mercoledì 28 gennaio 2015

Segno dell’abbraccio di Dio all’uomo



Messaggio della Conferenza episcopale italiana per la Giornata mondiale della vita consacrata. 

«La scelta della castità consacrata, che si sostiene e alimenta solo in Dio, non è una fuga dalle responsabilità della vita familiare, ma testimonia la via di una diversa fedeltà e fecondità, con cui le persone consacrate si legano all’amore assoluto di Dio per ogni uomo affinché nessuno vada perduto. Allo stesso modo, i consigli evangelici della povertà e dell’obbedienza testimoniano, in un mondo tentato dall’individualismo egoista, che si può vivere conformati in tutto a Cristo, così da ordinare all’intimità con Lui il proprio rapporto con se stessi, con gli altri e con le cose». Nel messaggio del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (Cei) per la Giornata mondiale della vita consacrata, che si celebra il 2 febbraio, i vescovi tengono a far risaltare con chiarezza il valore che essa riveste per la Chiesa e anche per il mondo.
«Da questa radice — scrivono — sboccia l’esperienza gioiosa della fraternità, sogno di Dio per l’umanità intera.
Anche questa è profezia: grazie allo Spirito di Gesù, possiamo vivere gli uni per gli altri, nella ricerca del bene comune e nell’accoglienza delle differenze. Rovesciando così numerosi criteri e parametri che sembrano insuperabili nel loro dividere l’umanità in fortunati e sfortunati, degni di vivere e condannati a soccombere, integrati ed esclusi, la vita consacrata mostra come la verità del potere sia il servizio, la verità del possesso sia la custodia e il dono, la verità del piacere sia la gratuità dell’amore. E la verità della morte sia la Risurrezione».
Nel messaggio, intitolato Portate l’abbraccio di Dio, ricordano che l’Anno della vita consacrata, che Papa Francesco ha indetto a cinquant’anni dal decreto conciliare Perfectae caritatis, acquista una singolare risonanza nella prossima Giornata mondiale della vita consacrata. E citano la lettera apostolica A tutti i consacrati in cui il Pontefice afferma che «dove ci sono i religiosi c’è gioia». Ciò accade — spiegano i vescovi italiani — «perché essi riconoscono su loro stessi, e in tutti i luoghi e i momenti della vita, l’opera di un Dio che ci salva con gioia. La stanchezza e la delusione sono esperienze frequenti in ciascuno di noi: benedetti coloro che ci aiutano a non ripiegarci su noi stessi e a non rinchiuderci in scelte comode e di corto respiro. Rallegriamoci dunque per la presenza delle consacrate e dei consacrati nelle nostre comunità. Facciamo festa con loro, ringraziando per una storia ricca di fede e di umanità esemplari e per la passione che mostrano oggi nel seguire Cristo povero, casto, obbediente». La Cei ripone grande fiducia nei consacrati, «soprattutto per il contributo che potete offrire a rinnovare lo slancio e la freschezza della nostra vita cristiana, così da elaborare insieme forme nuove di vivere il Vangelo e risposte adeguate alle sfide attuali». Alle persone consacrate la gente chiede «occhi che sappiano scrutare la storia guardando oltre le apparenze spesso contraddittorie della vita, che lascino trasparire vicinanza e possibilità nuove, che illuminino di tenerezza e di pace. È questo che contraddistingue chi mette la propria vita nelle mani di Dio: uno sguardo aperto, libero, confortante, che non esclude nessuno, abbraccia e unisce».
Nella lettera A tutti i consacrati (II, 2) Francesco si attende che «svegliate il mondo», che «teniate vive delle “utopie”, ma che sappiate creare “altri luoghi”, dove si viva la logica evangelica del dono, della fraternità, dell’accoglienza della diversità, dell’amore reciproco. Monasteri, comunità, centri di spiritualità, cittadelle, scuole, ospedali, case-famiglia e tutti quei luoghi che la carità e la creatività carismatica hanno fatto nascere, e che ancora faranno nascere con ulteriore creatività, devono diventare sempre più il lievito per una società ispirata al Vangelo, la “città sul monte” che dice la verità e la potenza delle parole di Gesù». È una grazia — sottolineano i presuli — che «chiediamo per tutti in questo Anno della vita consacrata».
La Conferenza episcopale ricorda inoltre che nel 2015 giunge a compimento il cammino che vede la Chiesa in Italia avviata verso il 5° Convegno ecclesiale nazionale, che si celebrerà a Firenze dal 9 al 13 novembre sul tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo». Per vocazione e missione, si evidenzia, «i consacrati sono chiamati a frequentare le “periferie” e le “frontiere” dell’esistenza, dove si consumano i drammi di un’umanità smarrita e ferita. Sono proprio le persone consacrate, spesso, il volto di una Chiesa capace di prendersi cura e ridonare dignità a esistenze sfruttate e ammutolite, a relazioni congelate e spezzate, perché la persona sia rimessa al posto d’onore riservatole da Cristo. L’opera di tante persone consacrate», è l’auspicio, «diventi sempre più il segno dell’abbraccio di Dio all’uomo e aiuti la nostra Chiesa a disegnare il “nuovo umanesimo” cristiano sulla concretezza e la lungimiranza dell’amore».
L’Anno della vita consacrata non riguarda soltanto le persone consacrate ma l’intera comunità cristiana, è «una propizia occasione di rinnovamento e di verifica per i singoli Istituti così come per le diverse realtà ecclesiali», nonché di «crescita della comunione e della corresponsabilità nella missione fino agli estremi confini dell’esistenza e della terra».
L'Osservatore Romano