mercoledì 14 ottobre 2015

Papa Francesco, gli attacchi al Sinodo e Maria


Rischio scisma? Oggi più di un’ipotesi.

di Matteo Carletti
È stato evocato, in un recente discorso tenuto a Ratisbona, proprio dal card. Gerhard Müller, Prefetto della Congregazione per la Fede. Muller ha voluto mettere in guarda, soprattutto in vista del Sinodo sulla famiglia (che il 4 ottobre ha iniziato ufficialmente i lavori) denunciando il pericolo di separazione fra dottrina e prassi religiosa. Lo ha fatto richiamando enfaticamente una tragica pagina della storia della Chiesa, che in Germania è particolarmente sentita: lo scisma protestante ad opera di Lutero del 1517. Ma Gerhard Müller non è il primo a mettere l’accento sul rischio di una separazione all’interno della Chiesa attuale. Di fatto diversi sostengono che di fatto la realtà della Chiesa si presenti già separata. Da una parte i “novatori” capeggiati da Kasper e Marx e dell’altra i difensori della Tradizione della Chiesa con in testa il card. Sarah, il card. Burke e lo stesso Müller. Se questa logica del “bipolarismo” di matrice post conciliare abbia ancora un senso lo vedremo
durante i lavori del Sinodo. Sta di fatto che le posizioni dei cardinali appena citati sono profondamente diverse circa ciò che la Chiesa deve o dovrebbe fare in merito all’accoglienza delle famiglie “non regolari” e dell’accesso alla Comunione per i divorziati risposati. Le parole del card. Marx, Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca e uno degli otto cardinali scelti da Papa Francesco per aiutarlo nel difficile compito di riorganizzare la Curia Vaticana, recentemente aveva tuonato contro Roma e il Vaticano affermando che “non siamo una filiale di Roma…Il Sinodo non può prescrivere nel dettaglio ciò che dobbiamo fare in Germania”, lasciando intendere in maniera chiara che, qualsiasi cosa esca dal Sinodo, la Germania deciderà in autonomia, almeno per quanto concerne la pastorale. Per sigillare la decisione la Conferenza Episcopale Tedesca ha pure prodotto un documento, approvato il 24 giugno 2014, dal quale emerge che in Germania già si da l’assoluzione sacramentale e la comunione eucaristica ai divorziati risposati. Sandro Magister, dal suo blog, in riferimento a tale documento così sintetizza: “I vescovi tedeschi non solo approvano che si diano l’assoluzione e la comunione ai divorziati risposati, ma anche auspicano che si benedicano in chiesa le seconde nozze civili, che si dia la comunione eucaristica anche ai coniugi non cattolici, che si riconosca la bontà dei rapporti omosessuali e delle unioni tra persone dello stesso sesso”.
Non è la prima volta che la Chiesa si trova a fronteggiare deviazioni dalla dottrina così evidenti.Purtroppo esse hanno prodotto gravi strappi e lacerazioni di cui ancora oggi si sentono gli effetti. Va pure detto, però, che i tentativi di arginare i pericoli che derivano dalle varie eresie nel corso della storia hanno, a loro volta generato, un rinnovamento e una spinta a riaffermare la Verità di sempre e a riformare la Chiesa secondo la Tradizione. Già nei primi secoli la deriva ariana rischiava di alterare radicalmente la dottrina circa la Santissima Trinità. Occorsero ben due concili, Nicea (325) e Costantinopoli (381) per porre un segno definitivo a tale eresia e dai quali venne elaborata la professione di fede del Credo. Non si parlò di scisma e di fatto non lo è stato. Ma se pensiamo al numero di cristiani che erano stati sedotti dalle false idee del prete Ario, si può immaginare come, di fatto, molti fedeli appartenessero, in fondo, ad un’altra chiesa. Intesi, invece come veri e propri scismi, sono stati quello d’Oriente, che ha investito le chiese ortodosse e quello d’Occidente generato dalle idee del monaco agostiniano Lutero. Anche in questi celebri casi, la Chiesa, pur uscendo divisa e non priva di conseguenze drammatiche, ha saputo trovare anche nella sofferenza la forza di reagire in nome della Verità. E lo ha fatto sulla base degli insegnamenti dottrinali provenienti da tutta la Tradizione. La mente corre subito a quello straordinario evento che è stato il Concilio di Trento. Non solo vennero riaffermati tutti i dogmi che la tempesta luterana aveva messo in discussione (si pensi solo al significato dei sette Sacramenti o dell’Eucarestia fino alla riaffermazione della necessità del sacerdozio), ma il principio (cattolico) secondo cui la Rivelazione di Dio, ovvero la verità della fede, non provenga solo dalla Bibbia ma da tutte quelle dottrine definite dai Padri della Chiesa e dai grandi Dottori della Scolastica medievale ed accettate dai Papi. Dai lavori dei padri conciliari Papa Pio V ricavò anche la prima vera forma organizzata di insegnamenti della Chiesa, il Catechismo della Religione Cattolica.
