lunedì 24 novembre 2014

Il cardinale Sarah nuovo Prefetto per la liturgia




Cardinale Robert Sarah nuovo Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
Sala stampa della Santa Sede 

In data 23 novembre 2014, il Santo Padre ha nominato Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti l’Em.mo Card. Robert Sarah, finora Presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”.
Il Cardinale Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum", Arcivescovo emerito di Conakry (Guinea), è nato a Ourous, distretto di Koundara, nell’arcidiocesi di Conakry, il 15 giugno 1945. Figlio unico di una famiglia profondamente cattolica e devota, dopo le scuole primarie e medie è stato costretto nel 1957 a lasciare il Paese per continuare i suoi studi nel seminario minore di Bingerville, in Costa d'Avorio. Rientrato in Guinea dopo l'indipendenza, il 2 ottobre 1958, ha completato gli studi nel seminario minore a Dixinn nel 1960. 
Quando l'istituto venne requisito dal governo guineano, è dovuto tornare alla parrocchia Sainte Croix, a Kindia. Solo più tardi, quando è stato possibile edificare il nuovo seminario, dedicato a Giovanni XXIII, a circa 135 chilometri da Conakry, ha completato i suoi studi, conseguendo il baccalaureato nel 1964. Dopo un periodo trascorso a Nancy in Francia, ha studiato teologia a Sébikotane, in Sénégal, tra il 1968 e il 1969.
Ordinato sacerdote il 20 luglio 1969 nella cattedrale di Sainte Marie a Conakry, è stato poi inviato a Roma dove ha ottenuto la licenza in teologia alla Pontificia Università Gregoriana e ha arricchito la sua formazione culturale al Pontificio Istituto Biblicum, approfondendola successivamente con un periodo di studio all'Istituto Biblicum di Gerusalemme (1971-1972) dove si è licenziato in sacra scrittura.
Tornato in patria, è stato nominato parroco di Boké, dove è rimasto dal 1974 al 1976. Sono stati anni di duro lavoro, poiché ha dovuto spesso dividersi tra la sua e le parrocchie di Kataco, di Koundara e di Ourous. Le spiccate doti di formatore gli hanno valso la nomina a rettore del seminario minore Giovanni XXIII a Kindia. Incarico al quale ha dovuto rinunciare a malincuore quando è stato eletto arcivescovo di Conakry il 13 agosto 1979 e ordinato l'8 dicembre successivo. Giovanni Paolo II lo soprannominò «il vescovo bambino»: quando ricevette l'ordinazione episcopale, era il vescovo più giovane del mondo: aveva trentaquattro anni. La giovane età comunque non gli impedì di presentarsi subito come strenuo difensore dei diritti del suo popolo africano, ma allo stesso tempo severo fustigatore dell'Africa che si vende al migliore offerente. Per questo ha sempre mirato alla formazione di sacerdoti motivati e preparati che sapessero essere realmente guida per il popolo di Dio. È maturato in una terra difficile, segnata dalla sofferenza e dal martirio di tanti preti che hanno piantato l'albero della fede tra deserti materiali e deserti spirituali.
Si è dedicato con passione alla sua nuova missione, tanto che gli incarichi da assolvere si sono presto moltiplicati: amministratore apostolico di Kankan; presidente della Conferenza episcopale della Guinea; presidente della Conferenza episcopale regionale per l'Africa Occidentale francofona (Cerao), presidente del Catholic Biblical Centre for Africa and Madagascar (Bicam), consultore della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.
Il 1° ottobre 2001 Giovanni Paolo II lo ha nominato Segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, ufficio che ha svolto per nove anni, fino al 7 ottobre 2010, quando Benedetto XVI lo ha designato Presidente del Pontificio Consiglio «Cor Unum», incarico nel quale è succeduto al cardinale Paul Josef Cordes. In poco più di un mese è entrato nel vivo della nuova missione affidatagli dal Papa. Una missione, ha avuto a dire durante il suo primo incontro pubblico dopo la nomina, che «segue la rotta indicata dalla Deus caritas est. È l'espressione concreta dello slancio caritativo del cuore di Dio che si realizza tramite il cuore del Papa. Mostra che Dio non è mai lontano da chi soffre». Per questo motivo — ha spiegato — «le organizzazioni che svolgono attività caritative a nome e per conto della Chiesa non dovranno mai essere ispirate da ideologie ma dovranno lasciarsi guidare dalla fede. Da quella fede che si manifesta anche attraverso la carità. Questo è quello che ci spinge e ci porta verso i popoli sofferenti».
Da Benedetto XVI creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 20 novembre 2010, della Diaconia di San Giovanni Bosco in via Tuscolana.
È Membro:
della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli;
del Pontificio Consiglo della Giustizia e della Pace.


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Francesco ha nominato il sessantanovenne porporato africano alla guida della Congregazione del Culto divino, nel posto lasciato vacante da Cañizares

ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
Era una nomina sulla quale si appuntavano tante attenzioni: chi sarebbe diventato Prefetto della Congregazione del culto divino dopo il ritorno del cardinale Antonio Cañizares in Spagna? La risposta è arrivata a mezzogiorno di oggi: Francesco ha designato alla guida del dicastero che si occupa di liturgia il cardinale Robert Sarah, attuale presidente del pontificio consiglio Cor Unum, uno degli organismi curiali destinati a essere accorpati nella futura riforma della Curia. La nomina è stata annunciata oggi, ma porta la data di ieri, 23 novembre, festa di Cristo Re.

