venerdì 31 ottobre 2014

Per un dialogo permanente con la Chiesa



La dichiarazione finale dell’incontro mondiale dei movimenti popolari

Una Lettera degli esclusi agli esclusi sarà diffusa tra i movimenti popolari dei cinque continenti insieme con il testo del discorso che Papa Francesco ha rivolto lo scorso 28 ottobre ai partecipanti all’incontro mondiale riuniti in Vaticano. È una delle iniziative annunciate nella dichiarazione finale stilata al termine della tre giorni convocata dal Pontificio Consiglio della giustizia e della pace e dalla Pontificia Accademia delle scienze. Nel documento i partecipanti all’incontro lanciano anche la proposta di creare uno spazio di dialogo permanente tra i movimenti popolari e la Chiesa. 
Riuniti dal 27 al 29 a Roma per confrontarsi sulle questioni legate alla terra, al lavoro e alla casa, gli oltre cento delegati hanno sintetizzato nella dichiarazione le analisi e le indicazioni emerse durante il dibattito. Caratterizzato — scrivono — da una speciale attenzione al «prezioso contributo» che la dottrina sociale della Chiesa offre alla riflessione sui temi della giustizia e della solidarietà. «Il nostro principale strumento di lavoro — assicurano — è stata la Evangelii gaudiium, esaminata tenendo conto del bisogno di recuperare modelli etici di condotta nella dimensione individuale, di gruppo e sociale della vita umana».
Nel clima «di dibattito appassionato e di fraternità interculturale» che ha caratterizzato le giornate, i delegati definiscono un «evento storico» la presenza di Papa Francesco. Il quale — affermano — «ha sintetizzato nel suo discorso gran parte della nostra realtà, le nostre denunce e le nostre proposte». Proprio «la chiarezza e l’accuratezza delle sue parole non ammettono doppie interpretazioni e ribadiscono che la preoccupazione per i poveri è al centro stesso del Vangelo». In più, «l’atteggiamento fraterno, paziente e caloroso di Francesco verso tutti e ognuno di noi, soprattutto verso i perseguitati, ha a sua volta espresso la sua solidarietà con la nostra lotta tante volte sottovalutata e giudicata a priori, e addirittura perseguitata, repressa o criminalizzata». 
Quanto alle prospettive scaturite dai lavori, la dichiarazione finale mette l’accento anzitutto sulle «cause strutturali della disuguaglianza e dell’esclusione, dal suo radicamento sistematico a livello globale alle sue espressioni locali». Cause che sono state prese in considerazione dai delegati nell’ottica specifica dei popoli poveri, in particolare dei contadini, dei lavoratori senza diritti e degli abitanti di quartieri popolari (villas, favelas, baraccopoli, slum). «Sono state condivise — si legge nel documento — le terribili cifre della disuguaglianza e della concentrazione della ricchezza» nelle mani di pochi. I diversi interventi (fra loro anche quelli di vescovi, sacerdoti e operatori pastorali impegnati accanto agli ultimi) sono stati concordi nell’affermare che l’origine delle ingiustizie sociali e dei disastri ambientali va ricercata nella natura di un sistema economico «che mette il lucro al di sopra dell’essere umano», concentrando un «potere smisurato» nelle mani di pochi e alimentando la tendenza a mercificare e privatizzare tutto. 
Durante l’incontro «si è ribadito che l’accesso pieno, stabile, sicuro e integrale alla terra, al lavoro e alla casa costituisce un diritto umano inalienabile, inerente alla persona e alla sua dignità, che deve essere garantito e rispettato». In particolare la casa e il quartiere vanno considerati come spazi vitali da tutelare e garantire; la terra come «un bene comune che deve essere condiviso tra tutti coloro che la lavorano evitando il suo accaparramento»; e il lavoro dignitoso come l’«asse strutturante di un progetto di vita».
Anche la questione della violenza e della guerra è stata al centro dell’attenzione dei delegati, a partire dell’affermazione di Papa Francesco, che più volte ha parlato di «una terza guerra mondiale» combattuta «a pezzi». In proposito il dibattito ha preso in esame tematiche scottanti come la violenza scatenata dalle mafie del narcotraffico, il traffico di armi e la tratta delle persone. Allo stesso modo si è parlato dei dislocamenti forzati, degli affari legati alle terre, dell’attività mineraria ed estrattiva inquinante, di tutte le forme di marginalizzazione nei confronti delle popolazioni locali, degli interventi delle grandi potenze nei Paesi più poveri. 
Anche la questione ambientale è stata al centro di un ricco scambio di opinioni, a partire dai dati più recenti sull’inquinamento e sul cambiamento climatico, che confermano come «il consumismo insaziabile» e l’«industrialismo irresponsabile» stiano conducendo il mondo sull’orlo di «una catastrofe ecologica». I delegati hanno ribadito la necessità di «combattere la cultura dello scarto» . E «sebbene le sue cause siano strutturali — scrivono — anche noi dobbiamo promuovere un cambiamento dal basso nelle abitudini e nelle condotte dei nostri popoli, dando la priorità agli scambi all’interno dell’economia popolare e al recupero di quello che il sistema scarta». 
Da questo articolato dibattito è emersa in definitiva la consapevolezza che «la guerra e la violenza, l’acutizzarsi dei conflitti etnici e l’uso della religione per legittimare la violenza, come pure la deforestazione, il cambiamento climatico e la perdita della biodiversità, hanno come motore principale la ricerca incessante del lucro», che provoca il saccheggio delle risorse umane e naturali soprattutto a scapito dei popoli più poveri. Per frenare questa deriva — affermano i delegati — «riteniamo che l’azione e le parole dei movimenti popolari e della Chiesa siano imprescindibili». 
In tale contesto, una «speciale attenzione» è stata riservata alla situazione delle donne, particolarmente colpite dalle conseguenze negative del sistema economico e sociale. «Riconosciamo l’urgente bisogno di un impegno profondo e serio in questa causa giusta e storica» si legge in proposito nella dichiarazione. I partecipanti all’incontro invocano anche la fine «dello scarto e dell’abbandono di bambini e giovani», ammonendo che «se i bambini non hanno una infanzia, se i giovani non hanno un progetto, la terra non ha un futuro».
Il documento non manca di mettere in guardia i movimenti dalla tentazione di cullarsi «nell’autocommiserazione» e di limitarsi alla sterile denuncia. I delegati riaffermano perciò la necessità di un impegno forte e concreto. E sottolineano che «in tale ottica sono state condivise innumerevoli esperienze di lavoro, di organizzazione e di lotta che hanno permesso la creazione di milioni di posti di lavoro dignitoso nel settore popolare dell’economia, il recupero di milioni di ettari di terra per l’agricoltura contadina e la costruzione, l’integrazione, il miglioramento o la difesa di milioni di case e di comunità urbane nel mondo». In questo senso «il ruolo protagonistico» dei movimenti popolari va considerato «indispensabile per i cambiamenti di cui abbiamo bisogno». 
In conclusione i partecipanti all’incontro fanno appello in modo particolare a tutti gli operatori dei media, chiedendo loro di diffondere il discorso di Papa Francesco, che — ribadiscono — «sintetizza gran parte della nostra esperienza, i nostri pensieri e i nostri aneliti». E riecheggiando le parole del Pontefice ripetono: «Terra, casa e lavoro sono diritti sacri! Nessun lavoratore senza diritti! Nessuna famiglia senza casa! Nessun contadino senza terra! Nessun popolo senza territorio!».
L'Osservatore Romano