Recentemente è il Santo Pontefice Pio X a scontrarsi con quella che lui definisce “la sintesi di tutte le eresie” ovvero il Modernismo. E lo fa dall’alto della sua autorità dedicando un’enciclica, La Pascendi, per evidenziare come questo attacco da esterno quale era si fosse trasformato in un insidioso pericolo interno alla stessa chiesa. “I lor consigli [dei modernisti] di distruzione non li agitano costoro al di fuori della Chiesa, ma dentro di essa; ond’è che il pericolo si appiatta quasi nelle vene stesse e nelle viscere di lei, con rovina tanto più certa, quanto essi la conoscono più addentro”. È evidente che San Pio X mettesse in guardia da una pericolosa eresia che avrebbe potuto generare nei decenni a venire un ennesimo scisma. L’8 settembre 1977, pochi mesi prima di morire, Paolo VI affida le sue parole al filosofo amico Jean Guitton. E lo fa sulla base di quello che settant’anni prima aveva affermato il papa della Pascendi. “Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia“. Affermare che esista “un pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo” è, di fatto, già ammettere il rischio concreto di uno scisma. Oggi sembra che la profezia di Paolo VI sia giunta al suo epilogo. Il Sinodo sulla famiglia ha, in concreto, fatto emergere queste posizioni diametralmente opposte e l’esistenza, supportata da tante Conferenze Episcopali, di un pensiero alieno alla Tradizione della fede cattolica. Sia chiaro, non si sta facendo il tifo per affinché avvenga uno scisma. Non si vuole certo invocare una nuova divisione. Ma non si può neanche più far finta di niente. Siamo, probabilmente all’epilogo, di una battaglia che dura da più di cento anni. Quello che sarà il futuro lo affidiamo, in definitiva, solo a Cristo, che è capo e guida della Chiesa.
Nonostante le nostre cadute Egli ci sostiene e sostenendo noi sorregge tutta la Chiesa. Nell’ultima e dolorosa udienza tenuta da Benedetto XVI, egli ha voluto ricordare che “su quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce […] Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore”.
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Papa Francesco, gli attacchi al Sinodo e Maria
di Riccardo Caniato

Grande scalpore su giornali e Tv per la lettera o presunta tale (esiste oppure no?) che tredici cardinali avrebbero scritto a papa Francesco, avanzando alcune perplessità sulle procedure di metodo da adottare al Sinodo sulla Famiglia. Se si vuole leggerla, sia o non sia reale e/o nella sua stesura definitiva, basta un click. Io l’ho fatto e non ci ho trovato elementi di scandalo, ma solo la richiesta di un confronto per il bene della Chiesa avanzato da alcuni collaboratori al vicario di Cristo.
Ciò che allora stupisce è l’ordito complottistico intessuto dai media per i quali questi cardinali starebbero mettendo in discussione l’autorità e la libertà di giudizio del romano Pontefice. L’ingerenza in verità è tutta mediatica, a partire dal fatto che come già in Vatileaks, un documento che doveva restare riservato è stato carpito da qualche collega e dato in pasto al pubblico. Questo non va bene. Ma per il resto dov’è lo sconcerto? La Chiesa non è una democrazia, ma grazie a Dio fino a oggi è stato il luogo che maggiormente al mondo ha garantito la libertà e i diritti della persona (dal concepimento fino al suo esito…), compresi quelli di parlare franco.
