mercoledì 24 febbraio 2016

Gandolfini: dov'è finito l'uomo?




Di Federico Cenci (Zenit)
Una mezza vittoria, che non soddisfa tuttavia il popolo delle famiglie. È così che va inquadrato l’epilogo cui è destinato il ddl Cirinnà sulle unioni civili, che domani torna in Aula. Lo hanno spiegato i promotori del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, nel corso di una conferenza stampa in Senato.
Lo hanno fatto proprio mentre l’assemblea dei senatori del Pd si esprimeva a favore della strategia di Matteo Renzi di presentare un maxi-emendamento su cui chiedere la fiducia, d’accordo con il Nuovo Centrodestra, che stralcia l’art. 5 del testo sulle adozioni ma lascia intatto tutto il resto.
Un epilogo salomonico, che accontenta Angelino Alfano e che accettano anche i più intransigenti sostenitori, a sinistra, del testo sulle unioni civili. La maggioranza degli italiani continua però a storcere la bocca.
L’eventuale stralcio della stepchild adoption, commenta Massimo Gandolfini, presidente del Comitato, “è da considerare una vittoria del popolo delle famiglie che sono scese in piazza, le quali hanno il grande merito di aver suscitato un dibattito”. Se non fosse stato per le manifestazioni del 20 giugno e del 30 gennaio, secondo il neurochirurgo, “sarebbe passato tutto il ddl Cirinnà sotto silenzio”, così come “non sarebbe emersa l’abominevole pratica dell’utero in affitto, nascosta tra le pieghe dell’art. 5 sulla stepchild adoption”.
Gandolfini, che ringrazia i giornalisti convenuti per aver contribuito a rompere quella “coltre di silenzio” del servizio pubblico nei confronti di chi si oppone al ddl Cirinnà, ribadisce con chiarezza la posizione del Comitato. “Siamo contrari a una legge che istituzionalizzi le convivenze tra persone dello stesso sesso”, dice.
E aggiunge: “Per noi una legge sulle unioni civili in Italia è inutile”, in quanto “tutti i diritti civili che garantiscono la libertà della persona e che tutelano il mutuo soccorso in un rapporto affettivo con un’altra persona anche di pari sesso, già esistono”. Gandolfini osserva a tal proposito che “il mainstream mediatico fa passare come inesistenti dei diritti che invece sono codificati nel nostro codice civile”.
Un granitico no alle unioni civili, quello del Comitato, che spazza via ogni perplessità ed è avvalorato da un richiamo di Gandolfini all’ormai noto documento della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2003, nel quale si definisce “nocivo per il bene comune della società” un testo legislativo sulle unioni civili.
A proposito del punto di vista della Chiesa, il presidente del Comitato ricorda che nel testo firmato a Cuba tra Papa Francesco e il Patriarca ortodosso Kirill, “c’è un passaggio in cui si esprime ‘rammarico’ poiché in alcuni Paesi sono passate leggi che omologano un’unione civile al matrimonio”.
E allora, alla luce del magistero della Chiesa su questo tema, come va interpretato l’atteggiamento di quei parlamentari cattolici disposti a un compromesso sul ddl Cirinnà? Lo spiega Gandolfini: “Un cattolico è tale non solo quando va in sagrestia e saluta il parroco. A maggior ragione è cattolico nel momento in cui si trova ad assumere una responsabilità alta come quella di un parlamentare”. E in questo senso – aggiunge – “entra in gioco la cosiddetta ‘coscienza ben formata’ di cui ha parlato recentemente il Papa”.
Saranno fischiate le orecchie a qualche esponente di Nuovo Centrodestra. Nelle ore calde in cui si sta consumando l’accordo definitivo sul ddl Cirinnà, Gandolfini dispensa prudenza: “non possiamo fare processi alle intenzioni perché ancora non abbiamo l’ufficialità”. Ma intanto avverte: “Se su questo testo venisse messa la fiducia con il voto dei cattolici, sarebbe scandaloso”, persino “un tradimento”. Il neurochirurgo invita dunque i parlamentari di area cattolica “ad avere chiaro cosa dice il magistero della Chiesa cattolica e a conformarsi a quella tradizione”.
Sull’ipotesi che un domani siano gli stessi esponenti del Comitato a scendere in politica, Gandolfini resta molto evasivo: “al momento non ci sentiamo di scartare nessuna possibilità”. È invece più pragmatico quando gli viene chiesto se il popolo delle famiglie è pronto a scendere di nuovo in strada: “Abbiamo un dovere nei confronti delle famiglie che ci hanno dato fiducia e che hanno appoggiato la nostra battaglia”.
Una battaglia che ha le mostrine con il tricolore italiano. A chi sostiene che ormai in tutto l’Occidente esistano istituti giuridici ad hoc sulle unioni di fatto, Gandolfini risponde così: “L’Italia è sempre stato un faro di civiltà e può esserlo anche oggi, dovremmo essere orgogliosi di riconoscerci nell’idea che la famiglia è formata da un padre e una madre”.