sabato 28 novembre 2015

Incontro di Papa Francesco con i giovani nel Kololo Airstrip di Kampala. Discorso del Santo Padre preparato e dato per letto

<b></b>


Incontro con i giovani nel Kololo Airstrip di Kampala. Discorso a braccio del Santo Padre 
 Sala stampa della Santa Sede
Nel pomeriggio, il Santo Padre Francesco ha lasciato la Nunziatura Apostolica e si è recato in auto al Kololo Airstrip di Kampala - un ex aeroporto che ospita grandi eventi - per l’incontro con i giovani. Il Papa ha compiuto un giro in papamobile lungo tutta l’area, per salutare i fedeli presenti fin dal mattino e che avevano seguito sui megaschermi la messa celebrata al mattino a Namugongo in onore dei martiri ugandesi.Alle ore 15.30 il Santo Padre è stato accolto sotto il palco da alcune Autorità civili responsabili di realtà educative e sportive. Con l’Arcivescovo di Kampala S.E. Mons. Cyprian Kizito Lwanga, e il Vescovo incaricato della Pastorale dei Laici, S.E. Mons. Paul Ssemogerere, erano presenti sul palco una cinquantina di giovani provenienti da tutte le diocesi dell’Uganda e un gruppo di orfani. Un settore speciale era riservato a giovani non-udenti, giovani rifugiati e cappellani della pastorale giovanile.
L’incontro è iniziato con alcuni canti e danze, il saluto del Vescovo incaricato della Pastorale per i Laici, S.E. Mons. Paul Ssemogerere e le testimonianze di due giovani.
Il Papa, ascoltate le testimonianze, ha rivolto ai giovani undiscorso a braccio e ha dato per letto il discorso preparato per l’occasione
:

Traduzione in lingua italiana del discorso pronunciato dal Papa
[In inglese]
Buon pomeriggio! Buon pomeriggio! Grazie per la vostra presenza. Parlerò nella mia madre lingua.
[in spagnolo]
Ho ascoltato con molto dolore nel cuore la testimonianza di Winnie e di Emmanuel. Mentre ascoltavo mi sono fatto una domanda: una esperienza negativa può servire a qualcosa nella vita? Sì! Tanto Emmanuel quanto Winnie hanno vissuto esperienze negative. Winnie pensava che non ci fosse futuro per lei; che la vita per lei fosse un muro che le stava davanti. Ma Gesù le ha fatto capire che nella vita si può fare un grande miracolo: trasformare una parete in un orizzonte, un orizzonte che mi apra il futuro. Davanti ad una esperienza negativa - e molti, molti di quelli che siamo qui abbiamo avuto esperienze negative – c’è sempre la possibilità di aprire un orizzonte, di aprirlo con la forza di Gesù. Oggi Winnie ha trasformato la sua depressione, la sua amarezza in speranza. E questa non è magia: questa è opera di Gesù! Perché Gesù è il Signore. Gesù può tutto. E Gesù ha sofferto l’esperienza più negativa della storia: è stato insultato, è stato rifiutato ed è stato assassinato. E Gesù, per la potenza di Dio, è risorto. Egli può fare in ognuno di noi la stessa cosa, con ogni esperienza negativa. Perché Gesù è il Signore.
Io immagino, e tutti insieme possiamo immaginare la sofferenza di Emmanuel, quando vedeva che i suoi compagni venivano torturati, quando vedeva che i suoi compagni venivano assassinati. Ma Emmanuel è stato coraggioso. Si è fatto coraggio, perché sapeva che il giorno in cui fosse fuggito, se lo avessero preso lo avrebbero ucciso. Lui ha rischiato, ha avuto fiducia in Gesù ed è scappato. Ed oggi lo abbiamo qui, dopo 14 anni, diplomato in scienze amministrative. Sempre si può! La nostra vita è come un seme: per vivere occorre morire; e morire a volte fisicamente, come è successo ai compagni di Emmanuel. Morire come sono morti Carlo Lwanga e i martiri dell’Uganda. Ma attraverso questa morte c’è una vita, una vita per tutti. Se io trasformo il negativo in positivo, sono un trionfatore. Però questo si può fare solamente con la grazia di Gesù. Siete sicuri di questo?... Non sento niente…. Siete sicuri di questo? [giovani: Sì!] Siete disposti a trasformare nella vita tutte le cose negative in cose positive? [giovani: Sì!] Siete disposti trasformare l’odio in amore? [giovani: Sì!] Siete disposti a trasformare la guerra in pace? [giovani: Sì] Siate consapevoli che siete un popolo di martiri. Nelle vostre vene scorre il sangue dei martiri! E per questo avete la fede e la
vita che adesso avete [giovani: Sì!] E questa fede e questa vita è così bella, che si chiama la “perla dell’Africa”.
Sembra che il microfono non funzionava bene. Qualche volta, anche noi, non funzioniamo bene… Sì o no? E quando non funzioniamo bene da chi dobbiamo andare a chiedere che ci aiuti? Non vi sento… Più forte… [giovani: Gesù!] Da Gesù! Gesù può cambiarti la vita. Gesù può buttare giù i muri che hai davanti a te. Gesù può far sì che la tua vita sia un servizio per gli altri.
