lunedì 22 dicembre 2014

Un piccolo modello della Chiesa

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(Giovanni Maria Vian) La Curia romana e il Corpo di Cristo: è forte ed esigente sin dal titolo originale il discorso che il Papa ha rivolto a tutti i cardinali e ai collaboratori più stretti, e che ha raccomandato poi di vedere anche ai dipendenti vaticani, incontrati subito dopo. Due discorsi dunque da leggere insieme, e alla luce del mistero cristiano dell’incarnazione del Signore, che nella sua povertà insegna all’uomo — ha detto Francesco — «la potenza dell’umiltà».
È quindi un’unica meditazione quella che il successore di Pietro ha svolto per sostenere e stimolare «un vero esame di coscienza» in preparazione del Natale. Nel confronto con l’immagine della Chiesa come corpo mistico di Cristo, radicata nella Scrittura e negli scritti patristici, come sottolineano la Mystici corporis di Pio XII e la costituzione conciliare Lumen gentium, esplicitamente citate dal Pontefice.
In questo confronto impegnativo Francesco vede la Curia come «un piccolo modello della Chiesa», che quotidianamente deve rinnovarsi perché è un corpo complesso ma coordinato «per un funzionamento efficace, edificante, disciplinato ed esemplare». E torna in mente il discorso di Paolo VI alla Curia del 21 settembre 1963: «Da tutte le parti si guarda a Roma cattolica, al pontificato romano, alla Curia romana. Il dovere d’essere autenticamente cristiani è qui sommamente impegnativo. Non ricorderemmo a voi questo dovere, se a noi stessi non lo ricordassimo ogni giorno. Tutto a Roma fa scuola: la lettera e lo spirito. Come si pensa, come si studia, come si parla, come si sente, come si agisce, come si soffre, come si prega, come si serve, come si ama; ogni momento, ogni aspetto della nostra vita ha intorno a noi un’irradiazione, che può essere benefica, se fedele a ciò che Cristo vuole da noi; malefica, se infedele».
Al discorso di Montini, che in Curia aveva servito per un trentennio, seguì quattro anni dopo la riforma disegnata nella Regimini ecclesiae universae e perseguita poi con paziente tenacia. Ma il rinnovamento deve essere continuo: ecclesia semper reformanda, antico principio richiamato all’inizio della Pastor bonus. «La Curia è chiamata a migliorarsi, a migliorarsi sempre» ha quindi riassunto Francesco, che ha poi presentato — richiamandosi alla più antica tradizione monastica — un vero e proprio catalogo, a tratti sferzante, di quindici «malattie curiali», ma che naturalmente sono «un pericolo per ogni cristiano e per ogni curia, comunità, congregazione, parrocchia, movimento ecclesiale».
Ancora una volta il Papa ha richiamato l’anima della Chiesa, su cui insiste sin dalle prime ore del pontificato: lo Spirito santo, che dà la vita, che ha il potere di guarire ogni malattia e che promuove l’armonia. Bisogna dunque pregare e operare perché Chiesa e Curia «siano sane e risanatrici; sante e santificatrici». Nella richiesta di perdono che il Pontefice ha rinnovato davanti ai dipendenti vaticani «per le mancanze, mie e dei collaboratori, e anche per alcuni scandali, che fanno tanto male». Perché la Curia romana ha di fronte a tutta la Chiesa un dovere speciale di esemplarità.
L'Osservatore Romano

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