lunedì 22 febbraio 2016

Renzi: "occorre il linguaggio della chiarezza" (!!!)


CommunityLa Croce

RENZI, ATTENTO A TIRARE TROPPO LA CORDA
Se la linea del partito la detta il segretario, sulle Unioni Civili il Pd è diviso anche perché Renzi è in confusione, ma così in confusione che dà ragione addirittura a Di Battista quando parla di voto di fiducia sulle unioni civili.
Esordisce con «Che paura possono fare due persone che si amano?», sfoggio del pensiero complesso che farebbe cadere le braccia a chiunque, e ripete a pappagallo la teoria del complotto grillino.
Il M5s farà pure schifo ma non ha colpe se il partito di governo non riesce ad approvare una legge.
Non è tutto.
Vista la difficoltà decide di rinnegare la linea di neutralità governativa e sposa la linea Di Battista; dice di voler mettere la faccia, «come segretario del Pd», ma non si capisce come e non esclude un emendamento su cui mettere la fiducia perché «non possiamo permetterci di frustrare la speranza come coi Dico 10 anni fa». Lui, che era ferocemente contro i Dico.
Capolavoro logico.
« Siamo ad un bivio - dichiara Renzi -: o auspicare che M5s non abbia la sindrome di Lucy e voti la legge o tentare un accordo di governo con un emendamento su cui sono pronto a mettere la fiducia. Deciderà il gruppo e sono disponibile a partecipare all’assemblea del gruppo da qui a martedì. Il passaggio sulle unioni civili è numericamente delicato: se è vero che vogliamo trovare un punto di caduta tra noi è altrettanto vero che i numeri al Senato non sono quelli dei giornali: siamo 112 noi, 218 gli altri gruppi. Si fa come vogliamo noi se puntiamo alla minoranza. La riforma delle unioni civili ci vede in difficoltà e credo che occorra il linguaggio della chiarezza: noi sappiamo che oggi in Italia c’è ancora un po’ di paura su questo tema e vorremo dirvi con rispetto: che paura possono fare due persone che si amano, vogliono dei diritti e sono pronti a darvi dei doveri. A me fanno paura quelli che si odiano non quelli che si amano. Non ci possiamo permettere di frustrare la speranza come con i Dico dieci anni fa, perché non è più in gioco un patrimonio di diritti ma la credibilità di tutti noi, nessuno escluso».