domenica 27 settembre 2015

Parole a braccio di Papa Francesco alle famiglie, ieri sera, durante la Veglia di preghiera. Trascrizione ufficiale


Parole a braccio di Papa Francesco alle famiglie, ieri sera, durante la Veglia di preghiera. Trascrizione ufficiale 
 vatican.va 

Cari fratelli e sorelle, care famiglie!
Grazie a coloro che hanno dato testimonianza. Grazie a coloro che ci hanno rallegrato con l’arte, con la bellezza, che la via per arrivare a Dio. La bellezza ci porta a Dio. E una testimonianza vera ci porta a Dio perché Dio è anche la verità. E’ la bellezza ed è la verità. E una testimonianza data come servizio è buona, ci rende buoni, perché Dio è bontà. Ci porta a Dio. Tutto ciò che è buono, vero e bello ci porta a Dio. Perché Dio è buono, Dio è bello, Dio è verità.
Grazie a tutti. A quelli che ci hanno dato un messaggio qui e alla vostra presenza, che pure è una testimonianza. Una vera testimonianza che vale la pena la vita in famiglia. Che una società cresce forte, cresce buona, cresce bella e cresce vera se si edifica sulla base della famiglia.
Una volta, un bambino mi ha chiesto – voi sapete che i bambini chiedono cose difficili – mi ha chiesto: “Padre, che cosa faceva Dio prima di creare il mondo?”. Vi assicuro che ho fatto fatica a rispondere. E gli ho detto quello che dico adesso a voi: prima di creare il mondo Dio amava, perché Dio è amore; ma era tale l’amore che aveva in sé stesso, l’amore tra il Padre e il Figlio, nello Spirito Santo, era così grande, così traboccante – questo non so se è molto teologico, ma potete capirlo – era così grande che non poteva essere egoista; doveva uscire da sé stesso per avere qualcuno da amare fuori di sé. E allora Dio ha creato il mondo. Allora Dio ha creato questa meraviglia in cui viviamo; e che, dato che siamo un po’ stupidi, stiamo distruggendo. Ma la cosa più bella che ha fatto Dio – dice la Bibbia – è la famiglia. Ha creato l’uomo e la donna. E ha affidato loro tutto. Ha consegnato loro il mondo: “Crescete, moltiplicatevi, coltivate la terra, fatela produrre, fatela crescere”. Tutto l’amore che ha realizzato in questa creazione meravigliosa l’ha affidato a una famiglia.
Torniamo un po’ indietro. Tutto l’amore che Dio ha in sé, tutta la bellezza che Dio ha in sé, tutta la verità che Dio ha in sé, la consegna alla famiglia. E una famiglia è veramente famiglia quando è capace di aprire le braccia e accogliere tutto questo amore. Certamente il paradiso terrestre non sta più qui, la vita ha i suoi problemi, gli uomini, per l’astuzia del demonio, hanno imparato a dividersi. E tutto quell’amore che Dio ci ha dato, quasi si perde. E in poco tempo, al primo crimine, al primo fratricidio. Un fratello uccide l’altro fratello: la guerra. L’amore, la bellezza e la verità di Dio, e la distruzione della guerra. E tra queste due posizioni camminiamo noi oggi. Sta a noi scegliere, sta a noi decidere la strada da seguire.
Ma torniamo indietro. Quando l’uomo e sua moglie hanno sbagliato e si sono allontanati da Dio, Dio non li ha lasciati soli. Tanto era l’amore. Tanto era l’amore che ha incominciato a camminare con l’umanità, ha incominciato a camminare con il suo popolo, finché giunse il momento maturo e diede il segno più grande del suo amore: il suo Figlio. E suo Figlio dove lo ha mandato? In un palazzo? In una città? A fare un’impresa? L’ha mandato in una famiglia. Dio è entrato nel mondo in una famiglia. E ha potuto farlo perché quella famiglia era una famiglia che aveva il cuore aperto all’amore, aveva le porta aperte. Pensiamo a Maria ragazza. Non poteva crederci: “Come può accadere questo?”