mercoledì 27 maggio 2015

Il cielo cupo d'Irlanda



Non solo una sconfitta dei principi cristiani, ma anche una sconfitta per l’umanità.  Il segretario di Stato vaticano, il card. Parolin, ha definito in questo modo il risultato del referendum sulle nozze gay in Irlanda. Il cardinale è intervenuto ieri sera al premio per la Dottrina Sociale della Chiesa, bandito dalla Fondazione Centesimus Annus. 
La famiglia, fondata dall’unione tra due persone di sesso diverso, va sempre  tutelata. La Chiesa ritiene, comunque, che si debba tenere conto del risultato del referendum in Irlanda. Il cardinale Pietro Parolin:
“Questi risultati mi hanno reso molto triste. Certo, come ha detto l’arcivescovo di Dublino, la Chiesa deve tenere conto di questa realtà, ma deve tenerne conto nel senso che, a mio parere, deve rafforzare proprio tutto il suo impegno e fare uno sforzo per evangelizzare anche la nostra cultura. Ed io credo che non sia soltanto una sconfitta dei principi cristiani, ma un po’ una sconfitta dell’umanità”.
Sulla vicenda dell’ambasciatore francese presso la Santa Sede, il dialogo con Parigi è ancora aperto. E poi la situazione in Grecia, con le trattative con la Troika sul rientro del debito. Il rischio è la destabilizzazione per l’intero continente?
“E’ una situazione che potrebbe portare appunto ad una certa destabilizzazione. Quindi ci auguriamo che al più presto si possa giungere ad un accordo, si possa giungere ad una soluzione”.
Durante la premiazione per le opere sulla Dottrina Sociale della Chiesa, il cardinale ha detto che la crisi attuale non è solo economica e finanziaria, ma anche antropologica. In sostanza si è creata l'idolatria del denaro, senza radici e senza un vero scopo umano, colpendo in tal modo la stessa economia e riducendo la persona al consumo e allo spreco. Dunque, bisogna sempre più legare economia e sviluppo.

E al convegno della fondazione Centesimus Annus su economia e vita sociale svoltosi in Vaticano l’Europa è stata al centro dell’attenzione:  la disoccupazione nel Vecchio Continente è all’11.3%, con punte del 25% in Grecia e del 23% in Spagna. Dunque il pericolo è di una ripresa che non porti con sé posti di lavoro. Dall’Osservatore della Santa Sede a Ginevra mons. Tomasi l’invito ad una maggiore solidarietà nei confronti della Grecia. 
La ripresa per la maggior parte dei Paesi europei e per le aree industrializzate è arrivata. Secondo il Fondo Monetario Internazionale il Pil globale dovrebbe crescere quest’anno del 3.5%. Eppure i posti di lavoro mancano. Insomma, l’economia sembra sempre meno a servizio dell’uomo, dicono dalla Fondazione Centesimus Annus. La riflessione dell'economista Enrico Giovannini:
R. - Sappiamo che una rivoluzione industriale distrugge inizialmente lavoro e magari crea lavoro in altre nuove attività. Il secondo rischio è che in un mondo globalizzato non è detto che si crei lavoro laddove questo è stato distrutto. Questo è il tema che riguarda la capacità di un Paese di essere innovatore, di essere in alto nella gamma dei prodotti, proprio per evitare di soffrire troppo della concorrenza di chi basa soltanto questa sui prezzi bassi, come per esempio i Paesi emergenti.
D. - In Italia, prendendo un po’ esempio dagli altri Paesi anglosassoni, si stanno applicando nuove normative sul lavoro: il "Jobs Act". Lei quanta fiducia ha in queste normative?
R. - In questo momento, questa normativa - anche perché è stato dato un forte incentivo fiscale - sta consentendo di trasformare i contratti a termine in contratti che si chiamano a tempo indeterminato anche se in realtà l’impresa può sempre sospenderli, ancorché pagando un’indennità al lavorare licenziato. Il punto è la struttura pubblica e non solo, anche privata, per le politiche attive del lavoro, cioè per aiutare le persone che perdono il lavoro a ritrovarlo. Par darle solo una cifra, in Germania c’è un sistema di 90 mila persone che si occupa di ritrovare lavoro alle persone che l’hanno perso; in Italia ne abbiamo circa ottomila, alcune delle quali hanno contatti a tempo determinato. Quindi va bene un certo tipo di flessibilità, ma solo nella misura in cui c’è un sostegno forte per le persone che sono in difficoltà. Questo riguarda non solo chi perde il lavoro ma anche chi è povero, magari non ha mai lavorato. Questa è la ragione per cui quando ero ministro ho molto spinto per questo reddito a un minimo condizionato e mi fa molto piacere che il Papa l’altro giorno durante l’incontro con le Acli abbia ritenuto che questa sia un’infrastruttura necessaria per una società moderna.
L’area dell’Euro è destabilizzata dalla situazione in Grecia, una crisi che per molti va governato. Di questa opinione anche mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra:
R. - Naturalmente un aspetto fondamentale dell’essere umano è anche quello di sentirsi solidale con gli altri perché è parte di quello che siamo: se noi partiamo da questa premessa, la solidarietà diventa una strategia anche politica che porta a conseguenze operative e pratiche che sono di beneficio per tutti. Quindi se c’è un Paese che ha dei problemi non è che isolandolo ci proteggiamo; ci proteggiamo partecipando ai problemi del Paese che è in crisi e aiutandolo a risolverli. Radio Vaticana

