martedì 23 settembre 2014

Solo un incontro salva la famiglia



di Angelo Busetto

É molto interessante e persino piacevole leggere l’ampio documento stilato in preparazione al Sinodo straordinario dei vescovi che sta per aprire i battenti. Questo “Strumento di lavoro” ha raccolto la sintesi delle osservazioni pervenute da diocesi, parrocchie, comunità, singole persone di tutto in mondo, in risposta al questionario inviato alle Conferenze episcopali lo scorso novembre. Il tema è la famiglia, anzi “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. 
La lettura del documento permette di spaziare in giro per il mondo, intravvedendo la varietà delle forme matrimoniali e familiari, la problematicità e la complessità di situazioni diverse, e nello stesso tempo la validità della famiglia e il diffuso desiderio di essa. Si ha modo di constatare che nel documento vengono riprese molte delle osservazioni uscite anche nelle discussioni avvenute nel nostro ambiente: evidentemente l’aria che si respira in tanti luoghi del mondo, soprattutto in Occidente e in Europa, soffia anche in casa nostra. Vedansi le osservazioni sulla difficoltà a definire la “legge naturale”, o gli ostacoli che si incontrano nell’arrivare a formare una famiglia, o la precarietà di conoscenza della dottrina della Chiesa, insieme con lo spessore troppo breve dell’esperienza di fede. Nello stesso tempo, di pagina in pagina si rimane sorpresi constatando la bellezza e la pienezza della proposta cristiana sul matrimonio e sulla famiglia e la letizia e il compimento umano che derivino dal farne esperienza nella vita concreta.
L’annuncio cristiano ha solo bisogno di essere praticato per verificarne la validità. Tuttavia, occorre dire che un ramo può crescere solo attaccato all’albero: la proposta cristiana sul matrimonio fiorisce nel contesto di tutta una vita cristiana. Se non avviene un incontro che conquista il cuore e la mente; se la fede rimane debole o vuota; se le persone affrontano le circostanze del vivere quotidiano in solitudine, senza la Parola che illumina e l’amicizia cristiana che accompagna, come possono immaginare che Cristo faccia vivere meglio l’innamoramento e l’amore, il dolore e la fatica, la grazia dell’accoglienza dei figli e il gioioso tormento dell’educazione? Come possono sperare – e domandare - che la sua presenza li soccorra nella prova, nella crisi, nella fatica dei giorni? Dove i fidanzati, gli sposi, i giovani, i figli possono ancora vedere Cristo in azione, speranza ed energia che libera e salva? Se si perde il “nome di Cristo’” amato e vissuto, rimangono solo i precetti e i divieti di una triste morale; si domanda la comunione eucaristica senza ricercarne la comunione di vita. 
Guardandosi attorno, da molte parti e in molti modi si scopre l’opera di Dio e ci si imbatte nella bellezza della sua presenza nelle famiglie. Persone reali mostrano al vivo la “vita buona del Vangelo”: la santità della casa, la fedeltà dell’amore, l’intensità della donazione, la felicità del volersi bene. La passione per la vita, la gratitudine per il dono ricevuto, la lotta per la felicità e il bene, la domanda che Lui si sveli dentro tutte le circostanze, anche le più difficili e dolorose, mostrano che Cristo viene ancora a sorprenderci, in famiglia e nella società, dall’alba al tramonto della vita.