lunedì 27 aprile 2015

Facce di bronzo

Papa Francesco con Don Davide e Don Elia

Don Elia: il Regina Coeli con il Papa è un regalo di Dio

Grande emozione ieri al Regina Coeli per i due sacerdoti che, poco dopo l’ordinazione, insieme a Papa Francesco hanno benedetto i pellegrini in Piazza San Pietro. Don Davide Maria Tisato e don Elia Del Prete hanno entrambi studiato al seminario “Redemptoris Mater” di Roma.  Don Elia Del Prete, 30 anni, da tempo impegnato nella pastorale per le persone sorde e che racconta così quanto accaduto ieri: 
R. - La giornata di ieri è stata carica di emozioni: un susseguirsi di doni, di grazie, di regali da parte di Dio. Le emozioni delle ordinazioni sono state uniche. Questo regalo di Dio - poter stare con il Santo Padre accanto a lui nella recita del Regina Caeli - è stato una sorpresa anche per me, perché parlando con don Davide - l’altro nuovo sacerdote - ci siamo comunicati questo desiderio. Il Santo Padre ci ha stupito, che ci abbia concesso questo momento con tutta serenità. Ovviamente le emozioni in quel momento erano fortissime, ero quasi stordito. Però alla fine ho visto questo come un regalo da parte di Dio. Poi la benedizione finale è stata una sorpresa, come avete visto anche dal video: il Papa ce l’ha comunicata al momento. È stato tutto un regalo di Dio, uno dopo l’altro.
D. - C’è una frase particolare, un pensiero, che Papa Francesco ti ha comunicato e che per te è estremamente importante tenere nel tuo cuore?
R. - Mi ha colpito come il Santo Padre non lasci nulla per scontato, ma vede sempre con un occhio di fede gli eventi. Infatti quando ci stavamo avviando verso la stanza da dove si affaccia, mentre lo ringraziavamo per questo regalo che ci stava facendo, ci ha detto, con molta sincerità, che questo atteggiamento di insistenza che abbiamo avuto nel chiedere questo regalo, dobbiamo aver anche con il Signore: essere insistenti anche con Dio.
D. - Nel corso dell’omelia Papa Francesco vi ha dato veramente molti consigli utili: sul battesimo, su come fare le omelie … Ce ne è uno in particolare che ti ha colpito?
R. - Più di uno. Il primo è stato quello di essere sempre strumenti della misericordia anche in riferimento alla Confessione che non deve essere un luogo carico di moralismo o di legge, ma un luogo di verità e di misericordia.  Il secondo è quello che riguarda la vanità, la battaglia più grande per un sacerdote. Spero che il Signore mi conceda la grazia di non cadere mai nella vanità.
D. - Elia, come è nata la tua vocazione, la tua chiamata?
R. - Grazie a Dio sono nato in una famiglia cattolica, praticante, che fa parte del cammino neocatecumenale. Come tutti i ragazzi, quando ero adolescente, avevo i miei progetti: sposarmi, lavorare con mio padre - per questo avevo preso la facoltà di architettura - avere una famiglia numerosa, servire la Chiesa, però sempre con un mio ideale basso di vita in modo tale che io potessi controllarlo e gestirlo senza faticare troppo. Di fatto, pensavo di realizzare questo, anzi addirittura durante l’adolescenza - se posso essere sincero - pensavo che la vocazione sacerdotale fosse una vocazione di “serie B”, cioè per quelli che non riescono nella vita, per quelli che vengono scartati,  per quelli che non vuole nessuno o quelli che non si fidanzano. Il Signore ha fatto veramente grandi cose nella mia vita e mi è venuto a trovare in un momento difficile come fa sempre il Signore, che ci viene a trovare nella sofferenza. Dio mi ha portato nel deserto per poter parlare al mio cuore. Quindi ho visto come il Signore mi stava chiamando ad essere suo amico, cioè ad un’intimità particolare. All’inizio è stato un po’ come dire: “Vediamo che sai fare”, e gli ho lasciato questo piccolo spazio. Poi il Signore ha fatto miracoli: otto anni di seminario, un anno e mezzo di missione in Francia … tutto gratuitamente e gratuitamente mi ha ricostruito come persona, mi ha ridato una spina dorsale, la felicità, cosa che prima non avevo.
D. - Che sacerdote vuoi essere?
R. - Questo lo sa solo Dio! Ciò che io desidero è che mi possa consumare, che possa spendermi completamente per Dio, per la salvezza delle anime, che io possa donare la mia vita perché molti cuori siano svelati e possano ritornare a lui; consumarmi, spendermi fino all’ultima goccia, arrivare la sera a casa veramente stanco perché mi sono speso e donato completamente per gli altri, perché lì ricevo la vita da parte di Dio. Radio Vaticana
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Papa Francesco e i 2 neo sacerdoti Redemptoris Mater. Parole e retroscena di una storia incredibile