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di Mario Adinolfi

“Una sconfitta per l’umanità”

Vi devo avvertire, è necessario. Fate attenzione. Vorrei illudermi, pensare che il lettore de La Croce sia sufficientemente avvezzo ai mezzi di propaganda del maligno da riconoscerli ed evitarli. Ma so che non per tutti è così. E allora voglio lanciare un allarme. Lo faccio dopo aver letto i giornali di ieri, dopo aver partecipato ad una serie di trasmissioni televisive e radiofoniche, dopo aver respirato il clima che viene fatto circolare a forza nelle redazioni. Attenzione: in queste settimane vi racconteranno una Chiesa che non esiste. La posizione reale della Chiesa sul referendum irlandese e i matrimoni gay l’ha spiegata ufficialmente il cardinale Parolin, segretario di Stato vaticano: “Sono molto triste per quel risultato, è una sconfitta per l’umanità”. Ma i giornali raccontano una Chiesa “aperturista” sull’argomento, con l’obiettivo di far approvare il vergognoso ddl Cirinnà.
Vi diranno, lo stanno già dicendo con insistenza, che la Chiesa è dunque pronta a dare il via libera alla legge sulle unioni omosessuali equiparate al matrimonio, che legittima persino la pratica violenta e inumana dell’utero in affitto. Lo scriveranno mettendo in bocca a prelati parole che non hanno mai pronunciato. Ieri il quotidiano La Repubblica ha stampato una pagina intera raccontando una riunione di vescovi e sacerdoti provenienti da Germania, Francia e Svizzera. L’articolo era pieno zeppo di virgolettati, tutti privi di paternità, anonimi. Che però volevano affermare che la Chiesa era pronta a riconoscere le unioni gay, su questo si puntava la titolazione. Di più: all’interno del testo si trovavano virgolettati, cioè dichiarazioni presunte testuali dei prelati, in cui si metteva in discussione il celibato dei preti e ovviamente si puntava a riconoscere il diritto alla comunione per i divorziati risposati. Chi scrive è un divorziato risposato, che vive nella comunità parrocchiale accolto con amore e rispetto, mai discriminato in nessun modo. Certo, il momento eucaristico è per me doloroso, resto in fondo alla chiesa e prego. Ma ho bisogno di quel dolore, per ricordare l’errore grave compiuto in giovanissima età. E non accetterò scorciatoie, per uscire dalla condizione di peccato in cui purtroppo la vita e la mia immaturità di quasi un quarto di secolo fa mi costrinse.