Ecco che questo fuorviante attacco ai cardinali teso a dimostrare che papa Francesco è da solo sulle barricate sa tanto di un’operazione strumentale, di quelle che danno adito ad altre voci complottistiche di segno opposto per cui, per esempio, la massoneria, ben presente nelle fonti di comunicazione, avrebbe fin negli atti costitutivi messo nero su bianco l’obiettivo di distruggere la Chiesa cattolica. E di farlo – è sempre nero su bianco – sia con campagne denigratorie dall’esterno sia dall’interno, facendo consacrare falsi religiosi, sacerdoti in particolare, che avrebbero avuto il compito di scalare le gerarchie ecclesiastiche puntando quella che per un massone, in ottica meramente terrena e materialista, non è altro che l’ennesima “stanza dei bottoni” da conquistare. Oggi la Chiesa sembra realmente molto scossa: sia dai venti denigratori che si abbattono sulla sua gloriosa corteccia, sia nelle stesse viscere per le anime che hanno perso la fede e interrotto la Via maestra, che è Verità e Vita, vittime della dittatura del relativismo, che rende l’uomo schiavo, quando Dio lo ha creato libero, elevandolo alla dignità di figlio. Le famiglie distrutte, fra spose e mariti che rompono i vincoli sacramentali e figli orfani di padri e di madri, così come gli scandali che mostrano la crisi e il tradimento dell’ordine sacro da parte di consacrate e consacrati, vescovi inclusi, non sono che due dolorose facce della stessa medaglia.
Ma in questo scenario apparentemente sconcertante l’Avversario di Dio non è l’unico ad avere fretta per chiudere la partita a suo favore. Ricordiamoci la visione dell’Apocalisse: è proprio nel momento delle tenebre più oscure che irrompe il raggio della Donna vestita di Sole. Anche la Madonna ha fretta di schiacciare la testa del Serpente. E lo farà, perché Cristo è risorto e ha già vinto la morte. In gioco sono, tuttavia, le generazioni contemporanee, la scelta di campo che spetta a me, a te, a ciascuno di noi. Papa Giovanni Paolo II diceva che «alla crisi del nostro tempo può dare una risposta adeguata solo una grande fioritura di santità» e la Vergine lo ha ascoltato, partendo proprio da lui. Apparendo nel 1995 a una famiglia, alle porte di Civitavecchia, la Regina del Cielo un giorno ha rivelato – testualmente – che «Giovanni Paolo II è il dono più grande che il mio Cuore Immacolato abbia ottenuto dal Cuore di Gesù». Quel messaggio, letto e controfirmato a suo tempo dal vescovo del luogo, oggi pubblicato dal frate teologo Padre Flavio Ubodi nel volume La Madonna di Civitavecchia. Lacrime e messaggi (Edizioni Ares, Milano), vale la pena leggerlo per intero: «Figli miei, le tenebre di Satana stanno oscurando ormai tutto il mondo e stanno oscurando anche la Chiesa di Dio. Preparatevi a vivere quanto io avevo svelato alle mie piccole figlie di Fatima […]. Cari figli, dopo i dolorosi anni di tenebre di Satana, ora sono imminenti gli anni del trionfo del mio Cuore Immacolato. La vostra Nazione è in grave pericolo. A Roma le tenebre stanno scendendo sempre di più sulla Roccia che mio Figlio Gesù vi ha lasciato per edificare, educare e far crescere spiritualmente i suoi figli. Vescovi, il vostro compito è di continuare la crescita della Chiesa di Dio, essendo voi gli eredi di Dio. Tornate a essere un solo cuore pieno di vera fede e di umiltà con il mio figlio Giovanni Paolo II, il dono più grande che il mio Cuore Immacolato abbia ottenuto dal Cuore di Gesù. Consacratevi tutti a me, al mio Cuore Immacolato, ed io proteggerò la vostra Nazione sotto il mio manto ora pieno di grazie. Ascoltatemi, vi prego, vi supplico! Io sono la vostra Madre Celeste, vi prego non mi fate piangere ancora nel vedere tanti miei figli morire per le vostre colpe non accettandomi e permettendo che Satana agisca. Vi amo, aiutatemi, abbiamo bisogno di tutti voi, dolci figli».
