sabato 30 maggio 2015

Matrimonio: 30 casi di discriminazione




di Elisabetta Pittino

“Puniti perché credono nel matrimonio tradizionale: 30 casi” è il titolo di un pamphlet edito da Coalition for Marriage una coalizione appunto che raggruppa varie associazioni, gruppi, individui del Regno Unito che sostengono il matrimonio naturale (maschio e femmina, è meglio essere chiari) e si oppone alla sua ridefinizione. L’accesso al matrimonio omosessuale è attualmente presentato come una questione di eguaglianza e non discriminazione. In questo senso si stanno muovendo insistentemente le Istituzioni Europee, con documenti, risoluzioni, raccomandazioni. Parola d’ordine: adottare misure contro la discriminazione fondata sull’orientamento omosessuale o l’identità di genere. Le altre discriminazioni? Non sono urgenti, valgono meno. Si parla di diritti umani che devono essere garantiti e rispettati nell’intero continente. Il Consiglio d’Europa è il principale attore di questa battaglia.
Discriminazione…che brutta parola, che brutta cosa. Discriminare non si può, non si deve. Eppure anche la discriminazione non è uguale per tutti. Alcune categorie, alcune persone possono essere discriminate, altre no. Chi decide? È semplice, il più forte. Oggi il più forte, in termini di potere, sono i portatori del genderpensiero, una élite, di numero limitato, ma con grandi mezzi (non necessariamente intellettivi, creativi e culturali). I trenta casi di persone discriminate (e non sono tutti) riportati da C4M riguardano persone qualunque, discriminate perché hanno espresso il loro pensiero, il loro credo sul matrimonio visto come unione tra maschio e femmina. Ed ecco che la Ashers Baking Company, della famiglia McArthur, è stata portata in Tribunale dalla Commissione per l’Uguaglianza dell’Irlanda del Nord. L’accusa? Avere rifiutato di fare una torta a sostegno di una campagna pro-gay. Commercio libero? No. Libertà di coscienza, di pensiero? No.

Adrian Smith, manager a Manchester, è stato degradato, ha subito la riduzione del 40% dello stipendio per avere scritto che i matrimoni gay in chiesa sarebbero “una uguaglianza troppo ampia”. Quattro parole scritte nel suo tempo libero, su facebook, nella parte non visibile al pubblico. Cattivo! E se a scuola ti rifiuti di leggere un libro di fiabe che promuove l’omogenitorialità, allora può avvenire, come ad un insegnate di Londra, che non sari più insegnate, ma insegnate di sostegno. Certo la scuola voleva promuovere l’omosessualità. Sempre in Inghilterra, tutte le Agenzie di adozione cattoliche sono state obbligate a chiudere oppure ad abbandonare il loro credo. Il loro reato era dare in adozione i bambini solo a coppie “tradizionali”.
Mons. Mario Conti, mentre era Arcivescovo di Glasgow, è stato segnalato alla polizia dal parlamentare verde Patrick Harvie per avere parlato, durante una sua predica, a sostegno del matrimonio naturale. Sarah Mbuyi, un’infermiera di Londra, è stata licenziata per avere risposto negativamente alla domanda di una sua collega che le chiedeva se credeva nel matrimonio tra persone dello stesso sesso. Jean –Michel Colo, sindaco francese da oltre 30 anni, è stato citato in tribunale da una coppia gay dopo essersi rifiutato di portare avanti il loro matrimonio omosessuale. Andrew Mc Clintok, magistrato, è stato obbligato a dare le dimissioni perché non credeva che fosse nel migliore interesse dei minori affidare bambini a coppie dello stesso sesso. Fioristi, fotografi, B&B in USA e in Europa sono stati multati pesantemente (risarcimento danni) per avere rifiutato di prestare la loro opera in occasione di matrimoni omosessuali e non sanno se potranno continuare a lavorare. L’arcivescovo di York, John Sentamu, nero, ha ricevuto mail di odio con insulti razziali dopo essersi espresso contro i piani del governo del Regno Unito sulla ridefinizione del matrimonio. La dott.ssa Angela McAskill, non udente, Direttore dell’Ufficio delle Diversità presso un’Università in America, è stata sospesa per avere firmato una petizione che solo gli elettori avrebbero dovuto decidere se il ridefinire il matrimonio. David Burrowes, parlamentare, è stato minacciato, per avere affermato che la ridefinizione del matrimonio non era necessaria perché le unioni civili già davano alle coppie dello stesso sesso l’uguaglianza con le coppie sposate. E così via.
I 30 casi si possono leggere su http://c4m.org.uk/downloads/30cases.pdf
Discriminazione? Sì e pure tanta, odiosa, quella contro chi non ha un credo gender. Questi casi, che sono solo alcuni tra quelli arrivati alla ribalta delle cronache (pensiamo anche al caso Barilla, o ai recenti boicottaggi per le dichiarazioni pacate di Dolce&Gabbana; ai “Genitori preoccupati”, quei genitori tedeschi messi in prigione per non avere fatto partecipare i figli alle lezioni di gender a scuola) aprono un orizzonte su quello che sta succedendo e che succederà, non nei paesi che hanno regimi dittatoriali o simili, ma nei paesi “civilizzati”, quelli che si battono per i diritti umani.
Negli ultimi anni sono 12 i paesi europei dove si è legalizzato il matrimonio omosessuale (Olanda 2001, belgio 2003, Spagna 2005, Svezia 2009, Norvegia 2009, Portogallo 2010, Islanda 2010,Danimarca 2012, Francia, Inghilterra e Galles 2013, Lussembrugo 2014, Irlanda 2015). Nello stesso tempo sono 13 i paesi che hanno costituzionalizzato la definizione del matrimonio come strettamente eterosessuale e monogamo: Bielorussia (art. 32), Bulgaria (art. 46), Croazia (art. 62), Ungheria (art. L.1), Lettonia (art. 110), Lituania (art. 38), Moldavia (art. 48.2), Montenegro (art. 71), Polonia (art. 18), Serbia (art. 62), Slovacchia (art. 41) Ucraina (art. 51), e di recente la Macedonia.
C’è da combattere…la schiavitù è stata battuta, il nazismo è stato battuto, Pol Pot è stato battuto… lottiamo con la parola, con la libertà, con la conoscenza, con l’intelletto, con il consiglio, con la fortezza, con la scienza, con la pietà, con il Timore di Dio. Con l’Amore, non con la punizione, non con le minacce, non con la discriminazione, con la Croce che abbraccia ogni donna e ogni uomo senza discriminazione.
Non prevalebunt!
30/05/2015 La Croce quotidiano