Qualcuno di voi potrebbe chiedermi: “E per questo, c’è una bacchetta magica?”. Se voi credete che Gesù vi cambia la vita, chiedetegli aiuto. E questo si chiama pregare. Avete capito bene? Pregare! Vi chiedo: voi pregate? [giovani: Sì!] Davvero? [Sì!] Pregate Gesù, perché Lui è il Salvatore. Non smettete mai di pregare! La preghiera è l’arma più forte che ha un giovane. Gesù ci ama. Vi chiedo: “Gesù ama alcuni sì e altri no? [No!] Gesù ama tutti? [Sì!] Gesù vuole aiutare tutti? [Sì!] Allora aprite la porta del vostro cuore e lasciatelo entrare. Lasciar entrare Gesù nella mia vita. E quando Gesù entra nella tua vita, ti aiuta a lottare, a lottare contro tutti i problemi dei quali ha parlato Winnie, a lottare contro la depressione, a lottare contro l’Aids e a chiedere aiuto per superare queste situazioni, ma sempre lottare. Lottare con il mio desiderio e lottare con la mia preghiera. Siete disposti a combattere? Siete disposti a desiderare il meglio per voi? [Sì!] Siete disposti a pregare, a chiedere a Gesù che vi aiuti nella lotta? [Sì!]
E una terza cosa che vi voglio dire. Tutti noi siamo nella Chiesa, apparteniamo alla Chiesa. Giusto? [Sì!] E la Chiesa ha una Madre. Come si chiama? [Maria!] Non ho capito… [Maria!] Pregare la Madre! Quando un bambino cade, si fa male, si mette a piangere e va a cercare la mamma. Quando noi abbiamo un problema, la cosa migliore che possiamo fare è andare dove c’è nostra Madre. E pregare Maria, nostra Madre. Siete d’accordo? [Sì!] E voi, pregate la Madonna, la nostra Madre? [Sì!] E voi qui [rivolgendosi a un gruppo di giovani], voi pregate Gesù e la Madonna? [Sì!]
Tre cose. La prima: superare le difficoltà. La seconda: trasformare il negativo in positivo. La terza: preghiera. Preghiera a Gesù che può tutto. Gesù, che entra nel nostro cuore e ci cambia la vita. Gesù che è venuto per salvarmi e che ha dato la sua vita per me. Pregate Gesù, perché Lui è l’unico Signore. E siccome nella Chiesa non siamo orfani e abbiamo una Madre, pregate la nostra Madre. E come si chiama la nostra Madre? [Maria!] Più forte! [Maria!]
Vi ringrazio molto per avermi ascoltato. Vi ringrazio perché volete cambiare il negativo in positivo. Perché volete combattere il male, con Gesù al fianco. Soprattutto vi ringrazio perché avete voglia di non smettere mai di pregare. E ora vi invito a pregare insieme la Madre nostra, affinché ci protegga. Siamo d’accordo? [Sì!] Tutti insieme? [Sì!]
[Ave Maria…]
[Benedizione]
E, per favore, un’ultima richiesta: pregate per me. Pregate per me! Ne ho bisogno. Non vi dimenticate. Arrivederci!

*

Incontro di Papa Francesco con i giovani nel Kololo Airstrip di Kampala. Discorso del Santo Padre preparato e dato per letto:  "Una “pozzanghera” particolare può intimorire i giovani che desiderano crescere nell’amicizia con Cristo. È la paura di fallire nell’impegno preso ad amare, soprattutto in quel grande e sublime ideale che è il matrimonio cristiano"
Sala stampa della Santa Sede
[Text: Italiano, English, Español, Français, Portoghese]
L’incontro è iniziato con alcuni canti e danze, il saluto del Vescovo incaricato della Pastorale per i Laici, S.E. Mons. Paul Ssemogerere e le testimonianze di due giovani.
Il Papa, ascoltate le testimonianze, ha rivolto ai giovani undiscorso a braccio e ha dato per letto il discorso preparato per l’occasione

Discorso (preparato) del Santo Padre 
Omukama Mulungi! [Dio è buono!]
I giovani: Obudde Bwoona! [Ora e sempre]
Cari giovani amici,
sono felice di essere qui e di condividere questi momenti con voi. Desidero salutare i fratelli Vescovi e le Autorità civili presenti. Ringrazio il Vescovo Paul Ssemogerere per le sue parole di benvenuto. Le testimonianze di Winnie ed Emmanuel rafforzano la mia impressione che la Chiesa in Uganda è ricca di giovani che desiderano un futuro migliore. Oggi, se mi permettete, vorrei confermarvi nella fede, incoraggiarvi nell’amore e in modo speciale rafforzarvi nella speranza.
La speranza cristiana non è semplice ottimismo; è molto di più. Affonda le sue radici nella vita nuova, che abbiamo ricevuto in Gesù Cristo. San Paolo dice che la speranza non ci delude, perché nel Battesimo l’amore di Dio è stato versato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5). La speranza ci rende capaci di confidare nelle promesse di Cristo, nella forza del suo perdono, della sua amicizia, del suo amore, che apre le porte a una vita nuova. Proprio quando vi imbattete in un problema, in un insuccesso, quando subite una battuta d’arresto, ancorate il vostro cuore in questo amore, perché esso ha il potere di cambiare la morte in vita e di scacciare ogni male.