. E quando le spiegarono, obbedì. Pensiamo a Giuseppe, pieno di aspettative di formare una famiglia, e si trova con questa sorpresa che non capisce. Accetta, obbedisce. E nell’obbedienza d’amore di questa donna, Maria, e di quest’uomo, Giuseppe, si forma una famiglia in cui viene Dio. Dio bussa sempre alle porte dei cuori. Gli piace farlo. Gli viene da dentro. Ma sapete quello che gli piace di più? Bussare alle porte delle famiglie. E trovare le famiglie unite, trovare le famiglie che si vogliono bene, trovare le famiglie che fanno crescere i figli e li educano, e che li portano avanti, e che creano una società di bontà, di verità e di bellezza.
Siamo alla festa delle famiglie. La famiglia ha la carta di cittadinanza divina. E’ chiaro? La carta di cittadinanza che ha la famiglia l’ha data Dio perché nel suo seno crescessero sempre più la verità, l’amore e la bellezza. Certo, qualcuno di voi mi può dire: “Padre, Lei parla così perché non è sposato. In famiglia ci sono difficoltà. Nelle famiglie discutiamo. Nelle famiglie a volte volano i piatti. Nelle famiglie i figli fanno venire il mal di testa. Non parliamo delle suocere…”. Nelle famiglie sempre, sempre c’è la croce. Sempre. Perché l’amore di Dio, il Figlio di Dio ci ha aperto anche questa via. Ma nelle famiglie, dopo la croce, c’è anche la risurrezione, perché il Figlio di Dio ci ha aperto questa via. Per questo la famiglia è – scusate il termine – una fabbrica di speranza, di speranza di vita e di risurrezione, perché è Dio che ha aperto questa via.
E i figli, i figli fanno da fare. Noi come figli abbiamo dato da fare. A volte, a casa, vedo alcuni dei miei collaboratori che vengono a lavorare con le occhiaie. Hanno un bimbo di un mese, due mesi. E gli domando: “Non hai dormito?” - “No, ha pianto tutta notte”. In famiglia ci sono le difficoltà. Ma queste difficoltà si superano con l’amore. L’odio non supera nessuna difficoltà. La divisione dei cuori non supera nessuna difficoltà. Solo l’amore è capace di superare la difficoltà. L’amore è festa, l’amore è gioia, l’amore è andare avanti.
E non voglio continuare a parlare perché si fa troppo tardi, ma vorrei sottolineare due piccoli punti sulla famiglia, sui quali vorrei che si avesse una cura speciale; non solo vorrei, dobbiamo avere una cura speciale: i bambini e i nonni. I bambini e i giovani sono il futuro, sono la forza, quelli che portano avanti. Sono quelli in cui riponiamo la speranza. I nonni sono la memoria della famiglia. Sono quelli che ci hanno dato la fede, ci hanno trasmesso la fede. Avere cura dei nonni e avere cura dei bambini è la prova di amore, non so se più grande, ma direi più promettente della famiglia, perché promette il futuro. Un popolo che non sa prendersi cura dei bambini e un popolo che non sa prendersi cura dei nonni è un popolo senza futuro, perché non ha la forza e non ha la memoria per andare avanti.
Dunque, la famiglia è bella, ma costa, dà problemi. Nella famiglia a volte ci sono ostilità. Il marito litiga con la moglie, o si guardano male, o i figli con il padre… Vi do un consiglio: non finite mai la giornata senza fare pace in famiglia. In una famiglia non si può finire la giornata in guerra.
Dio vi benedica. Dio vi dia le forze, Dio vi dia il coraggio per andare avanti. Prendiamoci cura della famiglia. Difendiamo la famiglia perché lì si gioca il nostro futuro. Grazie! Dio vi benedica e pregate per me. Per favore.