mercoledì 28 gennaio 2015

La pescheria di Pietro



Messa del cardinale Koch a conclusione della settimana ecumenica.

«Se i primi discepoli non avessero ascoltato la chiamata di Gesù, forse ancora oggi, sulle sponde del Mare di Galilea, potremmo vedere una pescheria col nome “Pietro & co. srl”, ma non ci sarebbe nessuna Chiesa». Quest’ultima infatti «esiste solo perché gli uomini ascoltano il Dio che chiama, lo accolgono nel loro cuore e si lasciano convincere dalla chiamata a seguirlo». Ha scelto questa immagine il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, durante la messa celebrata nella parrocchia romana della Trasfigurazione, domenica mattina, 25 gennaio, a conclusione della settimana ecumenica.
Alla presenza di studenti dell’istituto ecumenico di Bossey, il porporato ha incentrato la sua riflessione — il cui testo è pubblicato integralmente sul sito del nostro giornale (www.osservatoreromano.va) — sulle letture del giorno, sottolineando come esse mostrino «un Dio che chiama, che si rivolge concretamente a noi uomini». Di conseguenza la chiamata «non dipende dal volere degli uomini: l’iniziativa viene sempre da Dio ed è permanentemente sua» e, inoltre, «aspetta la risposta di coloro che sono chiamati». In proposito il cardinale ha fatto notare come i “chiamati” non siano «pochi eletti», ma tutti i cristiani, grazie al battesimo. Attraverso questo sacramento, infatti, «Dio chiama ciascuno per nome e lo invita a un’amicizia personale». E «in questa relazione consiste il nocciolo della vita cristiana: un cristiano è una persona che ascolta la chiamata di Dio, che mantiene un rapporto di fiducia» con lui e pertanto «entra a far parte della sequela di colui che lo chiama».
Soffermandosi poi sul termine “sequela”, il presidente del Pontificio Consiglio ha spiegato che «non siamo chiamati a precedere Dio, a camminare davanti a lui, con l’idea di dover stabilire noi stessi il cammino che in realtà può essere deciso soltanto da Dio. Siamo piuttosto chiamati a seguire Dio, a camminare dietro a lui».
A questo punto il porporato si è rivolto direttamente agli studenti di Bossey, che con i loro studi si preparano a una «responsabilità particolare nelle Chiese e comunità ecclesiali» di appartenenza, con l’invito a «comprendere meglio cosa significa responsabilità ecclesiale. Chi ascolta la chiamata di Gesù e lo segue — ha avvertito — cessa di vivere e agire nel proprio nome; egli vive e opera piuttosto nel nome dell’Altro che lo chiama. Chi vive nella sequela di Gesù, è tenuto a tirarsi indietro e a porsi al servizio dell’annuncio del Vangelo. Egli non deve annunciare le proprie idee, ma la parola di Dio. Può agire quindi soltanto come fiduciario di Cristo e della sua parola».
Tale missione appare evidente proprio nell’episodio della chiamata dei primi discepoli narrato nel Vangelo di Marco (1, 14-20), nel quale il cardinale Koch ha individuato una chiave di lettura ecumenica: infatti, ha detto, «il compito di tirar fuori gli uomini dall’acqua e portarli sulla terra, Simone e Andrea non possono assolverlo da soli. Per questo Gesù va oltre e incontra Giacomo e Giovanni e chiede anche a loro di seguirlo, formando così una nuova comunità». Pertanto «la chiamata di Gesù è anche, sempre, una chiamata a riunirsi. Chi è chiamato a unirsi a Gesù, è chiamato al contempo a unirsi agli altri che camminano con lui. La chiamata a essere pescatori di uomini non è un fatto privato che riguarda il singolo, è piuttosto una chiamata a entrare nella comunità della Chiesa. Ed essere pescatori di uomini non significa soltanto trarre alcuni pesci fuori dall’acqua, ma anche riunirli sulla terra in una nuova comunità».
Da qui l’auspicio conclusivo indirizzato a quanti «si preparano a svolgere un servizio particolare nella Chiesa: noi tutti — ha detto — siamo chiamati ad aiutare gli uomini affinché possano accogliere la chiamata di Dio nella loro vita, possano dare la loro risposta personale a questa chiamata e possano riunirsi come comunità di coloro che sono stati tratti dall’acqua. In questo modo è sorta la Chiesa e in questo modo vive anche oggi. E in questo modo cresce anche l’ecumenismo, la responsabilità comune di tutti i battezzati».
L'Osservatore Romano