Così oggi pomeriggio vorrei invitarvi, prima di tutto, a pregare perché questo dono si accresca in voi e possiate ricevere la grazia di diventare messaggeri di speranza. Ci sono tante persone attorno a noi che provano profonda inquietudine e persino disperazione. Gesù dissolve queste nubi, se glielo permettiamo.
Mi piacerebbe anche condividere con voi qualche pensiero a proposito di alcuni ostacoli che potreste incontrare sulla via della speranza. Tutti voi desiderate un futuro migliore, un posto di lavoro, salute e benessere, ed è cosa buona. Per il bene del popolo e della Chiesa desiderate condividere con gli altri i vostri doni, le aspirazioni e l’entusiasmo, ed è cosa molto buona. Ma a volte, quando vedete la povertà, quando riscontrate la mancanza di opportunità, quando sperimentate degli insuccessi nella vita, può sorgere e crescere un senso di disperazione. Potete essere tentati di perdere la speranza.
Vi è mai capitato di vedere un bambino che per la strada si deve fermare di fronte a una pozzanghera che gli sta davanti e che non è in grado di saltare o di aggirare? Può provare a farlo, ma poi cade e si bagna. Allora, dopo vari tentativi, chiama in aiuto il papà, che lo prende per mano e lo fa passare rapidamente dall’altra parte. Noi siamo come quel bambino. La vita ci riserva molte pozzanghere. Ma non dobbiamo superare tutti i problemi e gli ostacoli con le nostre sole forze. Dio è lì per afferrare la nostra mano, se solo lo invochiamo.
Quello che intendo dire è che tutti noi, anche il Papa, dovremmo assomigliare a quel bambino! Perché solo quando siamo piccoli e umili non abbiamo paura di chiamare in aiuto nostro Padre. Se avete sperimentato questo soccorso, sapete di che cosa sto parlando. Abbiamo bisogno di imparare a riporre la nostra speranza in Lui, consapevoli che è sempre lì presente, per noi. Ci infonde fiducia e coraggio. Ma – e questo è importante – sarebbe un errore non condividere questa bella esperienza con gli altri. Sbaglieremmo se non diventassimo messaggeri di speranza per gli altri.
Una “pozzanghera” particolare può intimorire i giovani che desiderano crescere nell’amicizia con Cristo. È la paura di fallire nell’impegno preso ad amare, soprattutto in quel grande e sublime ideale che è il matrimonio cristiano. Si può aver paura di non riuscire ad essere una buona moglie e una buona madre, un buon marito e un buon padre. Se si continua a guardare la pozzanghera, si possono persino vedere le proprie debolezze e paure riflettersi su di sé. Per favore, non arrendetevi di fronte ad esse! A volte queste paure provengono dal diavolo, che non vuole che siate felici. No! Invocate l’aiuto di Dio, apriteGli il cuore ed Egli vi solleverà, prendendovi tra le sue braccia, e vi mostrerà come amare. Chiedo in particolare alle giovani coppie di nutrire la fiducia che Dio vuole benedire il vostro amore e le vostre vite con la sua grazia, nel sacramento del Matrimonio. Al cuore del matrimonio cristiano c’è il dono dell’amore di Dio, non l’organizzazione di feste sontuose che spesso oscurano il profondo significato spirituale di una gioiosa celebrazione con familiari e amici.
Infine, una “pozzanghera” che tutti dobbiamo affrontare è il timore di essere differenti, di andare contro-corrente in una società che ci spinge costantemente ad abbracciare modelli di benessere e di consumo estranei ai valori profondi della cultura africana. Pensate: che cosa direbbero i Martiri dell’Uganda a proposito del cattivo uso dei moderni mezzi di comunicazione, dove i giovani sono esposti a immagini e visioni distorte della sessualità, che degradano la dignità umana portando alla tristezza e al vuoto interiore? Quale sarebbe la reazione dei Martiri ugandesi di fronte alla crescita di avidità e di corruzione nella società? Di sicuro vi chiederebbero di essere dei modelli di vita cristiana, fiduciosi che l’amore a Cristo, la fedeltà al Vangelo e il saggio utilizzo dei doni che Dio vi ha dato possano soltanto arricchire, purificare ed elevare la vita di questo Paese. Essi continuano a mostrarvi la strada. Non abbiate paura di lasciare che la luce della fede risplenda nelle vostre famiglie, nelle scuole e nei luoghi di lavoro. Non abbiate paura di entrare umilmente in dialogo con altri, che possono vedere le cose in modo diverso.
Cari giovani amici, guardando i vostri volti sono pieno di speranza: speranza per voi, per il vostro Paese e per la Chiesa. Vi chiedo di pregare perché la speranza che avete ricevuto dallo Spirito Santo continui a ispirare i vostri sforzi di crescere in sapienza, generosità e bontà. Non dimenticatevi di essere messaggeri di questa speranza! E non dimenticate che Dio vi aiuterà ad attraversare qualsiasi “pozzanghera” incontriate lungo il cammino!
