lunedì 27 luglio 2015

Una gittata critica dall’età antica a papa Bergoglio



«Noli me tangere, au ruisseau bleu», circa 1982, collezione privata 


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Di Manlio Simonetti
Non è facile scri­vere opere sto­rio­gra­fi­che di carat­tere gene­rale, soprat­tutto alla luce dei più recenti dibat­titi sul senso, la fun­zione e i con­te­nuti della sto­ria. Tan­to­meno lo è per quanto riguarda la sto­ria del cri­stia­ne­simo, un oggetto di stu­dio quan­to­mai com­plesso, dal momento che il feno­meno cri­stiano è stato ed è, in diversi periodi ambienti società, movi­mento di con­te­sta­zione dell’esistente in nome delle esi­genze di un regno di Dio di mise­ri­cor­dia e riscatto, e, vice­versa, per lun­ghi secoli e in molte società, fat­tore di con­ser­va­zione di isti­tu­zioni e di assetti sociali; inol­tre è stato influen­zato da cul­ture diverse e ha a sua volta pla­smato pen­siero arti poli­ti­che eco­no­mie. Per que­sto una Sto­ria del cri­stia­ne­simo gene­rale deve pren­dere in carico la capa­cità mime­tica, i plu­ri­formi svi­luppi e anche le dilui­zioni su diversi ver­santi dello spe­ci­fico cri­stiano; in una parola: la sua influenza.
Per altro lo spe­ci­fico cri­stiano è anch’esso un pro­blema sto­rio­gra­fico, se non il pro­blema per eccel­lenza: qual è e dove col­lo­carlo, al di là del fascino e della riso­nanza della figura di Gesù di Nazaret?
Quanto appena detto costi­tui­sce l’intento di fondo, cui cor­ri­sponde una buona riu­scita, della nuova Sto­ria del cri­stia­ne­simo in quat­tro volumi pub­bli­cata con bella veste edi­to­riale dalla casa edi­trice Carocci, sotto la dire­zione scien­ti­fica gene­rale di Ema­nuela Prin­zi­valli, che ha curato anche il primo volume, dedi­cato all’età antica (secoli I-VII), men­tre i seguenti, con­sa­crati all’età medie­vale (secoli VIII-XV), moderna (secoli XVI-XVIII) e con­tem­po­ra­nea (secoli XIX-XXI), sono curati rispet­ti­va­mente da Marina Bene­detti, Vin­cenzo Lave­nia, Gio­vanni Vian (I volume, pp. 489, euro 44; II, pp. 477, euro 43; III, pp. 521, euro 46; IV, pp. 502, euro 44).
Nella pagina limi­nare Prin­zi­valli, dopo aver rile­vato le tante novità di carat­tere poli­tico sociale eco­no­mico che carat­te­riz­zano il mondo attuale rispetto ad anni anche non molto lon­tani, con ovvia par­ti­co­lare atten­zione all’interesse che suscita oggi il fatto reli­gioso, rileva che «que­sto rin­no­vato inte­resse, in un’epoca che rischia di anco­rarsi al momento pre­sente e non distin­guere l’opinione dalla cono­scenza fon­data sull’analisi cri­tica, ha estremo biso­gno dello sguardo lungo della sto­ria, dell’interpretazione degli eventi e di una trat­ta­zione che con chia­rezza espo­si­tiva ne resti­tui­sca, per quanto pos­si­bile, la complessità».
Da que­sta dichia­ra­zione pro­gram­ma­tica rica­viamo le due diret­trici fon­da­men­tali che hanno fis­sato la fisio­no­mia gene­rale dell’impresa: chia­rezza espo­si­tiva e ana­lisi cri­tica. La chia­rezza espo­si­tiva non era facile da rea­liz­zare in un’opera la cui trat­ta­zione, per evi­denti motivi di oppor­tu­nità, è stata fra­zio­nata tra tante mani: ad esem­pio, ben quin­dici, rag­grup­pati in tre parti, sono i con­tri­buti che costi­tui­scono il primo volume, quello dedi­cato all’età antica (secoli I-VII), e più o meno la stessa sud­di­vi­sione carat­te­rizza gli altri tre volumi. Ben si sa quanto sia dif­fi­cile rea­liz­zare l’omogeneità in un’opera scritta a più mani, e la prima a sca­pi­tare per la man­canza di omo­ge­neità è neces­sa­ria­mente la chia­rezza. Il fatto che tutti e quat­tro i volumi si fac­ciano leg­gere age­vol­mente e con sciol­tezza sta a signi­fi­care non sol­tanto una ade­guata e ben pro­gram­mata impo­sta­zione di base, ma soprat­tutto l’attento lavoro dei curatori.
