. Alla prima sessione di studi, nel febbraio 2013, hanno partecipato 35 studenti di 14 nazionalità e 3 continenti, per un corso di teologia fondamentale dal titolo «Cristianesimo: unità e diversità». A presiedere le lezioni Brigitte Cholvy, dell'Institut Catholique de Paris, e il pastore luterano Marc-Frédéric Muller. «La questione all’origine del nostro impegno è questa: come assicurare un minimo di formazione teologica ai responsabili delle nostre comunità che sono spesso molto giovani? La comprensione della fede è essenziale per la sua maturità. Ma è impossibile fare teologia scollegata dalla realtà che si vive qui e che sembra veramente specifica in relazione all'esperienza delle Chiese in Africa o in Europa», ha spiegato il pastore evangelico Amédro.
L'Osservatore Romano