Abbiate speranza in Cristo ed Egli vi renderà capaci di trovare la felicità vera. E se vi risulta difficile pregare e sperare, non abbiate paura di rivolgervi a Maria, perché è nostra Madre, la Madre della speranza. Infine, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Dio vi benedica!
Inglese
Holy Father: Omukama Mulungi! (God is good!)
Young people: Obudde bwonna! (For ever and ever!)
Dear Young Friends,
I am happy to be here and to share these moments with you. I greet my brother bishops and the civil authorities present, and I thank Bishop Paul Ssemogerere for his words of welcome. The testimonies of Winnie and Emmanuel confirm my impression that the Church in Uganda is alive with young people who want a better future. Today, if you will allow me, I want to confirm you in your faith, encourage you in your love, and in a special way, strengthen you in your hope.
Christian hope is not simply optimism; it is much more. It is rooted in the new life we have received in Jesus Christ. Saint Paul tells us that hope will not disappoint us, because God’s love was poured into our hearts by the Holy Spirit at our baptism (cf. Rom 5:5). This hope enables us to trust in Christ’s promises, to trust in the power of his love, his forgiveness, his friendship. That love opens the door to new life. Whenever you experience a problem, a setback, a failure, you must anchor your heart in that love, for it has the power to turn death into life and to banish every evil.
So this afternoon I would invite you, first of all, to pray for this gift to grow within you, and for the grace to become messengers of hope. There are so many people around us who experience deep anxiety and even despair. Jesus lifts these clouds, if we allow him to.
I would also like to share with you a few thoughts about some of the obstacles which you may encounter on our journey of hope. All of you want a better future, employment, health and prosperity. This is good. You want to share your gifts, your aspirations and your enthusiasm with others, for the good of the nation and of the Church. This too is very good. But when you see poverty, when you experience lack of opportunity, when you experience failure in your lives, sometimes a feeling of despair can grow. You can be tempted to lose hope.
Have you ever seen a little child who stops in front of a dirty puddle on the path ahead of him? A puddle he cannot leap over or go around? He may try but then he stumbles and gets soaked. Then, after many attempts, he calls out to his father, who takes his hand and swings him over to the other side. We are like that child. Life presents us with many dirty puddles. But we don’t have to overcome all those problems and hurdles on our own. God is there to take our hand, if only we call on him.
What I am saying is that all of us have to be like that little child, even the Pope! For it is only when we are small and humble that we are not afraid to call out to our Father. If you have experienced his help, you know what I am speaking about. We need to learn to put our hope in him, knowing that he is always there for us. He gives us confidence and courage. But – and this is important – it would be wrong not to share this beautiful experience with others. It would be wrong for us not to become messengers of hope for others.
There is one particular puddle which can be frightening to young people who want to grow in their friendship with Christ. It is the fear of failing in our commitment to love, and above all, failing in that great and lofty ideal which is Christian marriage. You may be afraid of failing to be a good wife and mother, failing to be a good husband and father. If you are looking at that puddle, you may even see your weaknesses and fears reflected back to you. Please, don’t give in to them! Sometimes these fears come from the devil who does not want you to be happy. No! Call out to God, extend your hearts to him and he will lift you in his arms and show you how to love. I ask young couples in particular to trust that God wants to bless their love and their lives with his grace in the sacrament of marriage. God’s gift of love is at the heart of Christian marriage, not the costly parties which often obscure the deep spiritual meaning of this day of joyful celebration with family and friends.
Finally, one puddle that we all have to face is the fear of being different, of going against the grain in a society which puts increasing pressure on us to embrace models of gratification and consumption alien to the deepest values of African culture. Think about it! What would the Uganda martyrs say about the misuse of our modern means of communication, where young people are exposed to images and distorted views of sexuality that degrade human dignity, leading to sadness and emptiness? What would be the Uganda martyrs’ reaction to the growth of greed and corruption in our midst? Surely they would appeal to you to be model Christians, confident that your love of Christ, your fidelity to the Gospel, and your wise use of your God-given gifts can only enrich, purify and elevate the life of this country. They continue to show you the way. Do not be afraid to let the light of your faith shine in your families, your schools and your places of work. Do not be afraid to enter into dialogue humbly with others who may see things differently.
Dear young friends, when I look at your faces I am filled with hope: hope for you, hope for your country, and hope for the Church. I ask you to pray that the hope which you have received from the Holy Spirit will continue to inspire your efforts to grow in wisdom, generosity and goodness. Don’t forget to be messengers of that hope! And don’t forget that God will help you to cross whatever puddles you meet along the way!
Hope in Christ and he will enable you to find true happiness. And if you find it hard to pray, if you find it hard to hope, do not be afraid to turn to Mary, for she is our Mother, the Mother of Hope. Finally, please, do not forget to pray for me! God bless you all!
Francese
Saint Père: Omukama Mulungi! [Dieu est bon!]