Se questo è chiaro a me, semplice fedele, piccolo cristiano peccatore, di certo la dottrina è chiara a Papa, cardinali e vescovi. Il catechismo della Chiesa cattolica l’ho letto io e lo conoscono molto meglio loro. Dunque è tecnicamente impossibile per la Chiesa accettare le unioni omosessuali equiparate al matrimonio, come Repubblica e altri giornali e trasmissioni televisive vogliono far intendere commentando il cosiddetto “vento d’Irlanda”, cioè il clima mediaticamente creato dopo l’esito del referendum sul matrimonio omosessuale a Dublino e dintorni.
Chi vuole raccontare una Chiesa che subirà l’approvazione del ddl Cirinnà supinamente perché “i tempi stanno cambiando” non conosce la Chiesa, racconta una Chiesa che non esiste. Certo, la riflessione sulla Chiesa accogliente e misericordiosa è in atto, l’Anno Santo della Misericordia è stato fortemente voluto da Papa Francesco per questo. La Chiesa non rifiuta nessuno. Altra cosa però è il dibattito su soluzioni normative che rappresenterebbero il trionfo e il compimento dell’ideologia del gender, con la legittimazione persino di pratiche aberranti come quella dell’utero in affitto purché effettuata all’estero, secondo il dettato ipocrita dell’articolo 5 del ddl Cirinnà che introdurrebbe nell’ordinamento italiano l’istituto della “stepchild adoption” con due omosessuali che potrebbero così tranquillamente ordinarsi all’estero il bambino tanto desiderato, acquistarlo affittando l’utero di una donna perché loro non ne sono dotati e poi tornare in Italia dichiarandosi uno padre biologico e l’altro padre adottivo. Ma così si dichiarerebbe il falso: nessun bambino è figlio di nessuna mamma e di due papà. Il ddl Cirinnà vorrebbe legittimare questa fattispecie.
La Chiesa potrebbe mai accettare una legge siffatta? La Chiesa può davvero, come scriveva ieri Repubblica, accettare le unioni omosessuali “purché stabili”? La Chiesa vuole davvero abolire il celibato ecclesiastico e dare la comunione ai divorziati risposati? Giovanni Marcotullio nell’articolo di pagina sei spiega analiticamente ai nostri lettori perché questo non è tecnicamente neanche pensabili, le motivazioni dottrinali e di magistero che impediscono passaggi così arditi. Il mio compito è solo quello di mettervi in guardia, di spiegarvi che un’offensiva mediatica è in corso ed è la stessa dell’ottobre scorso, quella che inserì molta confusione nella discussione del sinodo sulla famiglia. I giornali, soprattutto Repubblica, provarono a far dire alla Chiesa quel che la Chiesa non può e non vuole dire. Bastò leggere il discorso conclusivo del Papa per rendersi conto che quel tipo di aspettative “progressiste” del giornale fondato da Eugenio Scalfari, da sempre sostenitore dei falsi miti di progresso che il nostro quotidiano combatte, erano rimaste tutte deluse. Così sarà anche questa volta e non ci sarà nessun “vento d’Irlanda” che potrà far negare alla Chiesa il dovere di testimoniare la verità.
Succederà altro, invece. Questo giornale ieri ha annunciato le parole di Kiko Arguello, il carismatico fondatore del Cammino neocatecumenale, che esplicitamente facevano riferimento a un nuovo family day da tenere entro l’anno. Ecco, è molto probabile che accada questo: che i cattolici insieme a tutti gli uomini di buona volontà anche non credenti che vogliono difendere la famiglia naturale e i soggetti più deboli, a partire dai bambini, si ritroveranno in piazza per far sentire la loro voce e dire no a politici che vogliono minare l’istituzione matrimoniale e trasformare i neonati in oggetti da acquistare al supermarket.
Non credete alla Chiesa raccontata dal quotidiano La Repubblica. E’ la Chiesa come loro la sognano da sempre, prona alle mode correnti da loro dettate. E’ la Chiesa come non sarà mai.
27/05/2015 La Croce quotidiano
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Bagnasco: "In Irlanda una rivoluzione, la Chiesa dialoghi con i gay, ma resta il no alle unioni civili" 
 La Repubblica 
(Paolo Rodari) Cardinale Bagnasco, l'Irlanda ha detto sì alle nozze gay. Se l'aspettava un simile risultato? --  "L'incertezza del risultato era nell'aria, per cui non si poteva escludere quello che poi è maturato, se non forse nelle sue proporzioni con un 62% degli irlandesi che ha detto sì alle nozze gay. (...)







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“Voto d’Irlanda/Paddy Agnew: Chiesa non pervenuta”, ampia intervista con lo storico corrispondente a Roma dell’ “Irish Times”
www.rossoporpora.org
 
(Giuseppe Rusconi) Ad ampio colloquio con Paddy Agnew, che da quasi trent’anni commenta da Roma per l’ ‘Irish Times’ di Dublino i fatti vaticani e italiani – Imprevista l’ampiezza del divario in favore del ‘sì’ -  Frattura intergenerazionale, meno tra città e campagna – Determinanti gli scandali degli abusi sessuali – Chiesa molto timida per evitare un nuovo crescere della rabbia – Il voto irlandese e papa Francesco. (...)





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Financial Times
(James Politi) The Irish vote to allow gay marriage marked a “defeat for humanity”, said Cardinal Pietro Parolin, the Vatican secretary of state and the Pope’s top lieutenant. The comments mark the highest-level reaction from the Catholic church to last weekend’s groundbreaking referendum.
Cardinal Parolin was reflecting the unease and dismay the Irish result had triggered within the upper reaches of the Vatican, which opposes same-sex marriage and campaigned against its approval in Ireland.