Quanto all’impostazione cri­tica che ha pre­sie­duto alla rea­liz­za­zione dell’opera, pren­diamo come spe­ci­men, con rife­ri­mento alle inti­to­la­zioni, le tre parti in cui sono stati rag­grup­pati e ripar­titi i quin­dici con­tri­buti che costi­tui­scono il primo volume: a un titolo piut­to­sto ovvio in quanto ine­vi­ta­bile, Come nasce il cri­stia­ne­simo, fanno seguito quelli della seconda parte, che rag­gruppa ben sette con­tri­buti, Cri­stia­ne­simo, società, isti­tu­zioni, e della terza, Culto, ideali di san­tità, luo­ghi di devo­zione. Bastano que­sti tre titoli, senza neces­sità di det­ta­gliare più minu­ta­mente, per capire che l’impostazione gene­rale di quest’opera pri­vi­le­gia, quasi alla maniera fran­cese della scuola delle Anna­les, la sto­ria sociale e la pro­spet­tiva inter­di­sci­pli­nare rispetto a quella cosid­detta eve­ne­men­ziale, cioè la suc­ces­sione dei fatti. L’attenzione alle grandi que­stioni sto­rio­gra­fi­che, già pre­sente nel primo volume, si con­ferma e si amplia nei volumi secondo e terzo, che riguar­dano secoli nei quali il cri­stia­ne­simo pla­sma lar­ga­mente la società e le isti­tu­zioni. Per­ciò è tanto più signi­fi­ca­tivo, nel secondo volume, l’intento costante di mostrare i tratti più cri­stia­na­mente, direi evan­ge­li­ca­mente, pre­gnanti, nell’affrontare temi, pro­blemi e per­so­naggi (tra i quali Fran­ce­sco d’Assisi e Val­de­sio di Lione). La pecu­lia­rità del terzo volume mi sem­bra essere lo sguardo glo­bale, che non tra­scura i con­tatti, le con­ta­mi­na­zioni e gli scon­tri tra cri­stia­ne­simo e altre reli­gioni monoteiste.
Si è detto sopra circa la pro­spet­tiva di metodo adot­tata nei volumi. Ovvia­mente i fatti non man­cano, pur qual­che volta ridotti al minimo. Ma va evi­den­ziato il gua­da­gno rea­liz­zato con la pre­senza di tema­ti­che che non ave­vano finora tro­vato spa­zio in opere ana­lo­ghe, eppure sono essen­ziali per com­pren­dere arti­co­la­zioni e per­va­si­vità del feno­meno cri­stiano; nel primo volume l’ampia disa­mina sull’evoluzione della litur­gia, sui modelli di san­tità (indi­pen­den­te­mente dalla trat­ta­zione, a parte, sul mona­che­simo), sulle forme e sui luo­ghi di culto, le pagine dedi­cate a ora­lità e scrit­tura e alle tra­di­zioni patri­sti­che. Nel secondo e nel terzo volume si con­sa­crano capi­toli all’arte cri­stiana nelle sue diverse arti­co­la­zioni; ancora, nel secondo, si nota l’interesse per la cul­tura, la scuola, il diritto (tema­tica fon­da­men­tale per capire lo svi­luppo della Chiesa in occi­dente); nel terzo abbiamo capi­toli sui pro­cessi di disci­pli­na­mento del corpo, della coscienza, della poli­tica, sull’uso del denaro, sul rap­porto fra scienze della natura e teo­lo­gia, sulla cul­tura let­te­ra­ria, quest’ultimo attento a non tra­scu­rare un argo­mento spe­ci­fico ma di grande peso esegetico-dottrinale come le riscrit­ture della Genesi. Quanto al quarto volume, il suo spin­gersi fino all’oggi ne fa neces­sa­ria­mente un’opera per buona parte nuova.
