sabato 9 aprile 2016

Amoris Laetitia: i commenti di Enzo Bianchi e di Giuliano Ferrara


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Nuovo tweet del Papa: "La famiglia è un bene da cui la società non può prescindere, ma ha bisogno di essere protetta." (8 aprile 2016)

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Nuovo tweet del Papa: "Il bene della famiglia è decisivo per il futuro del mondo." (8 aprile 2016)

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La Chiesa non condanna il peccatore
La Stampa

(Enzo Bianchi) Ritengo sia lo stile e l' impianto generale l' aspetto più importante nel valutare a caldo un testo di 250 pagine riguardo al quale molti, nell' opinione pubblica dentro e fuori la chiesa, parevano interessati solo alla presenza o meno di poche righe su un paio di problematiche specifiche. Ed è anche l' aspetto più originale per un documento papale, come già ci aveva abituato papa Francesco con la Evangelii gaudium e la Laudato si'. Frutto dell' ascolto e del discernimento da parte del Papa dei dibattiti e dei testi emersi da due sinodi dei vescovi che hanno ritrovato la loro natura di dialogo franco e fraterno, l' esortazione «sull' amore nella famiglia» riprende e approfondisce il paziente lavoro, proprio dei pastori. «È comprensibile - annota papa Francesco - che non ci si dovesse aspettare dal sinodo o da questa esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico applicabile a tutti i casi» ma, piuttosto, «un nuovo incoraggiamento a un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari» (§ 300). Così essa appare come il primo documento del magistero papale rivolto alla Chiesa universale presente ovunque nel mondo che non consegna un messaggio globalizzato, ma che tiene conto delle diversità delle aree culturali e della complessità degli itinerari di umanizzazione percorsi dai popoli. Il messaggio del vangelo richiede sempre di essere inculturato, come lo è stato già nei primi secoli: la Chiesa nell' annunciarlo deve quindi essere attenta alle tradizioni, alle sfide, alle crisi presenti nei diversi luoghi. Non ci sono infatti solo «segni dei tempi», ma anche «segni dei luoghi» da discernere con sapienza e impegno, perché in ogni cultura e nel suo evolversi sempre permangono dei semina verbi, la parola di Dio a livello di seme. In quest' aria nuova, che si arricchisce di contributi provenienti dall' intera cattolicità, due convinzioni evangeliche sembrano orientare l' intera riflessione: il primo è che non ci sono cristiani «irregolari» e cristiani cosiddetti «giusti», ma che tutti sono chiamati costantemente a convertirsi e a ritornare al loro Signore. L' altro è che «nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo!» (§ 297). Ecco il cuore ardente che dovrebbe irrorare tutte le considerazioni di fronte all' avventura del matrimonio, alla realtà non sempre riuscita delle storie d' amore e della vita familiare e, più in generale, della vita umana e cristiana: «la logica del Vangelo». Le diverse situazioni, le singole persone, le stagioni culturali e i segni dei tempi, le sofferenze e gli errori, le fatiche e le incomprensioni, ma anche gli slanci generosi e la paziente fedeltà quotidiana, tutto dovrebbe essere riletto secondo «la logica del Vangelo». È in questa ottica che papa Francesco chiede alla chiesa tutta di avere lo sguardo di Gesù anche sulle diverse situazioni dette «irregolari» (termine che non piace al Papa) o non conformi alla volontà di Dio: uno sguardo che non condanna in modo definitivo perché solo il Signore potrà giudicare nel giorno della sua venuta il peso delle responsabilità di ciascuno e la sua colpevolezza. La Chiesa non è autorizzata neppure a dichiarare qualcuno «in stato di peccato mortale», privo della grazia di Dio che può santificare anche chi oggettivamente vive una situazione contraddittoria al vangelo. Sì, come Gesù così la Chiesa giudica il peccato, condanna il peccato ma non condanna e non giudica in modo definitivo il peccatore. Ogni persona che pecca resta più grande del peccato commesso. Allora il capitolo ottavo, che tenta di leggere le diverse contraddizioni - presenti nel mondo e nella vita cristiana stessa - al disegno divino sul matrimonio, offre novità di accenti ai quali il popolo cristiano non è abituato. Nella consapevolezza che tutti, anche i cristiani, restano peccatori per tutta la vita perché «non è il bene che vogliono fare che fanno, bensì il male che non vogliono» (come confessa per sé san Paolo nella Lettera ai Romani) la Chiesa non può far altro che annunciare la misericordia, non a basso prezzo, non svuotando la grazia, ma operando un discernimento e aiutando i cristiani a fare essi stessi discernimento attraverso la loro coscienza. Va riconosciuto: mai in nessun documento magisteriale si era giunti a evidenziare in modo così chiaro il ruolo della coscienza, una coscienza formata, che sa ascoltare la parola di Dio e i fratelli, ma una coscienza che è istanza centrale e ultima, patrimonio di ciascuno come luogo della verità cercata sinceramente. In questa prospettiva cade ogni muro tra giusti e ingiusti, tra peccatori manifesti e peccatori nascosti, e tutti stiamo come disobbedienti sotto il giudizio di Dio. E da questa operazione di discernimento, compiuta in modo serio, impegnato, ecclesiale, si potrà anche in casi personali particolari valutare l' eucaristia come alimento per i deboli, mendicanti dell' amore di Dio, e non premio per i giusti. Questo e non altro mi sembra vogliano dire le ponderate e sapienti parole usate da papa Francesco per ricordare la logica del Vangelo e per narrare una sollecitudine che è quella di Gesù verso i suoi discepoli, tutti «duri di cuore e lenti a credere», tutti bisognosi di una misericordia più grande del loro pensare umano, più equa di ogni giustizia, più feconda di ogni rigidità. In modo sintetico e lapidario potremmo affermare che con questa esortazione papa Francesco ha reso «gioiosa notizia», evangelo, la coppia, la sessualità, il matrimonio, la famiglia e la fedeltà. Chi temeva che il Papa cambiasse la dottrina o contraddicesse la grande tradizione cattolica e ha diffidato del suo magistero e dei sinodi, deve ricredersi radicalmente. Quello che è mutato, infatti, è lo sguardo della Chiesa: è caduta ogni visione cinica e angosciata della sessualità e l' annuncio dell' amore tra uomo e donna ha ripreso il suo splendore di verità senza abbagliare. Certo, questo testo spiacerà ai «giusti incalliti», a quelli che il Vangelo denuncia come sedicenti «vedenti» ma che in realtà sono «ciechi». Attirerà invece a Cristo, medico delle vite umane, quelli che si sanno peccatori, umiliati dai loro peccati, bisognosi della misericordia del Signore. La santità, infatti, non è una virtù che sta dietro a noi e che smarriremmo andando avanti, il cammino della santità è davanti a noi: è il cammino in cui, passo dopo passo, diventiamo più capaci di amare e di essere amati.

