domenica 28 settembre 2014

L'amore per i figli supera anche la morte

Storia della piccola Rita, amata dai genitori fino alla fine


Czestochowa,  Don Mariusz Frukacz, Jowita Kostrzewska 

In vista al Sinodo sulla famiglia riportiamo la bella testimonianza di una giovane coppia, Marta e Krystian Kamińscy, e di Rita la loro figlia.
Hanno raccontato i due giovani coniugi polacchi: “Esattamente sei mesi dopo il nostro matrimonio, abbiamo appreso che Dio ci ha dato il dono più bello e avremo avuto una bambina. La nostra gioia era grandissima e abbiamo iniziato ad assemblare il corredino, abbiamo realizzato i tanti progetti per il futuro e ci sembrava di aver raggiunto la felicità completa. Ma ben presto abbiamo scoperto che Dio aveva per noi un piano completamente diverso”.
Ha raccontato Marta “Ricordo bene il pomeriggio di dicembre quando siamo entrati per un'altra visita dal ginecologo per ascoltare il cuore pulsante della nostra  bambina. La gravidanza era all’undicesima settimana”.
Krystian ha aggiunto: “Le parole del medico però hanno spento la nostra speranza e distrutto i nostri sogni. Ci ha spiegato che il cranio della nostra bambina non era correttamente formata, la bambina 
soffriva di problemi al sistema nervoso”.
“Cosa significa? - Abbiamo chiesto confusi -. Sembrava che tutto stesse andando bene!”.
Il medico ha spiegato che poco dopo la nascita  la bambina sarebbe morta, una possibilità che si sarebbe potuta verificare prima della nascita, durante il parto subito dopo.
Marta ha continuato a raccontare:  “Il medico ci ha informato su due opzioni che potevamo scegliere. Ha sottolineato che la decisione spettava solo a noi. Potevamo interrompere la gravidanza oppure andare avanti sapendo che l’esito sarebbe stato infausto. Insieme abbiamo deciso che non avremmo interrotto la gravidanza. Io e mio marito siamo credenti e sappiamo che non tocca a noi decidere sulla vita o la morte di un altro essere umano, e poiché Dio ci ha dato una figlia così speciale, deciderà Lui quando portarla in cielo”.
I giorni successivi all’incontro con il medico sono stati molto duri per Marta e Krystian.
Marta ha raccontato che Kristian non voleva che ci perdessimo nel dolore . “Come si conviene a una vera famiglia ci saremmo battuti ogni giorno insieme alla nostra piccola. Il suo cuore batteva e  sentivo i suoi movimenti”.
 “Natale è arrivato. Vicino a me in quei giorni, c’era Maria, Madre di Gesù. Ho pregato affinché Maria mi aiutasse ad accettare la volontà di Dio. Ed è lì che abbiamo deciso di dare il nome di Rita alla bambina che avevo in grembo”.
“Ogni giorno abbiamo parlato con la nostra figlia, le abbiamo letto i libri e le abbiamo cantato le canzoni nella notte. Abbiamo cercato di mostrare a Rita il nostro amore. Con lei in grembo siamo andati a Roma alla canonizzazione di Giovanni Paolo II”.
“E finalmente il giorno è arrivato. Il  28 maggio 2014, dopo 8 mesi di gravidanza, Rita è nata. Era la più bella piccola principessa che avessimo potuto sognare come  i genitori. È vissuta con noi 2 ore dopo la nascita. L’abbiamo battezzata. Abbiamo vissuto intensamente ogni minuto. L’abbiamo accarezzata e coccolata.  Kristian è riuscito a cantare la canzone che aveva preparato per lei. Sono riuscita a contemplare la bambina più bella del mondo. Ho potuto ringraziarla per i momenti felici della sua vita che ci aveva concesso. Poi Rita è andata in Paradiso.  Dopo di 2 ore  trascorse con noi, il Signore ha chiamato Rita a sé. Sono sicura che ora Dio  la sta cullando tra le sue braccia, e la nostra figlia è felice”, ha concluso Marta.

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L'infinito amore di una mamma malata di cancro

Tricia Somers, donna sola, malata di tumore, ha affidato suo figlio Wesley all'infermiera che l'ha assistita durante le cure


di Maria Anastasia Leorato 

Una madre per un figlio fa di tutto: lo protegge, lo cura, lo fa crescere in un ambiente sereno. Assapora ogni singolo momento sapendo che il tempo passa e non torna indietro.

E' quanto accaduto a Tricia Somers, con un'unica differenza però: lo sguardo d’amore di questa madre verso il proprio figlio era circondato dalla sofferenza in quanto i medici, lo scorso marzo, all’età di 47 anni, le avevano diagnosticato un tumore al fegato allo stadio terminale.
I pianti e la disperazione hanno invaso la donna, non tanto per la malattia quanto per la preoccupazione di chi, un giorno, avrebbe potuto badare al figlio di soli 8 anni al posto suo.
Dopo la morte dei genitori e senza un compagno sul quale fare affidamento, la Somers si era abituata infatti a vivere in una condizione di solitudine ed indipendenza. Pensare che un giorno avrebbe dovuto lasciare il suo bambino, significava per lei morire una seconda volta.

Un giorno, durante una seduta di chemioterapia al Pinnacle Health’s Community General Campus a Harrisbug, Triciaconosce un'altra Tricia, l'infermiera Seaman, che la assisteva nelle cure.
La Somers rimase subito colpita dall'attenzione della Seaman, donna fortemente dedita al suo lavoro e madre di quattro bambini: “Quando l’ho vista sono stata avvolta da una sensazione di conforto che non ho mai provato prima. Lei è stata l’unica ad essermi stata accanto e a prendersi cura di me”, ha raccontato al NY Daily News
Fra di loro nacque subito un forte legame di amicizia che spinse la Somers a dirsi: “È lei”. Così, una notte, prima di essere dimessa dall’ospedale, ha espresso alla infermiera il suo desiderio: “Quando non ci sarò più, potrai prenderti cura di mio figlio?”.
Davanti a questa domanda, la donna è rimasta scioccata. Tuttavia, conoscendo l’amore e la preoccupazione che la Somers provava verso il figlio Wesley, ha preso a cuore la richiesta e ne ha parlato con il marito.
Nonostante la coppia avesse già tre figlie adolescenti e un bambino di 10 anni, da tempo pensavano di ampliare la famiglia avvalendosi di un’adozione.
Quando Daniel Seaman fu informato dalla moglie della richiesta si commosse e disse: “Dobbiamo fare qualcosa. Dobbiamo fare in modo che ciò accada”. La voglia di aiutare Tricia Somers a realizzare il suo desiderio, ha spinto quindi la famiglia Seaman ad accogliere a braccia aperte Wesley.
Questa era per lui un’importante opportunità che gli avrebbe consentito di crescere insieme a delle persone che conoscevano la madre, di continuare gli studi, di avere una buona educazione e non esserea mai solo.
“Non ho mai avuto nessuno accanto a me prima, eccetto te, mamma”: aveva detto infatti Welsey alla madre, conscio di poter trascorrere ancora poco tempo insieme lei.
La famiglia Seaman, però, desiderava fare molto di più per Tricia e suo figlio. Decisero quindi di ospitare anche la donna, unendo le due famiglie e facendole diventare una sola. Nonostante i medici le avessero dato un mese di vita, ancora oggi Tricia Somers trascorre con serenità le giornate insieme al figlio e alla sua nuova famiglia, nella certezza che un domani accanto al suo bambino ci saranno sempre persone che lo ameranno, lo conforteranno e lo faranno crescere con lo stesso amore che le avrebbe dato lei.