domenica 22 febbraio 2015

Idee chiare sui divorziati e risposati

Vescovi africani al Sinodo 2014

di Matteo Matzuzzi

Il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, conferma a Radio Vaticana l'intenzione di raccogliere più pareri possibili dalle chiese locali in vista dell'appuntamento del prossimo ottobre, secondo round della grande assise convocata dal Papa per discutere (e decidere) in fatto di morale sessuale e familiare. 
"Abbiamo chiesto la reazione da parte delle conferenze episcopali, del popolo di Dio nel mondo" in modo che "ci possano offrire qualche elemento in più" in vista del dibattito che si svolgerà in autunno nell'Aula Nuova, in Vaticano. Chi ha le idee già ben chiare su quel che dovrà essere detto in quella sede sono i vescovi africani, la cui veemente reazione critica alle proposte di Walter Kasper è stata uno degli elementi che più hanno caratterizzato il Sinodo straordinario. Il copione, da ottobre, non è cambiato, ha lasciato intendere il cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban. Francescano, considerato fino a pochi mesi fa moderatamente progressista, è stato proprio lui a raccontare durante un briefing aperto alla stampa il tentativo di una parte dei padri di far passare nel documento intermedio (e poi in quello finale) argomenti di cui poco o nulla s'era discusso o che non avevano comunque trovato positivo riscontro in aula. Nel dettaglio, Napier si riferiva ai punti più controversi della relazione intermedia (riammissione alla comunione dei divorziati risposati e apertura alle coppie formate da persone dello stesso sesso), letta dal cardinale ungherese Péter Erdo ma da lui – sempre pubblicamente – subito sconfessata. 
Qualche giorno fa, prendendo la parola al termine del Simposio delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar che s'è tenuto a Roma, il porporato sudafricano ha chiarito che per quanto riguarda la chiesa africana le priorità sono altre rispetto alla riammissione alla comunione dei divorziati risposati, posizione che pochi giorni fa è stata fatta propria anche dal patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, durante un convegno sul Sinodo cui ha partecipato pure Baldisseri: "Le nostre famiglie hanno altri problemi rispetto alle questioni presenti nelle società occidentali". Napier ha spiegato che "la prima cosa che abbiamo detto è stata sulla necessità di enfatizzare il fatto che ci sono buoni matrimoni e buone famiglie. Cerchiamo prima di tutto di essere positivi. In secondo luogo, dobbiamo domandarci come potremo garantire che la prossima generazione avrà anch'essa buoni matrimoni e buone famiglie. E' davvero necessario concentrarci sulla preparazione e sull'accompagnamento" delle coppie che si sposano. 
Il porporato non s'è sottratto alle domande circa i presunti pareri dissenzienti tra i vescovi africani, fino a oggi considerati quasi un monolite schierato per il rifiuto delle aperture teorizzate dal cardinale Kasper. In particolare, è stato citato il caso del vescovo ghanese di Accra, mons. Gabriel Palmer-Buckle, che secondo alcuni organi di stampa avrebbe rivelato di essere pronto a "votare sì" all'ammissione dei divorziati e risposati civilmente all'eucaristia. Il cardinale sudafricano ha spiegato d'aver chiesto conto a mons. Palmer-Buckle della dichiarazione, e questi ha minimizzato il tutto: "Stavo parlando in modo generico, e la mia risposta è stata che in situazioni come questa bisogna procedere caso per caso. Non si può fare una dichiarazione generale in cui si stabilisce di dare la comunione a persone divorziate e risposate, e così via". Napier ha aggiunto che è ferma intenzione dei vescovi africani evitare "distrazioni in problemi come questo senza che prima si sia guardato a ciò che c'è di positivo e a come rafforzare la chiesa attraverso i buoni matrimoni e le buone famiglie".
Quanto al questionario da qualche tempo inviato alle diocesi di tutto il mondo, le conferenze episcopali africane hanno deciso di suddividerlo, "per semplificarlo", in cinque aree funzionali. Da rilevare che la prima riguarda la preparazione e l'accompagnamento delle coppie, avendo come riferimento la Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II. La seconda e la quarta sono dedicate alle situazioni in cui il matrimonio si rompe (procedure di nullità, intervento dei sacerdoti...), la terza affronta il tema della convivenza e la quinta raggruppa i casi di – per dirla con il cardinale Christoph Schönborn – famiglie patchwork (genitori single, figli di genitori diversi riuniti in un unico nucleo familiare). Da qui, ha ribadito l'arcivescovo di Durban, si deve partire.