Les Jeunes : Obudde Bwoona! [Maintenant et toujours]
Chers jeunes, chers amis,
je suis heureux d’être ici et de partager ces moments avec vous. Je désire saluer les frères Évêques et les Autorités civiles présents. Je remercie Monseigneur Paul Ssemogerere pour ses paroles de bienvenue. Les témoignages de Winnie et d’Emmanuel renforcent mon impression que l’Église en Ouganda est riche de jeunes qui désirent un avenir meilleur. Aujourd’hui, si vous me le permettez, je voudrais vous confirmez dans la foi, vous encourager dans l’amour et d’une manière spéciale, vous fortifier dans l’espérance.
L’espérance chrétienne n’est pas simplement de l’optimisme ; c’est beaucoup plus. Elle enfonce ses racines dans la vie nouvelle que nous avons reçue en Jésus Christ. Saint Paul dit que l’espérance ne nous déçoit pas, parce que dans le Baptême l’amour de Dieu a été répandu dans nos coeurs par l’Esprit Saint (cf. Rm 5, 5). L’espérance nous rend capables de compter sur les promesses du Christ, sur la force de son pardon, de son amitié, de son amour, qui ouvre les portes à une vie nouvelle. Vraiment quand vous vous heurtez à un problème, à un échec, quand vous avez un temps d’arrêt, ancrez votre coeur dans cet amour parce qu’il a le pouvoir de changer la mort en vie et de repousser tout mal.
Aussi cet après-midi, je voudrais vous inviter, avant tout, à prier pour que ce don grandisse en vous et que vous puissiez recevoir la grâce de devenir des messagers d’espérance. Il y a beaucoup de personnes autour de nous qui éprouvent une profonde inquiétude et même du désespoir. Jésus dissipe ces nuages, si nous le lui permettons.
J’aimerais aussi partager avec vous quelques pensées au sujet de certains obstacles que vous pourriez rencontrer sur la route de l’espérance. Vous tous, vous désirez un avenir meilleur, un travail, la santé et le bien –être, et c’est une bonne chose. Pour le bien du peuple et de l’Église, vous désirez partager avec les autres vos dons, les aspirations et l’enthousiasme, et c’est une chose très bonne. Mais parfois, quand vous voyez la pauvreté, quand vous rencontrez l’absence d’opportunité, quand vous faites l’expérience des échecs de la vie, un sentiment de désespoir peut surgir et grandir. Vous pouvez être tentés de perdre l’espérance.
Ne vous est-il jamais arrivé de voir un enfant qui dans la rue doive s’arrêter face à une flaque d’eau qui se trouve devant lui, et qu’il n’est pas en mesure de sauter ou de contourner ? Il peut essayer de le faire, mais ensuite il tombe et se mouille. Alors, après diverses tentatives, il appelle à l’aide son papa, qui le prend par la main et le fait passer rapidement de l’autre côté. Nous sommes comme cet enfant. La vie nous réserve beaucoup de flaques d’eau. Mais nous ne devons pas surmonter tous les problèmes et les obstacles avec nos seules forces. Dieu est là pour saisir notre main, si seulement nous l’invoquons.
Ce que je voudrais vous dire, c’est que nous tous, même le Pape, nous devrions ressembler à cet enfant ! Parce que c’est seulement lorsque nous sommes petits et humbles que nous n’avons pas peur d’appeler à l’aide notre Père. Si vous avez fait l’expérience de ce secours, vous savez de quoi je suis en train de parler. Nous avons besoin d’apprendre à replacer notre espérance en Lui, conscients qu’il est toujours là présent, pour nous. Il nous infuse confiance et courage. Mais – et c’est important – ce serait une erreur de ne pas partager cette belle expérience avec les autres. Nous nous tromperions si nous ne devenions pas des messagers d’espérance pour les autres.
Une “flaque d’eau” particulière peut faire peur aux jeunes qui souhaitent grandir dans l’amitié avec le Christ. C’est la peur d’échouer dans l’engagement pris à aimer, surtout dans ce grand et sublime idéal qu’est le mariage chrétien. On peut avoir peur de ne pas réussir à être une bonne épouse et une bonne mère, un bon époux et un bon père. Si on continue à regarder la flaque, on peut même voir ses propres faiblesses et ses peurs se refléter sur soi. S’il vous plaît, ne vous rendez pas face à elles ! Parfois ces peurs proviennent du diable, qui ne veut pas que vous soyez heureux. Non ! Appelez Dieu à l’aide, ouvrez-lui votre coeur et il vous soulèvera, il vous prendra entre ses bras, et il vous montrera comment aimer. Je demande en particulier aux jeunes couples de cultiver la confiance que Dieu veut bénir votre amour et vos vies par sa grâce, dans le sacrement du Mariage. Au coeur du mariage chrétien, il y a le don de l’amour de Dieu, non l’organisation de fêtes somptueuses qui obscurcissent souvent la profonde signification spirituelle d’une joyeuse célébration avec les proches et les amis.