Qual­che carenza nell’esposizione dei fatti era, di con­se­guenza, ine­vi­ta­bile: nel primo volume è ridotta a meno che al minimo la trat­ta­zione di un argo­mento fon­da­men­tale come quello dell’arianesimo; nel secondo si parla molto delle cro­ciate a livello di ideo­lo­gia ma è insuf­fi­ciente il rac­conto del loro sin­golo svol­gi­mento. Nel terzo volume non ho riscon­trato il nome di Riche­lieu: con­si­de­rato che la guerra dei Trent’anni si con­cluse in modo da sal­va­guar­dare l’esistenza dei pro­te­stanti in Ger­ma­nia sol­tanto per­ché, verso la fine, la Fran­cia entrò diret­ta­mente in guerra per risol­le­vare la peri­co­lante situa­zione di quelli a disca­pito dell’Impero e della Spa­gna, la carenza va sot­to­li­neata. Nel quarto volume mi pare che non venga ade­gua­ta­mente sot­to­li­neato come la vio­lenza indi­scri­mi­nata della rea­zione al moder­ni­smo abbia fatto pre­ci­pi­tare la cul­tura cat­to­lica in un ghetto di emar­gi­na­zione dal quale solo stu­diosi laici, o qual­che eccle­sia­stico for­mato nelle uni­ver­sità sta­tali, cer­cano tut­tora fati­co­sa­mente di farla emergere.
La scan­sione cro­no­lo­gica è di tipo tra­di­zio­nale: le spe­re­qua­zioni (mille anni per il medioevo, due­cento per l’epoca moderna e quella con­tem­po­ra­nea) si spie­gano in quanto i vari periodi nei quali si ripar­ti­sce la sto­ria del cri­stia­ne­simo sono carat­te­riz­zati come tali dalla varia fisio­no­mia che que­sta sto­ria ha assunto col tra­scor­rere dei secoli, dai quasi mille anni della chiesa medie­vale – arbi­tra di fatto delle sorti dell’Europa in quel lungo periodo di tempo –, alla messa in que­stione al tempo del Rina­sci­mento e della Riforma, fino alla seco­la­riz­za­zione da una parte e alla glo­ba­liz­za­zione dall’altra, tipi­che del nostro tempo. In effetti la trat­ta­zione si spinge fino a ben dopo il con­ci­lio Vati­cano II, fino all’ecumenismo del secolo XXI e a papa Bergoglio.
In altri tempi si con­si­gliava, addi­rit­tura si pre­scri­veva, di non spin­gere la rico­stru­zione troppo verso il pre­sente, stante l’esigenza di una «giu­sta» distanza con­si­de­rata indi­spen­sa­bile al fine di una valu­ta­zione cri­tica, cioè sto­rica e non mera­mente cro­na­chi­stica, dei fatti più recenti. Que­sta esi­genza sem­bra ormai da tempo tra­mon­tata, in un mondo in cui il pre­sente si impone sem­pre di più, e basta il tra­scor­rere di pochi anni per rele­gare i fatti pas­sati in un limbo acro­nico, per cui è gio­co­forza ade­guarsi. A que­sto pro­po­sito, comun­que, vor­rei rile­vare che l’aver pri­vi­le­giato una pro­spet­tiva di sto­ria sociale, dot­tri­nale e delle insti­tu­zioni rispetto a quella degli eventi ha indub­bia­mente gio­vato in modo par­ti­co­lare alla trat­ta­zione dell’ultimo volume, in quanto ha per­messo una visione glo­bale delle pro­ble­ma­ti­che attuali a livello anche di teo­ria, senza ecces­sivi fra­zio­na­menti cro­na­chi­stici. E anche per i pre­ce­denti volumi, ha per­messo di cogliere al meglio l’interazione delle isti­tu­zioni eccle­siali, dell’elaborazione del pen­siero e delle pra­ti­che, con quelle del mondo esterno.
Vor­rei infine rile­vare con sod­di­sfa­zione che, salvo poche ecce­zioni, i col­la­bo­ra­tori, sia più sia meno gio­vani, di que­sta impe­gna­tiva ini­zia­tiva edi­to­riale sono ita­liani, pro­po­nen­doci quindi un elo­quente spe­ci­men dell’alto grado di effi­cienza che gli studi sto­rici da sva­riati decenni hanno rag­giunto nel nostro paese pur tanto disa­strato, con punte di eccel­lenza tali da qua­li­fi­carli a livello molto alto in ambito internazionale.
Il Manifesto