Penso che ciascuno possa trovare in proprio validi spunti di meditazione da questo testo che, ritengo utile ripetere, è stato steso in originale a mano nel 1995 e vistato dall’ordinario diocesano. Mi limiterò pertanto alle ragioni che interessano a me. La prima: con accento profetico la Vergine, che a Civitavecchia si è presentata coi titoli di “Madre della Chiesa” e “Regina della Famiglia”, inquadrava già vent’anni fa la grave crisi sociale ed ecclesiale di cui ora siamo consapevoli nel contesto del conflitto metastorico tra il Bene e il Male, chiamando in causa direttamente Satana. La seconda: questa crisi è già prevista e collocata nel messaggio di Fatima, che Benedetto XVI, pellegrino in Portogallo nel 2010, ci ha autorevolmente invitato a non considerare compiuto. Delle apparizioni nella Cova d’Iria si celebrerà il centenario nel 2017 e viene da chiedersi se questi cento anni corrispondano in qualche modo ai cento anni di Satana a cui hanno alluso diversi mistici, a cominciare da papa Leone XIII. Terza: la Madonna a Civitavecchia metteva in guardia l’Italia («La vostra Nazione è in pericolo») e la Chiesa nel suo centro vitale («A Roma le tenebre stanno scendendo sempre di più sulla Roccia che mio figlio Gesù vi ha lasciato…»), invitando «tutti» i Vescovi a consacrarsi a Lei («Consacratevi tutti a me, al mio Cuore Immacolato e io proteggerò…»). Richiesta che speriamo in tanti avranno accolto. Quarta: la Madre della Chiesa passa dal monito all’appello accorato nel rivolgersi da un certo punto in poi con parole dolcissime, ma estremamente preoccupate, direttamente proprio ai successori degli apostoli, di cui evidenzia colpe così gravi da causare la morte (spirituale?) di molti. Infine, quinta ragione, che la Vergine, in opposizione a Lucifero, al pericolo, ai tradimenti compiuti perfino dai «dolci figli Vescovi» indica in san Giovanni Paolo II un seme germinato direttamente dai Sacri Cuori suo e di suo Figlio Gesù.
Su quest’ultima confidenza della Madre del Cielo la mia riflessione si fa invito a guardare là dove Ella ci indica. La prima volta che lessi questo messaggio, dieci anni fa, dopo che Papa Wojtyla era passato in Paradiso, pensai che esso si fosse realizzato nel travaglio del terzo millennio e degli ultimi anni del suo Pontificato. Oggi, nella gravità delle circostanze presenti, con Satana che assalta la Roccia che Gesù ha stabilito per nutrire spiritualmente i suoi figli… credo, invece, che tutto abbia ancora da compiersi. Il Cielo si è chinato su Civitavecchia, estrema particella della Chiesa metropolitana di Roma, per mostrarci una stella nell’ora più buia? Nelle sue apparizioni in questo luogo, la Madonna ha detto anche che l’unità della Chiesa è in pericolo e che essa dipende dall’unità della famiglia. Suor Lucia di Fatima aveva confidato al cardinale Caffarra che contro la famiglia Satana si sarebbe giocato le carte decisive per il futuro della Chiesa e dell’umanità. Ma ecco il faro, la colonna che ha sostenuto il Papato nella tempesta del nostro tempo: è san Giovanni Paolo II, «il dono più grande – ci assicura Maria – che il mio Cuore Immacolato abbia ottenuto dal Cuore di Gesù».
Doveva sentirselo papa Francesco quando, durante la Messa di canonizzazione, lo haproclamato solennemente il “Santo della Famiglia”, ponendo, di fatto, anche il delicato Sinodo in corso sotto la sua protezione. È, infatti, il Pontefice della Familiaris Consortio, che ci ha aiutato a riconoscere nella sacralità della relazione tra sposo, sposa e figli la stessa pienezza d’amore della Trinità di Dio; lo stesso Papa che ha scritto la Veritatis Splendor, in ordine alla Carità e alla Misericordia del Padre dei Cieli che ne riflettono sempre la Verità e la Giustizia. Ora la Madonna ha indicato lui, Giovanni Paolo II, come la chiave di volta per tutti i Vescovi che, in quanto «eredi di Cristo», vogliano svolgere il compito loro affidato «di continuare la crescita della Chiesa di Dio». Un invito efficace nel 1995, a quando risale il messaggio, e tanto più adesso che il Santo Papa si trova nell’eterno presente di Dio e agisce dal vivo della comunione dei santi.