lunedì 28 marzo 2016

Gesù Cristo è la risposta

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DI ADMIN @COSTANZAMBLOG

“Gesù Cristo, incarnazione della misericordia di Dio, per amore è morto sulla croce, e per amore è risorto” – con queste parole che vanno al cuore della rivelazione cristiana il Papa dalla loggia centrale della Basilica Vaticana ha aperto il Messaggio Pasquale che ha preceduto la benedizione Urbi et Orbi. Alla città di Roma e al mondo, a tutto il popolo cristiano, ma anche a tutta l’umanità, perché questa sete di amore è il segno del cuore dell’uomo, di ogni uomo.
“La sua Risurrezione realizza pienamente la profezia del Salmo: la misericordia di Dio è eterna, il suo amore è per sempre, non muore mai. Possiamo confidare totalmente in Lui” – confido in te è la preghiera che da Santa Teresina di Lisieux a Madre Speranza, passando per Santa Faustina dà il timbro a tutta la vita della Chiesa dall’800 a oggi, è ciò che lo Spirito Santo ha ispirato alle anime che lo hanno ascoltato – “e gli rendiamo grazie perché per noi è disceso fino in fondo all’abisso. Di fronte alle voragini spirituali e morali dell’umanità, di fronte ai vuoti che si aprono nei cuori e che provocano odio e morte, solo un’infinita misericordia può darci salvezza”.
È sempre quello il punto in cui combattiamo la nostra battaglia: non riusciamo a credere davvero che siamo amati così, di quell’amore che desideriamo, di quella pienezza a cui aneliamo, di quel perdono che non meritiamo così abbondante. Ed è lì che il nemico si infila, sussurrando al nostro cuore che non è vero, che non è possibile che qualcuno ci ami così tanto come desideriamo. Eppure, una via di uscita c’è: “Solo Dio può riempire col suo amore questi vuoti, questi abissi, e permetterci di non sprofondare ma di continuare a camminare insieme verso la Terra della libertà e della vita”.
Il nostro cuore ha una misura infinita, vuole, pretende questo amore infinito. Infinito come misura, e infinito perché non limitato dalla morte, che è al fondo di ogni paura di ogni uomo: la paura di morire, del limite, del nulla oggi trova la sua risposta, ma il passo finale è nostro: decidere di credere, chiedere disperatamente di credere, chiedere lo Spirito Santo e fare tutto ciò che è in nostro potere per aprirci alla grazia.
“L’annuncio gioioso della Pasqua: Gesù, il crocifisso, non è qui, è risorto, ci offre la consolante certezza che l’abisso della morte è stato varcato, e, con esso, sono stati sconfitti il lamento, il lutto, l’affanno. Il Signore, che ha patito l’abbandono dei suoi discepoli” – anche noi sperimentiamo l’abbandono, e anche noi certo lo abbiamo fatto sperimentare a  qualcuno! – “il peso di una ingiusta condanna e la vergogna di una morte infame, ci rende ora partecipi della sua vita immortale e ci dona il suo sguardo di tenerezza e di compassione verso gli affamati e gli assetati, i forestieri e i carcerati, gli emarginati e gli scartati, le vittime del sopruso e della violenza. Il mondo è pieno di persone che soffrono nel corpo e nello spirito”.