lunedì 27 ottobre 2014

L’ira di Dio

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di Andrea Torquato Giovanoli
Nella lista delle priorità della linea pedagogica vigente nella nostra famiglia, ai primissimi posti c’é senz’altro l’obbedienza.
Infatti, non potendo fidarci solo di noi stessi nell’improvvisarci quotidianamente genitori (poiché genitori si é, ma non si sa essere, perciò necessariamente ci s’improvvisa giorno per giorno, con le migliori intenzioni, ma anche consapevoli della propria ontologica inadeguatezza), mia moglie ed io cerchiamo di rifarci a quell’antico (e sempre nuovo) Manuale che, essendo stato scritto per conto dell’Unico Genitore, solo e davvero insegna come si possa e si debba vivere la propria paternità e maternità.
Ed in quel Divino Prontuario risulta chiaro come all’obbedienza alla volontà di bene che quel Padre ha e propone ad ogni Suo figlio sia riservato un posto di altissimo rilievo, tanto che proprio dell’obbedienza al Suo Papà anche il Figlio Primogenito ha fatto la forma e la sostanza di tutta la Sua vita terrena (tanto quanto Sua Mamma).
Ecco che allora anche noi, come genitori, diamo massima importanza a che i nostri figli ci obbediscano, poiché anche noi come quel Padre, ogni comandamento che diamo ai nostri figli è solo ed esclusivamente per il loro maggior bene, presente o futuro, anche se essi al momento non lo comprendono, anche se ad essi sembra un’inutile fatica od un gravoso ed insensato impegno.
Ed appena acquistano la capacità di capirlo, questo, glielo spieghiamo (e rispieghiamo e rispieghiamo e rispieghiamo…), ma finché sono piccini giocoforza glielo insegniamo con autorità, come meglio possiamo, ma pretendendo che ci obbediscano anche comminando castighi e/o punizioni, se non lo fanno.
Ed invero la ribellione, che quando sono piccolini si esprime sotto forma di capriccio, è molto mal tollerata in famiglia.
Ok, ok, lo confesso: il nostro figlio maggiore ha solo sette anni e lo so che finché non si sperimenta l’adolescenza si ha gioco abbastanza facile nell’essere obbediti, ma ad ogni giorno la sua pena, dice il Signore, quindi per ora non ci pensiamo e fra quattro o cinque anni vedremo.
Anche perché in realtà i nostri bei problemi già ce li abbiamo con il treenne, il quale, al contrario del fratello che è per carattere e temperamento molto docile, egli invece è piuttosto recalcitrante ad osservare regole e divieti, e lui sovente, d’obbedire, non solo non ci pensa proprio, ma anche pare si diverta a provocarci apposta nello sfidarci con la sua disobbedienza.
E nemmeno si lascia ammansire tanto da castighi e punizioni, che quando riescono a sortire un blando effetto, vengono comunque immediatamente dimenticate, con risultato di ritrovarsi ogni volta punto e accapo a ripetere sempre le stesse scenette, come se non possedesse memoria storica.
Ed in quei momenti che ti vedono dover fronteggiare la pervicace disobbedienza di tuo figlio ti sale addosso una rabbia che nasce dalle viscere e che solo per via d’una grazia speciale davvero non si trasforma in furia incontrollata. Questo perché nel tuo essere genitore tu ti spendi con pazienza e sacrificio per il suo bene e mentre finché da parte sua incontri incomprensione ed irriconoscenza riesci ancora a far buon viso a cattivo gioco, laddove ti trovi davanti a consapevole disobbedienza e ribellione ti senti umanamente offeso nel profondo ed è questo che scatena la tua pur giustificata ira.
Ma soprattutto è il rifiuto di quell’amore appassionato per lui che ti offende, perché con la sua ribellione egli disprezza te ed il bene profondo che tu hai per lui, bene che desidera per lui solo la sua felicità.
Epperò è proprio in quelle circostanze di quotidiana tensione che hai l’opportunità di sperimentare una cosa nuova: una contingenza che ti chiama ad approfondire il tuo rapporto filiale con quel Padre Celeste che anche Lui, come te, rimane profondamente offeso dalla tua disobbedienza ai Suoi comandamenti.
Anche Lui, come tu fai coi tuoi figli, non ti fa proposta alcuna né ti dà regola che non abbia come unico fine il tuo maggior bene, la tua felicità vera.
Pertanto pensa a quanto anche Lui, che è e rimane pur sempre Infinita Giustizia, debba montare su tutte le furie quando tu, che gli sei figlio tanto amato, disobbedisci a Lui ed alla Sua volontà di bene per te opponi con persistenza ed ostinazione la tua ribellione.
Ecco che allora, mentre sei lì che ti senti ribollire il sangue nelle vene davanti al broncio di tuo figlio che ti sfida intestardito nel disobbedirti, e che a stento trattieni tra le labbra quell’indebito motto che già fu minaccia di tua madre per te (“Guarda che come ti ho fatto ti disfo!”), ti ritrovi invece (talvolta) a cogliere quella circostanza come vera opportunità di comunione con quel Divino Genitore per il quale anche tu, e per chissà quante volte, sei stato, sei e sarai causa d’ira furente per la tua disobbedienza.
È in quei rari frangenti che, se ti lasci concupire dalla grazia, sperimenti uno dei tanti piccoli miracoli del quotidiano vivere, già trasfigurato da un Divino che ancora s’incarna nell’umano, e ti scopri allora tanto riconoscente per quel Suo essere sì Giustizia offesa, ma tanto più e tanto fedelmente, sovrabbondante Misericordia.