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Permanere nella verità
Non sparate sull'editore (ortodosso)
di Lorenzo Bertocchi
Chi ha incastrato Roger Rabbit? L'enigma, che risale ad un cartoon di qualche anno fa, oggi potrebbe riguardare un editore. 
La storia comincia con la pubblicazione, 5 mesi fa, del libroPermanere nella verità di Cristo. Matrimonio e comunione nella Chiesa Cattolica. L'editore senese Cantagalli stampa il testo con gli interventi dei cardinali Walter Brandmüller, Carlo Caffarra, Velasio De Paolis, Raymond Leo Burke e Gerhard Ludwig Müller, insieme a loro intervengono altri quattro studiosi. Il libro esce anche negli Stati Uniti praticamente in contemporanea.
Il testo, non è un mistero per nessuno, si oppone in modo articolato alle tesi che un altro cardinale, Kasper, aveva sostenuto nel famoso concistoro del febbraio 2014 in vista del sinodo straordinario sulla famiglia. In particolare, come disse p. Robert Dodaro OSA, curatore del testo, «la soluzione “misericordiosa” al divorzio sostenuta dal cardinale Kasper non è sconosciuta nella Chiesa antica, ma di fatto nessuno degli autori giunti a noi e che noi consideriamo autorevoli la difende. Anzi, quando la accennano, è piuttosto per condannarla come contraria alla Scrittura». Da questo punto di vista l'accesso all'eucaristia ai divorziati risposati non è possibile a meno che la coppia non pratichi la continenza. Questa la tesi principale contenuta nel testo.
Fin da subito il libro ha trovato accesi oppositori. E fin qui nulla di male, anzi è parte di un confronto che lo stesso Papa ha più volte richiesto per evitare che il Sinodo rimanesse ingessato. Ma ultimamente il giallo si è arricchito di un nuovo capitolo. Lo storico Alberto Melloni sul Corriere Fiorentino, mentre recensiva un altro testo edito da Cantagalli, si è lanciato in una interessantissima ipotesi: che l'editore si fosse prestato a fare da base operativa per un vero e proprio tentativo di fronda fra porpore. Anzi, per essere più precisi Melloni scrive che «la casa editrice, con la copertura del cardinale Muller, il prefetto della dottrina della fede, aveva tentato con buona o mala fede lo sa solo Dio (...) di ordire un complotto contro il papa e contro il sinodo per dire a poche ore dal suo inizio che sulle cose che Francesco voleva discutere non si doveva discutere». 
La trama si fa interessante, anche se non è nuovissima. Dunque, secondo Melloni, abbiamo 5 cardinali, con la guida del cardinale prefetto della Dottrina della Fede, che “complottano” utilizzando come base operativa una casa editrice. Roba forte, ma, visto il tempo trascorso, e quanto accaduto al Sinodo, fa sorridere lo svelamento delle trame nebulose a scoppio ritardato. 
Tuttavia qualcosa merita di essere approfondito. Il libro, che è un successo, offre un contributo per favorire il dibattito. Invece, il cardinale Kasper, intervistato su Vatican Insider, fin da subito si era mostrato “sopreso” della “situazione inedita” che si era venuta a creare con la pubblicazione del libro. E sottolineava, con scarsa eleganza, che lui aveva concordato tutto con il Papa, «era d'accordo. Loro sanno [i 5 cardinali] che non ho fatto da me queste cose. Ho concordato con il Papa, ho parlato due volte con lui. Si è mostrato contento». 
Curioso. Perché non risulta che i 5 cardinali (e altri studiosi) si scaglino contro il Papa, ma espongono semplicemente le loro tesi su di un tema per cui la discussione, tra l'altro, non si è ancora chiusa. Lo disse il Cardinale De Paolis in un'intervista al quotidiano Repubblica, dove l'intervistatore gli chiedeva conto proprio di “questa operazione” del libro. «Nessuna operazione – disse – semplicemente abbiamo voluto contribuire al confronto esprimendo il nostro parere». Tra l'altro, specificava il cardinale, si tratta di interventi nemmeno inediti, ma scritti e pronunciati ben prima che venissero pubblicati. 
Le accuse di complotto a scoppio ritardato, ma anche quelle a libro fresco di stampa, sembrano quindi assomigliare a certe accuse di “sentimenti anti-sovietici” che venivano messe in campo dal regime contro gli oppositori politici. «Voglio avere la libertà di dire come la penso, diceva il card. De Paolis, senza essere accusato di essere un complottista». Evidentemente per qualcuno non è così.
Lo stesso ovviamente vale per l'editore Cantagalli che deve poter fare il suo mestiere senza messaggi di tipo un po' mafioso. Un editore la cui serietà e professionalità è fuori discussione per chiunque conosca le sue pubblicazioni. Ma se parlare di complotto è ridicolo, le pressioni affinché il libro non uscisse ci sono state eccome. E le reazioni, ancora a 5 mesi dalla pubblicazione, mostrano che per qualcuno quel libro non s'aveva da fare. Ancor prima che il libro uscisse ci furono solerti interventi e forti pressioni per ricordare all'editore di non prestarsi a far da sponda alla fronda. Evviva il confronto franco. A una voce però. Capito Roger Rabbit?

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Dal blog SETTIMO CIELO, solo in italiano:

Divorziato, risposato, comunicante. Una testimonianza