Nato il 15 giugno 1945 a Ourous, in Guinea da una famiglia cattolica, è stato ordinato sacerdote nel luglio 1969 per la diocesi di Conakry. Ha studiato teologia alla Gregoriana e Sacra Scrittura allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. Nel 1979 Giovanni Paolo II lo nomina a soli trentaquattro anni arcivescovo di Conakry: Sarah viene consacrato vescovo dal cardinale Giovanni Benelli, arcivescovo di Firenze, già nunzio in Senegal. Nel 1985 viene eletto presidente della Conferenza episcopale guineana.

Nell'ottobre del 2001 arriva il trasferimento a Roma: Papa Wojtyla lo nomina segretario di Propaganda Fide. Nove anni dopo, il 7 ottobre 2010, Benedetto XVI gli affida la presidenza del Pontificio Consiglio «Cor Unum» e nel concistoro del novembre successivo lo crea cardinale, con il titolo della diaconia di San Giovanni Bosco in via Tuscolana. Sarah è il primo cardinale proveniente dalla Guinea-Bissau.

Con la nomina odierna un porporato dell'Africa torna a guidare una Congregazione vaticana. Proprio al dicastero del Culto divino e della disciplina dei sacramenti dal 2002 al 2008 era stato Prefetto il cardinale nigeriano Francis Arinze, mentre negli anni precedenti, dal 1984 al 1998, a capo della Congregazione dei vescovi era stato Bernardin Gantin, cardinale originario del Benin.

«Per me è una bontà del Signore che non merito - aveva detto Sarah alla Radio Vaticana in occasione del concistoro - ed è anche una chiamata ad amare di più il Signore e a morire per Lui, per il Vangelo, per la salvezza del mondo... Io vorrei dire “grazie” al Santo Padre che ha deciso di conferirmi questo onore, ma comprendo anche questa chiamata come venuta da Dio, per una vita più sacerdotale, più cristiana. Penso che oggi il mondo abbia bisogno di uomini di Dio, uomini che vivano la loro vita come una presenza fisica di Dio nel mondo».

Sarah è conosciuto per avere un profilo molto spirituale: nominando alla guida del dicastero liturgico Papa Bergoglio ha scelto un pastore con un'esperienza di ben 22 anni trascorsi alla guida di una diocesi. Negli anni scorsi il nuovo Prefetto del Culto aveva ottenuto la ribalta della cronaca per aver ricordato come l'Africa sia sfruttata dai poteri del mondo, e anche per un'omelia del 2011 pronunciata celebrando nuove ordinazioni di preti e diaconi presso la «Communauté Saint-Martin» di Candes, dove molta attenzione viene posta sulla formazione liturgica: in questa occasione Sarah richiamò il dovere dei pastori di annunciare fedelmente gli insegnamenti di Gesù e a non tacere sulle «gravi deviazioni» in campo morale.

In un'intervista, lo scorso 23 ottobre, il neo-Prefetto del Culto divino aveva parlato del Sinodo straordinario sulla famiglia appena concluso affermando di non considerare il tema dell’ammissione all'eucaristia dei cattolici divorziati e risposati come una delle «vere sfide che interessano le famiglie di oggi». «La crisi della famiglia - spiegava - deriva dalla concezione relativistica per cui è cambiato il concetto di matrimonio e di vita di coppia». Nei giorni precedenti, in un colloquio con Catholic News Agency aveva denunciato le pressioni dei gruppi internazionali che condizionano gli aiuti economici in Africa all'accettazione della teoria del gender.

Lo scorso 7 novembre, intervenendo a una conferenza sulla «Caritas in Veritate», il neo-Prefetto del Culto aveva detto: «È molto importante dire che la fame di cui soffriamo oggi è non avere Dio nella nostra vita, nella nostra società». Il cardinale ha spiegato che l’enciclica di Benedetto XVI insiste sul fatto che la carità è il modo in cui esprimiamo la nostra fede. E se dare il cibo a chi non ne ha è necessario, «il cibo principale è Dio».

Sarah ha un profilo piuttosto tradizionale: il 24 ottobre scorso ha tenuto un incontro per i sacerdoti partecipanti all'annuale pellegrinaggio romano dei fedeli legati alla messa antica. Con il suo arrivo alla guida del dicastero del Culto divino non ci si dovranno dunque aspettare sperimentalismi in campo liturgico.

Chi conosce da molto tempo il cardinale Sarah sostiene che lasci con una certa trepidazione il suo attuale incarico di presidente del Pontificio consiglio Cor Unum, il pronto intervento caritativo del Papa su scala mondiale. E racconta pure che il porporato africano non abbia sciolto in fretta le sue riserve: dunque la genesi della nomina non è stata questione di pochi giorni o di poche settimane. Così come era stato da tempo comunicato al cardinale Raymond Leo Burke - in concomitanza con i primi rumors apparsi in proposito sui media - il trasferimento dalla Segnatura apostolica ai Cavalieri di Malta. Una comunicazione avvenuta prima del Sinodo: particolare che rende non credibili le affermazioni di chi ha presentato la nomina come una rimozione collegata alle posizioni espresse da Burke durante la recente assemblea sinodale sulla famiglia.