mercoledì 23 dicembre 2015

L’antropologia nella “Deus caritas est”



di Ettore Malnati (Vatican Insider)

In questo documento egli ha voluto offrire un’opportuna riflessione sull’antropologia dell’essere sessuato alla luce della teologia che ha le sue radici nella Rivelazione, che presenta l’uomo e la donna “immagine e somiglianza di Dio”. 
Ci sembra attuale dopo dieci anni richiamare questo documento del Magistero, mentre si fanno sempre più pressanti in Europa concezioni ideologiche che provocano una lettura distorta e preoccupante sull’identità di genere. 

E’ infatti significativa l’impostazione che Benedetto XVI vuol dare alla sua trattazione dell’amore che nasce tra uomo e donna bypassando la mera passionalità e focalizzando invece il rapporto ontologico che vi è tra sessualità umana e il Dio-Amore. Il Papa chiede a coloro che si impegnano a cogliere questo aspetto dell’antropologia di riflettere sul fatto che l’ “amore tra uomo e donna…non nasce dal pensare e dal volere ma in certo qual modo s’impone all’essere umano” . 

Quest’ottica che fu sempre prerogativa della teologia cattolica, invece di aver “avvelenato l’eros” – come sostiene F.Nietzsche, o “averlo rifiutato come tale” lo ha “purificato per donare all’uomo non il piacere di un istante, ma un certo pregustamento del vertice dell’esistenza, di quella beatitudine a cui tutto il nostro essere tende” . L’antropologia della Genesi, nel presentare, con il proprio genere letterario, l’esigenza di una relazionalità identitativa per l’uomo, rimanda al Creatore l’iniziativa di venire incontro alla non positiva situazione di solitudine in cui l’uomo si è trovato (Gn 2,18) tanto da dargli “un aiuto simile a lui” (Gn 2,18). 

E Jahwè Dio “costruì la costola” che aveva tolto all’uomo e ne formò la donna che conduce all’uomo. Allora l’uomo disse: “Questa volta è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Costei si chiamerà donna, perchè è stata tratta dall’uomo” (Gn 2,23). Con la creazione dell’uomo e della donna a sua immagine e somiglianza “Dio corona e porta a perfezione – troviamo nel Magistero di Giovanni Paolo II –l’opera delle sue mani. Egli chiama ad una speciale partecipazione del suo amore ed insieme del suo potere di Creatore e Padre mediante la loro libera e responsabile cooperazione a trasmettere il dono della vita”. L’antropologia sessuale cristiana non è impoverimento dell’ “originario fenomeno umano che è l’amore” ma consapevolezza che l’amore abbraccia anche la corporeità e che il corpo è reso partecipe dell’amore spirituale. Secondo questa prospettiva antropologica l’uomo, maschio e femmina, in quanto spirito incarnato, è chiamato all’amore in ragione proprio di questa sua totalità unificata, che porta alla realizzazione bipolare (uomo e donna) facendo di essi una carne sola. 

L’antropologia cristiana, come viene anche indicata da Benedetto XVI, conferisce alla sessualità la qualifica di componente non epidermica, ma fondamentale, della personalità che viene a costituire una parte preponderante dello sviluppo integrale di essa e del suo processo educativo. “Dal sesso derivano infatti alla persona umana le caratteristiche che sul piano biologico, psicologico e spirituale la costituiscono uomo e donna, condizionando così grandemente l’iter del suo sviluppo verso la maturità ed il suo inserimento nella società” . 

Nell’ottica dell’antropologia cristiana dell’essere sessuato il corpo contribuisce, in modo particolare, a rilevare il senso della vita e della vocazione umana, proprio perchè la corporeità è il modo specifico di esistere e di operare dello spirito umano. La corporeità ha infatti, per la visuale cristiana, una duplice missione: a) di “rivelare l’uomo” ed “esprimere la persona” ; b) di “rivelare Dio e il suo amore creatore, in quanto manifesta la creaturalità dell’uomo, la sua dipendenza da un dono fondamentale che è il dono dell’amore” . 

Benedetto XVI sottolinea che l’antropologia sessuale del libro della Genesi è “la seconda novità della fede biblica” dove traspare “in qualche modo l’incompletezza dell’uomo, il quale è costituzionalmente in cammino per trovare nell’altro la parte integrante della sua interezza, l’idea cioè che egli solo nella comunione con l’altro sesso possa diventare completo….E così il racconto biblico si conclude con una profezia su Adamo: Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne (Gn 2,24)” . 

E’ dunque proprio della costitutività dell’essere umano cercare, alla luce dell’amore eros-agapico la realizzazione della vocazione identitativa dell’uomo, non svilendo, ma orientando la corporeità ad essere garanzia di dignità nel completarsi uomo-donna e nell’essere cooperatori dell’Amore, che è Dio, nel trasmettere la vita. Alla luce di quest’ottica la sessualità umana, oltre ad essere un grande dono dell’Amore di Dio all’uomo, che impegna ogni uomo ed ogni donna alla riconoscente e responsabile accettazione di essa, vivendola come dono e missione di amore personale interpersonale, è anche il messaggio di un effettivo recupero del corpo alla sua dignità di capolavoro dell’universo e di “sacramento” di salvezza. 

L’antropologia cristiana dell’essere sessuato rivela che l’uomo e la donna costituiscono due modi di realizzare, da parte della creatura umana, una determinata partecipazione dell’essere divino, in quanto sono creati a immagine e somiglianza di Dio, e testimoniano questa vocazione non solo come persona singola, ma anche come coppia, quale comunità di amore. 

Vi è da dire però che la rivelazione cristiana presenta e sottolinea due modi specifici per la realizzazione della persona umana nella sua interezza all’amore : quello del matrimonio e quello del celibato per il regno. In entrambi vi è, e vi deve essere nella vocazione specifica, non una duttilità per chi sceglie il matrimonio meramente affettivo – passionale o per chi sceglie il celibato come una sola rinuncia alla logica eros- agapica, bensì sia la prima che la seconda vocazione debbono essere concrete e consapevoli e per sempre realizzazione vera e oblativa della verità più profonda dell’uomo, che è l’ “essere l’immagine creata di Dio”, che è l’Amore.  

A tale proposito il Magistero contemporaneo della Chiesa cattolica afferma che: a) per coloro che realizzano la loro vocazione nel matrimonio “un amore coniugale rivela la sua vera natura e nobiltà quando è considerato nella sua sorgente suprema Dio, che e amore” ; b) per coloro che realizzano la loro vocazione nel celibato per il Regno “la scelta del celibato non comporta l’ignoranza e il disprezzo dell’istinto sessuale e dell’affettività, il che nuocerebbe all’equilibrio fisico e psicologico del sacerdote, ma esige lucida comprensione, attento dominio di sé e sapiente sublimazione della propria psiche su un piano superiore. In tal modo il celibato, elevando integralmente l’uomo, contribuisce alla sua perfezione” .  

E’ dunque nella focalizzazione e realizzazione della verità integrale sull’uomo che si costruisce la vera maturità della persona umana, dove l’equilibrio uni-duale è attento alla maturazione di una sessualità che non è appiattimento sentimentale , bensì complementarietà ontologica che “include l’uomo nella sua interezza” .  
Senza questa maturità anche la dimensione sessuata può essere elemento mortificante per le persone.  

L’antropologia cristiana dell’essere sessuato è garanzia di vera promozione della persona umana. 

Mons. Ettore Malnati 
Vicario episcopale per il laicato e la cultura 
Diocesi di Trieste