Enfin, une “flaque d’eau” que nous devons tous affronter est la peur d’être différents, d’aller à contre-courant dans une société qui nous pousse constamment à embrasser des modèles de satisfaction et de consommation étrangers aux valeurs profondes de la culture africaine. Pensez : que diraient les Martyrs de l’Ouganda au sujet de la mauvaise utilisation des moyens modernes de communication, où les jeunes sont exposés à des images et à des visions déformées de la sexualité, qui dégradent la dignité humaine, conduisant à la tristesse et au vide intérieur ? Quelles seraient les réactions des Martyrs ougandais devant la croissance de l’avidité et de la corruption dans la société ? Certainement, ils vous demanderaient d’être des modèles de vie chrétienne, confiants que l’amour du Christ, la fidélité à l’Évangile et la sage utilisation des dons que Dieu vous a donnés ne puissent qu’enrichir, purifier et élever la vie de ce pays. Ils continuent à vous montrer la route. N’ayez pas peur de faire en sorte que la lumière de la foi resplendisse dans vos familles, dans les écoles et dans les lieux de travail. N’ayez pas peur d’entrer humblement en dialogue avec les autres, qui peuvent voir les choses de façons différentes.
Chers jeunes, chers amis, regardant vos visages je suis plein d’espérance : espérance pour vous, pour votre pays et pour l’Église. Je vous demande de prier pour que l’espérance que vous avez reçue de l’Esprit Saint continue d’inspirer vos efforts pour grandir en sagesse, en générosité et en bonté. N’oubliez pas d’être des messagers de cette espérance ! Et n’oubliez pas que Dieu vous aidera à traverser toutes les flaques d’eau que vous rencontrerez le long du chemin !
Mettez votre espérance dans le Christ et il vous rendra capables de trouver le véritable bonheur. Et s’il vous est difficile de prier et d’espérer, n’ayez pas peur de vous tourner vers Marie, parce qu’elle est notre Mère, la Mère de l’espérance. Enfin, s’il vous plaît, n’oubliez pas de prier pour moi. Que Dieu vous bénisse !
Spagnolo
Santo Padre: Omukama Mulungi! [Dios es bueno]. Los jóvenes: Obudde Bwoona! [Ahora y siempre].
Queridos jóvenes, queridos amigos:
Me alegro de estar aquí y compartir con ustedes estos momentos. Saludo a mis hermanos Obispos y también a las Autoridades civiles aquí presentes. Agradezco al Obispo Paul Ssemogerere sus amables palabras de bienvenida. El testimonio de Winnie y Emmanuel refuerzan mi impresión de que la Iglesia en Uganda está repleta de jóvenes que quieren un futuro mejor. Hoy, si ustedes me lo permiten, quisiera confirmarlos en la fe, alentarlos en el amor y, en especial, fortalecerlos en la esperanza.
La esperanza cristiana no es un simple optimismo; es mucho más que eso. Tiene sus raíces en la vida nueva que hemos recibido en Jesucristo. San Pablo dice que la esperanza no defrauda, porque en el bautismo el amor de Dios ha sido derramado en nuestros corazones por el Espíritu Santo (cf. Rm 5,5). La esperanza nos hace capaces de confiar en las promesas de Cristo, en la fuerza de su perdón, de su amistad, de su amor, que nos abre las puertas a una vida nueva. Y, precisamente cuando ustedes afrontan un problema, un fracaso, cuando sufren un duro revés, es cuando deben anclar su corazón en este amor, porque tiene poder para cambiar la muerte en vida y eliminar todos los males.
Por eso, esta tarde quisiera ante todo invitarlos a rezar para que este don crezca en ustedes y puedan recibir la gracia de convertirse en misioneros de esperanza. Hay muchísimas personas cerca de nosotros que sufren una profunda inquietud e incluso desesperación. Jesús puede disolver estas nubes, si se lo permitimos
Quisiera compartir también con ustedes algunas ideas sobre ciertos obstáculos que podrían encontrar en el camino de la esperanza. Todos ustedes anhelan un futuro mejor, encontrar un trabajo seguro, gozar de buena salud y bienestar, y esto es bueno. Por el bien del pueblo y de la Iglesia, desean compartir con los demás sus dones, sus aspiraciones y su entusiasmo, y esto es muy bueno. Pero muchas veces, cuando ven la pobreza, cuando constatan la falta de oportunidades o experimentan los fracasos en la vida, puede surgir y crecer en ustedes un sentimiento de desesperación. Pueden caer en la tentación de perder la esperanza.
¿Han visto alguna vez a un niño que se detiene en medio de la calle porque se encuentra un charco que no puede saltar ni bordear? Intenta hacerlo, pero cae y se moja. Entonces, tras varios intentos, pide ayuda a su papá, que lo toma de la mano y lo hace pasar rápidamente al otro lado. Nosotros somos como ese niño. La vida nos depara muchos charcos. No podemos superar todos los problemas y los obstáculos contando sólo con nuestras pobres fuerzas. Sin embargo, si se lo pedimos, Dios está ahí, listo para tomarnos de la mano.