da Romagiornale.it – di Filippo Savarese
Chi ha la missione di guida nella Chiesa è chiamato ad assumere non la mentalità del manager ma quella del servo, a imitazione di Gesù che, spogliando sé stesso, ci ha salvati con la sua misericordia. A questo stile di vita pastorale di Buon pastore sono chiamati anche i nuovi sacerdoti della diocesi di Roma, che ho avuto la gioia di ordinare questa mattina nella Basilica di San Pietro. E due di loro si affacceranno per ringraziarvi delle vostre preghiere e per salutarvi”.
Con queste parole ieri Papa Francesco ha presentato ai 50mila fedeli presenti in piazza San Pietro per la recita del Regina Coeli (che sostituisce l’Angelus da Pasqua a Pentecoste) due giovani da lui appena ordinati sacerdoti in Basilica insieme ad altri 17 nuovi preti.
È la prima volta nella storia che un Papa invita due sacerdoti appena ordinati ad affacciarsi con lui alla finestra più famosa di Roma. L’Ansa l’ha definita infatti una “iniziativa senza precedenti”, e anche i media e i commentatori hanno posto attenzione all’inedito fatto. Come mai questa novità?RomaGiornale è in grado di “svelare” il gustosissimo retroscena, tutt’altro che pianificato e tutto in pieno stile “francescano”.
Sono le 11:30 del 26 aprile, “domenica del Buon Pastore”, e nella Basilica di San Pietro è appena terminata la Messa di ordinazione sacerdotale di 19 seminaristi per mano di Papa Francesco. I nuovi preti, il Papa e i concelebranti si trovano in sagrestia per lo scambio dei saluti, degli auguri e degli ultimi consigli da parte del Papa. Quanto Francesco fa per lasciare la sagrestia, uno dei neo-sacerdoti, don Davide, gli si accosta con discrezione e si getta d’impeto in una richiesta al limite della sfacciataggine: “Santità, farebbe il regalo a due di noi di poterla accompagnare al Palazzo Apostolico per la recita del Regina Coeli?”. Il Papa lo guarda un po’ spiazzato, ma la risposta pragmatica è delle sue: “Sì, se c’è posto in macchina. Però dovete sbrigarvi a cambiarvi già che siete ancora con i paramenti”.



In men che non si dica don Davide e il confratello don Elia (formati al Seminario Diocesano “Redemptoris Mater” del Cammino Neocatecumenale) salutano e benedicono amici e conoscenti e sono subito in macchina con il segretario del Papa, mons. Georg Geinswein, diretti dalla Basilica al Palazzo Apostolico. Giunti all’ascensore che porta ai piani superiori i due trovano il Papa ad aspettarli; lo invitano senz’altro ad entrare per primo ma lui fa altrettanto, e chiaramente vale più l’invito del Papa. I due preti si ritrovano in un piccolo ascensore stretti tra il Papa e il suo segretario. È proprio Francesco a rompere il silenzio: “Certo che voi avete una faccia…”. “Una faccia tosta, Santità”, conclude don Davide. “Eh si, proprio una faccia tosta – risponde il Papa – ma dovete avere questa insistenza nel chiedere anche con il Signore”. “Come la vedova importuna della parabola”, chiosa don Elia. “Esatto, come la vedova importuna”, conferma il Papa.
Giunti nello studio che si affaccia sulla Piazza, gli assistenti di camera passano al Papa da bere, e lui gira il proprio bicchiere anche ai due preti, che bevono sempre più increduli per quello che stanno vivendo. Il Papa ripassa il testo che dovrà leggere dalla finestra e impartisce inaspettate disposizioni a don Davide e don Elia: “Allora, quando leggo questo pezzo qui, voi vi mettete accanto a me e recitiamo insieme la preghiera”. I preti trascorrono i minuti del discorso che precede la preghiera chiedendosi come sia meglio tenere giunte le mani, ma anche meditando in cuor loro per prepararsi a quel momento così speciale.
Arrivano le parole del Papa per i due sacerdoti, che si affacciano col cuore in gola sulla Piazza piena di bandiere e striscioni. Alla fine della recita, al momento della benedizione, il Papa si accosta verso don Davide e gli dice: “Adesso benedite anche voi”. Per i due neo-sacerdoti è l’apice dell’emozione: non sono preti che da un’ora scarsa e si ritrovano, per aver avuto un istantaneo guizzo di coraggio, a benedire solennemente una folla di 50mila fedeli col Santo Padre dal Palazzo Apostolico.
Ritornati alla Casa Santa Marta il Papa saluta di nuovo i due nuovi sacerdoti e si informa su come continueranno la giornata. Don Davide è quasi tentato di capire se dall’interessamento del Papa sarebbe possibile carpire un invito alla sua tavola, ma si ricorda della famiglia, degli amici e dei parenti che lo aspettano in piazza per festeggiare con lui e non osa oltre. Per quel giorno le emozioni bastano già a rimanere indelebili per il resto della vita.

Ecco il video completo del momento in cui i due neo sacerdoti si affacciano con Papa Francesco per la recita del Regina Coeli: