mercoledì 30 settembre 2015

L'ABBRACCIO DEL PAPA ALLA VIA STRETTA


Il Papa negli Usa ha incontrato l'impiegata anti-gay. "Mi ha ringraziato per il mio coraggio"

di Mario Adinolfi
Papa Francesco ha incontrato Kim Davis, la funzionaria statunitense che per farsi obiettore di coscienza rispetto alla sentenza della Corte Suprema americana sui matrimoni gay ha pagato con il carcere. Il potere che lo Stato ha nei confronti di un funzionario pubblico peraltro eletto consentiva di sospenderla, rimuoverla, persino di licenziarla con un classica procedura di impeachement che è stata usata addirittura contro un presidente degli Stati Uniti, figuriamoci contro una oscura piccola funzionaria. Ma no. Il potere ha deciso di punire Kim Davis in maniera esemplare, abbiamo scritto su La Croce "con una logica maoista": colpirne una per educarne cento. Il Papa, senza clamore, ha dato la sua risposta a quel potere. E ha detto a Kim Davis, dopo averle donato due rosari: "Resisti". L'incontro si è concluso con un abbraccio e la donna in lacrime.
I mass media "progressisti", scandalizzati da cotanta sfrontatezza di Papa Francesco, hanno subito storto il naso. Si sa che questo Pontefice piace loro solo quando possono strumentalizzarlo. Quella Kim Davis lì, poi, l'avevano irrisa, avevano scavato nel suo privato, tirato fuori i suoi divorzi e i suoi figli da più partners. Si sa, nessuno è più moralista di chi non ha nessuna morale. Ma il Papa non è moralista. Il Papa è il Vicario di Cristo, che non a caso ha indicato nei suoi discorsi americani "la samaritana con i suoi cinque non mariti e Zaccheo il ladro" come coloro a cui far annunciare la verità. Il cristianesimo è scandalo esso stesso, così denso di puttane e pubblicani da essere sconveniente da portare in società. Il cristianesimo è una via stretta, non è la comoda strada del politically correct di Repubblica e Corriere della Sera. L'abbraccio del Papa a Kim Davis è l'abbraccio alla via stretta.
In realtà se i giornali volevano parole chiare, al di là dell'incontro riservato con l'obiettrice di coscienza, Papa Francesco ne aveva pronunciate di nettissime nella conferenza stampa sul volo di ritorno verso Roma già passata alla storia come quella su "Marino l'imbucato". Troppo attenti però alle questioni del cortile italico, i giornalisti nostrani si erano persi un lungo passaggio del Pontefice che testualmente recitava così, a chi gli chiedeva lumi proprio sul caso Kim Davis, senza nominarla: "Non posso avere in mente tutti i casi specifici, ma posso dire che l’obiezione di coscienza è un diritto. E se a una persona non si permette di fare l’obiezione di coscienza, gli si nega un diritto. In ogni struttura giudiziaria deve entrare l’obiezione di coscienza, perché è un diritto umano. Altrimenti, finiamo nella selezione dei diritti: questo è un diritto di qualità, questo no. Sempre mi ha commosso quando da ragazzo ho letto parecchie volte la Chanson de Roland, che descrive la scena dei maomettani in fila davanti al fonte battesimale o alla spada. Dovevano scegliere, non era loro permessa l’obiezione di coscienza. È un diritto umano: un funzionario di governo è una persona umana e ha quel diritto".
Cosa doveva dire di più Papa Francesco? Cosa doveva fare di più? Queste parole, questo abbraccio, confortano anche noi sulla via stretta che abbiamo scelto come linea editoriale. Avremmo potuto anche noi fare i corifei del "Papa comunista", per compiacere le letture mondane della pastorale di questo pontificato, per fare la comoda eco alle interpretazioni di Repubblica. Oppure avremmo potuto fare gli antipapisti, altra autostrada anche commercialmente proficua aperta da coloro che vedono Francesco sbagliare sempre e comunque, descrivendolo come un usurpatore. Su La Croce fin dal primo giorno abbiamo scelto di non percorrere nessuna di queste due strade larghe e comode. La nostra via stretta è stata: stiamo con Pietro, senza se e senza ma, leggendo con completezza le sue parole e raccontando con completezza i suoi atti. Mettendo in luce quelle parole che tutti gli altri media occultano. Come queste sul diritto all'obiezione di coscienza, totalmente chiare, che dicono anche di più del fisico abbraccio a Kim Davis.
Francesco ci indica la via di una Chiesa unita, che tiene insieme chi sembra distante ma non lo è, lo tiene insieme in un unico abbraccio. I mass media vogliono una Chiesa divisa, vogliono che i cattolici si guardino l'un l'altro ringhiando, inventano partiti "progressisti" e "conservatori" secondo schemi che sono i loro, non della Chiesa. Questa attività diventerà parossistica durante il sinodo sulla famiglia che si apre tra pochi giorni. Non cadiamo in questa provocazione, scegliamo ancora una volta la via stretta, quella dell'unità senza inutili polemiche. Pregheremo insieme in San Pietro alla veglia delle famiglie il 3 ottobre e da lì partiranno tre settimane di riflessioni tra fratelli che prevedono anche divergenze d'opinione, ci mancherebbe, ma non devono mai sfociare in meccanismi di delegittimazione. Uniti a Gesù e a quell'uomo vestito di bianco che ne è il rappresentante in terra, questo siamo, non dimentichiamolo mai, non dimentichiamolo in questi giorni difficili in cui come ossessi proveranno a dividerci. E invece staremo insieme, sulla via stretta. Lasciamo agli altri le autostrade del pensiero debole, della debole forza di un potere prepotente e privo di morale, quindi moralista.