Lo que quiero decir es que todos nosotros, incluso el Papa, deberíamos parecernos a ese niño, porque sólo cuando somos pequeños y humildes nos atrevemos a pedir ayuda a nuestro Padre. Si han tenido la experiencia de haber recibido esta ayuda, saben a qué me estoy refiriendo. Necesitamos aprender a poner nuestra esperanza en él, persuadidos de que siempre está ahí, esperándonos. Esto nos inspira confianza y valor. Pero sería un error –y es imprescindible no olvidarlo– que no compartiéramos esta hermosa experiencia con los demás. Nos equivocaríamos si no nos convirtiéramos en mensajeros de esperanza para los demás.
Quisiera mencionar un «charco» del todo particular que puede asustar a los jóvenes que desean crecer en la amistad con Cristo. Se trata del miedo a fracasar en el compromiso asumido con el amor, sobre todo en ese ideal grande y sublime del matrimonio cristiano. Se puede tener miedo de no llegar a ser una buena esposa y una buena madre, un buen marido y un buen padre. Si nos quedamos mirando ese charco, corremos el riesgo de ver reflejadas en él nuestras propias debilidades y miedos. Por favor, no se dobleguen ante ellos. Estos temores provienen, a veces, del diablo, que no quiere que sean felices. Pero no. Invoquen la ayuda de Dios, ábranle el corazón y Él los aliviará, tomándolos en sus brazos, y les enseñará a amar. De modo especial pido a las parejas jóvenes que tengan confianza en que Dios quiere bendecir su amor y su vida con su gracia en el sacramento del matrimonio. En el corazón del matrimonio cristiano está el don del amor de Dios y no la organización de suntuosas fiestas que oscurecen el profundo significado espiritual de lo que debería ser una jubilosa celebración con familiares y amigos.
Por último, un «charco» al que todos debemos enfrentarnos es el miedo a ser diferentes, a ir en contra de la corriente en una sociedad que constantemente nos impulsa a adoptar modelos de bienestar y consumismo ajenos a los valores profundos de la cultura africana. Piensen qué dirían los mártires de Uganda sobre el mal uso de los modernos medios de comunicación, que exponen a los jóvenes a imágenes y visiones deformadas de la sexualidad que degradan la dignidad humana y sólo conducen a la tristeza y al vacío interior. Cuál sería la reacción de los mártires ugandeses ante el
crecimiento de la codicia y la corrupción en la sociedad. Seguramente les pedirían que fueran modelos de vida cristiana, con la confianza de que el amor a Cristo, la fidelidad al Evangelio y el uso racional de los dones que Dios les ha dado contribuyen a enriquecer, purificar y elevar la vida de este país. Ellos siguen indicándoles también hoy el camino. No tengan miedo a dejar que la luz de la fe brille en sus familias, en las escuelas y en los ambientes de trabajo. No tengan miedo a entrar en diálogo humilde con otras personas que puedan tener una visión diferente de las cosas.
Queridos jóvenes, queridos amigos, viendo sus rostros me siento lleno de esperanza: esperanza por ustedes, por su país y por la Iglesia. Les pido que oren para que esta esperanza que han recibido del Espíritu Santo siga inspirando sus esfuerzos para crecer en sabiduría, generosidad y bondad. No olviden ser mensajeros de esta esperanza. Y no olviden que Dios los ayudará a atravesar cualquier «charco» que encuentren a lo largo de su camino.
Tengan esperanza en Cristo, pues Él les hará encontrar la verdadera felicidad. Y si les resulta difícil rezar y esperar, no tengan miedo de acudir a María, porque ella es nuestra Madre, la Madre de la esperanza. Y por último les pido, por favor, que no se olviden de rezar por mí. Que Dios los bendiga.
Portoghese
Santo Padre: Omukama Mulungi! [Deus é bom!]
Os jovens: Obudde Bwoona! [Agora e para sempre]
Prezados jovens, queridos amigos!
Estou feliz por me encontrar aqui partilhando estes momentos convosco. Desejo saudar os irmãos bispos e as autoridades civis presentes. Agradeço ao Bispo Paul Ssemogerere as suas palavras de boas-vindas. Os testemunhos de Winnie e Emmanuel reforçam a minha impressão de que a Igreja no Uganda é rica de jovens que desejam um futuro melhor. Hoje, se me permitirdes, quero confirmar-vos na fé, encorajar-vos no amor e, de modo especial, fortalecer-vos na esperança.
A esperança cristã não é mero optimismo; é muito mais. Tem as suas raízes na vida nova que recebemos em Jesus Cristo. São Paulo diz que a esperança não nos decepciona, porque, no Baptismo, o amor de Deus foi derramado nos nossos corações por meio do Espírito Santo (cf. Rm 5, 5). A esperança torna-nos capazes de confiar nas promessas de Cristo, na força do seu perdão, da sua amizade, do seu amor, que abre as portas para uma vida nova. Justamente quando embaterdes num problema, num insucesso, quando sofrerdes um revés, ancorai o vosso coração neste amor, porque ele tem o poder de mudar a morte em vida e de expulsar qualquer mal.
Assim, nesta tarde, quero convidar-vos, em primeiro lugar, a rezar para que este dom cresça em vós e possais receber a graça de vos tornardes mensageiros de esperança. Há tantas pessoas ao nosso redor que vivem em profunda ansiedade e até desespero. Jesus dissipa estas nuvens, se Lho permitirmos.
