mercoledì 25 novembre 2015

Jahvé e Allah sono lo stesso Dio?

Jahvè

di Angela Pellicciari

Due giorni fa stavo tornando a Roma in macchina quando la radio ha trasmesso i discorsi pronunciati al funerale di stato celebrato in onore della ragazza assassinata in una discoteca di Parigi, mentre una banda rock suonava il suo pezzo forte: Kiss the Devil (“Io amo il diavolo e canterò la sua canzone, io amerò il diavolo e la sua canzone”, “Io amerò il diavolo, io bacerò la sua lingua, io bacerò il diavolo sulla sua lingua”).
Ho sentito un rappresentante musulmano affermare che in fondo fra il Dio di Israele (Jahvè) e il Dio dei musulmani (Allah) non c’è troppa differenza. E, devo dire, sono rimasta allibita. Perché questa affermazione è falsa. 
L’Occidente, e l’Italia in modo tutto particolare, nel secondo dopoguerra ha subito una martellante campagna di diffamazione della Chiesa cattolica e della storia cattolica, definite entrambe oscurantiste, violente, intolleranti, colpevoli di ogni tipo di iniquità, incivili. Per dimostrare come la campagna anticattolica abbia colpito nel segno basta pronunciare alcune parole (“crociate, inquisizione, Giordano Bruno, Galilei”) per far sì che ogni italiano, ogni cattolico, si copra di vergogna e ammutolisca.
Le calunnie diffuse contro Cristo e la sua Chiesa sono state ovviamente accompagnate dall’esaltazione di altri modelli di culture e di religioni. In particolare l’islam. Per decenni abbiamo compianto i fedeli di Allah aggrediti dai violenti crociati che li hanno barbaramente uccisi e cacciati dalle proprie case. 
In queste righe mi limito a sottolineare come in realtà fra il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe e il Dio di Maometto le distanze siano incommensurabili. Jahvé ama il suo popolo di cui è padre (tutti i libri biblici definiscono Dio così) e sposo (basti vedere il libro di Osea e il Cantico dei cantici). Il Dio degli ebrei “È colui che è” (Jahvè) e gli uomini sono fatti a sua immagine e somiglianza e quindi, innanzi tutto, sono, hanno un’individualità, una libera volontà, una personalità. Una differenza qualitativa fra maschi e femmine è poi negata alla radice perché: “A immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò”.
Un sacerdote di grande cultura e profonda sensibilità, Gianni Baget Bozzo, qualche anno fa ha scritto sull’islam parole illuminanti. Eccone alcune: “La creazione è un concetto fondamentale del Cristianesimo proprio come realtà altra da Dio, anche se in Dio ha la sua origine e il suo fondamento. Per l’islam la creazione esiste solo come produzione costante della volontà divina: Dio è l’unica causa di tutti gli eventi. Il concetto di natura non ha quindi alcuna parte nel pensiero islamico, che non riconosce – differentemente dal Cristianesimo - alcuna autonomia alle causalità create”. Nella religione islamica, a rigore, il problema del male non si pone, come non si pone il problema del libero arbitrio: male è l’infedele, “un nulla che si ribella contro l’unica causa del suo esistere”. Un nulla che deve essere annientato: “È questa la sottile forma di nichilismo che pervade il pensiero islamico e che, non a caso, ha trovato nelle azioni annichilenti, cioè nelle azioni di guerra, la sua forma propria di azione civile e sociale. Al tempo stesso, l’annullamento, la morte in battaglia, è il modo con cui il musulmano entra nello spazio secondo della creazione che non è, come per il Cristianesimo, la vita in Dio, ma solo un’esistenza premiata”. 
In una delle più belle piazze che la creatività cristiana abbia costruito, davanti alla splendida chiesa in cui è custodito il corpo di San Marco, abbiamo assistito, senza che le pietre urlassero il loro sdegno, all’equiparazione fra il Dio degli ebrei (il Dio di Gesù Cristo) e il Dio di Maometto.