martedì 22 dicembre 2015

Segni di Dio

maometto


Le nascite di Gesù e di Maometto celebrate nella stessa data. 

Quest’anno la celebrazione della nascita di Gesù coincide con quella del profeta Maometto. Il Mawlid al-Nabī verrà ricordato la sera del 24 dicembre nella totalità del mondo arabo, il 25 nel resto del pianeta. Non accadeva da 457 anni. Bisogna infatti risalire al 1558 per trovare una configurazione simile (era il 12 del mese lunare di Rabi’ al-awwal dell’anno 966 dell’Egira), mentre nel 1852 il Mawlid coincise con il 25 dicembre.
A spiegarlo, in un articolo diffuso sul sito in rete della Conferenza episcopale francese, è padre Vincent Feroldi, direttore del Servizio nazionale per le relazioni con i musulmani, il quale sottolinea che la notizia ha avuto vasta eco in Francia e non solo: «Da giorni i media algerini e marocchini ne parlano. La trasmissione “Islam de France” del 27 dicembre sarà dedicata a questo tema. Alcune diocesi, come quelle di Metz, Angers e Lille, si sono mobilitate attorno all’avvenimento. Cristiani e musulmani, in Belgio come in Maghreb, se ne rallegrano». Con il Mawlid al-Nabī i musulmani esprimono il loro riconoscimento al profeta, ne rammentano le virtù, pregano e vivono un sereno momento in famiglia. «Comunità cristiane e musulmane — scrive padre Feroldi — avranno così il cuore in festa. Renderanno grazie a Dio, ciascuna nella propria tradizione, per questa buona novella che è la nascita di Gesù o di Maometto, nascite che saranno fonte di incontro tra uomini e donne credenti e Colui che è fonte di vita, fonte della vita. In tale unità di data rarissima, molti vogliono vedervi un segno di Dio, in questi tempi difficili in cui la pace annunciata dagli angeli, la notte di Natale, è maltrattata dalla follia degli uomini». Mawlid e Natale 2015: «Festeggiamo ciò che ci unisce senza ignorare ciò che ci differenzia», è il messaggio lanciato dal direttore dell’organismo episcopale: «Non si tratta di incorrere in un banale sincretismo, comparando Gesù e Maometto. Siamo coscienti di quello che ci unisce e di ciò che ci differenzia. Ma questa simultaneità di feste è una bellissima opportunità di incontro e di scambio. Offre la possibilità di dirsi che siamo felici di stare insieme, credenti, in uno stesso atteggiamento spirituale e umano in cui, da una parte, ci rivolgiamo a Dio nella preghiera e, dall’altra, viviamo momenti di fratellanza e amicizia, in famiglia e con i nostri vicini e amici», osserva il responsabile. L’invito dunque è a essere felici di «poter accoglierci vicendevolmente tra cristiani e musulmani», in questo periodo di Natale, di «poter esprimere in questo fine anno, attraverso la parola, un augurio, dei dolci offerti, il rispetto e il riconoscimento reciproci delle due tradizioni religiose». Felici di «poter dare ai nostri contemporanei un grande segnale del “vivere insieme” in quest’epoca dove, in nome della religione e di Dio, alcuni predicano odio o commettono attentati». Vincent Feroldi esorta inoltre i cristiani ad approfittare di questo momento per scoprire il posto dato a Gesù e a Maria nel Corano. Un’intera sura infatti, la diciannovesima (Maryam), è dedicata alla Vergine Maria. Al versetto 16 vi si legge: «Ricorda Maria nel Libro, Maria, quando si allontanò dalla sua famiglia, in un luogo a Oriente». E il versetto 21 parla di suo figlio: «Rispose: “È così. Il tuo Signore ha detto: Ciò è facile per me [...]. Faremo di lui un segno per le genti e una misericordia da parte nostra. È cosa stabilita”». Nel 2015 — conclude il direttore del Servizio nazionale per le relazioni con i musulmani — «Gesù il Salvatore è più che mai segno, grazia e misericordia per tutti gli uomini. È il principe della pace».

L'Osservatore Romano