Gostaria também de partilhar convosco algumas reflexões a respeito de certos obstáculos que poderíeis encontrar no caminho da esperança. Todos vós desejais um futuro melhor, um emprego, saúde e bem-estar; e isso é bom. A bem do povo e da Igreja, quereis partilhar com os outros os vossos dons, as aspirações e o entusiasmo; e isso é muito bom. Mas às vezes, quando vedes a pobreza, quando vos deparais com a falta de oportunidades, quando experimentais insucessos na vida, pode surgir e crescer uma sensação de desespero. Podeis ser tentados a perder a esperança.
Já alguma vez vos aconteceu ver uma criança que, indo pela estrada, se vê obrigada a parar frente a uma poça de água que não é capaz de saltar nem contornar? Pode tentar fazê-lo, mas cai dentro e fica encharcada. Então, depois de várias tentativas, pede ajuda ao pai, que a agarra pela mão e fá-la passar rapidamente para o outro lado. Nós somos como aquela criança. A vida reserva-nos muitas poças de água. Mas não devemos superar todos os problemas e obstáculos apenas com as nossas forças. Deus está lá para agarrar a nossa mão… basta que O invoquemos.
O que pretendo dizer com isto é que todos, incluindo o Papa, nos deveríamos assemelhar àquela criança. Porque só se formos pequenos e humildes é que não teremos medo de pedir ajuda ao nosso Pai. Se já experimentastes este socorro, sabeis do que estou a falar. Temos de aprender a colocar a nossa esperança n’Ele, cientes de que o Pai está sempre presente, ao nosso dispor. Infunde-nos confiança e coragem. Mas – e isto é importante – seria um erro não partilhar esta experiência maravilhosa com os outros. Equivocar-nos-íamos se não nos tornássemos mensageiros de esperança para os outros.
Uma particular «poça de água» pode amedrontar os jovens que querem crescer na amizade com Cristo: é o medo de falir no compromisso assumido de amar, sobretudo naquele grande e sublime ideal que é o matrimónio cristão. Pode-se ter medo de não conseguir ser uma boa esposa e uma boa mãe, um bom marido e um bom pai. Se se continua a fixar a «poça de água», pode-se até ver as próprias fraquezas e medos recaírem sobre nós mesmos. Por favor, não vos rendais a eles! Às vezes estes medos provêm do diabo, que não quer que sejais felizes. Não vos rendais! Chamai Deus
em vossa ajuda, abri-Lhe o coração e Ele vos levantará, tomando-vos nos seus braços, e far-vos-á ver como amar. Peço de modo particular a vós, jovens namorados, que cultiveis a confiança de que Deus quer abençoar o vosso amor e as vossas vidas com a sua graça no sacramento do Matrimónio. No coração do matrimónio cristão, temos o dom do amor de Deus, não a organização de festas sumptuosas que, muitas vezes, obscurecem o significado espiritual mais profundo duma jubilosa celebração com familiares e amigos.
Uma «poça de água», enfim, que todos temos de enfrentar é o medo de ser diferentes, de ir contra-a-corrente numa sociedade que nos impele constantemente a abraçar modelos de bem-estar e consumo alheios aos valores profundos da cultura africana. Pensai! Que diriam os Mártires do Uganda a propósito do mau uso dos meios de comunicação modernos, onde os jovens estão expostos a imagens e visões distorcidas da sexualidade, que degradam a dignidade humana levando à tristeza e ao vazio interior? Qual seria a reacção dos Mártires Ugandeses perante o crescimento de ganância e corrupção na sociedade? Certamente pedir-vos-iam para serdes modelos de vida cristã, confiantes de que o amor a Cristo, a fidelidade ao Evangelho e uma sábia utilização dos dons recebidos de Deus não podem deixar de enriquecer, purificar e elevar a vida deste país. Os Mártires continuam a mostrar-vos o caminho. Não tenhais medo de deixar que a luz da fé brilhe nas vossas famílias, nas escolas e nos locais de trabalho. Não tenhais medo de entrar humildemente em diálogo com outras pessoas que podem ver as coisas de forma diferente.
Prezados jovens, queridos amigos, fixando os vossos rostos, encho-me de esperança: esperança quanto a vós, ao vosso país e à Igreja. Peço para rezardes a fim de que a esperança que recebestes do Espírito Santo continue a inspirar os vossos esforços por crescer em sabedoria, generosidade e bondade. Não vos esqueçais de ser mensageiros desta esperança. E não esqueçais que Deus vos ajudará a atravessar qualquer «poça de água» que encontrardes ao longo do caminho.
Tende esperança em Cristo e Ele tornar-vos-á capazes de encontrar a verdadeira felicidade. E, se sentis dificuldade em rezar e esperar, não tenhais medo de vos voltar para Maria, porque é nossa Mãe, a Mãe da esperança. Uma última coisa: por favor, não vos esqueçais de rezar por mim. Deus vos abençoe!
***
Al termine dell’incontro, dopo l’offerta dei doni e la benedizione finale, Papa Francesco lascia l’area di Kololo Airstrip e si reca in auto a Nalukolongo per visitare la Casa di Carità.