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Gli eufemismi non veritativi di Francesco. Escogitazioni rischiose di un' attività pastorale
Il Foglio
(Giuliano Ferrara) Perché l' esortazione apostolica sulla letizia dell' amore licenziata dal Papa mostra una chiesa che vuole redimere il mondo redimendosi agli occhi del mondo. C'è spirito eufemistico nell' esortazione apostolica sulla letizia dell' amore licenziata da Papa Francesco. In parte è anche comprensibile: un' attività pastorale be nedicente e misericordiosa ha bisogno di un linguaggio buono, inclusivo. In spirito di verità uno direbbe: l' amore e i suoi luoghi familiari, tra questi il matrimonio indissolubile, è a pezzi. Il divorzio civile ha ovviamente slegato la famiglia. La contraccezione artificiale dietro l' angolo e l' aborto di massa hanno offeso la procreazione. L' ingegneria genetica ha infine rovesciato ogni schema genealogico di sesso e di genere, rendendo tecnicamente possibile l' impossibile creaturale. L' occidente sviluppato è il vertice di questo esito tragico, ateo materialista e sentimentale, il suo compimento. Va bene, avevamo capito. La chiesa cattolica vuole redimere il mondo redimendosi agli occhi del mondo, è il progetto che parte dalla fatale abdicazione di un Papa teologo, successore di un Papa moralista e profeta, e dall' elezione di un Papa callejero, sociale, ecologico, pastorale, infermiere nell' ospedale da campo. Ma per far questo bisogna opacizzare la realtà, sostituirla con un discorso integralmente relativista, proporre il discernimento come soluzione gesuita e casuistica adatta a ciascuna situazione particolare? Bisogna cancellare la teoria del peccato originale in Agostino e definire il sesso, che qui ovviamente non è l' amore sponsale o anche l' eros capace di muovere il mondo nell' agape cristiana, come un magnifico dono di Dio, il gioioso contrario di un male necessario? Io avevo letto che quanto si configurava come innocente e divino atto d' unione nello stato edenico dell' uomo e della donna, dopo il morso alla mela divenne una fonte di angoscia bisognosa della foglia di fico. Ma forse ho letto male. Sono favole. Accademismi biblici. Allegorie che la chiesa cattolica si ostinò sempre a considerare pericolose, sconsigliando per secoli la lettura libera della Bibbia. Pazienza per le mie letture e per il destino dei padri della chiesa nella nuova ermeneutica dell' ottimismo sociologico. Amatevi gli uni sugli altri. Non è l' eventuale infrazione dottrinale che mi preoccupa, quando la leva sacramentale si diluisce a strumento di consolazione di afflitti e peccatori. Il Papa ha pieno diritto di statuire, senza rivoluzioni canoniche e dottrinali, un passo nuovo della presenza apostolica nel mondo. Fra i suoi compiti c' è la condotta misericordiosa del gregge, non si può non riconoscerlo. Non è neanche affar mio, che sono fuori della chiesa. Mi preoccupa invece il profilo culturale della cosa, il fatto che per arrivare a questa redenzione autoredentiva della chiesa si debba scegliere un percorso obliquo, se non fosse irrispettoso direi surrettizio. Bisogna dire il mondo per come il mondo non è più. Bisogna mettere tutto a posto, apparentemente confermando i criteri di vita e di amore che sono sempre stati quelli della chiesa e dei cristiani, per meglio aderire al disordine intrinseco delle cose, delle leggi, dei dettati tecnico -scientifici, e anche ai disordini delle anime, dei comportamenti sociali diffusi. Forse non si poteva fare altrimenti. Ma non è un bel vedere né un bel leggere, per quanto lo si voglia fare con attenzione e con anticipi di comprensione. Avrei preferito che l' esortazione apostolica di Francesco dicesse che siamo in un' impasse, che il tempo (superiore allo spazio) dovrà aiutarci a uscire dalla notte più buia, che quel che hanno detto i predecessori era fondato su un' analisi realistica del pansessualismo e della crisi strutturale della famiglia e dell' amore, che ora bisogna riflettere, ritrovare una chiave di comprensione e di contraddizione alla ideologia mondana del sentimento e della carne che non hanno genere e non sopportano codificazioni, e intanto si possono curare le cicatrici. Ma questo fatto di negare il reale, di passare sopra le inquietudini e le rivolte contro l' umano da Nietzsche a Freud a Foucault, bè, ha tutta l' aria di una escogitazione appunto eufemistica e non veritativa. Quanto restava del lungo combattimento della chiesa con il mondo moderno e le sue idee, nella predicazione dei pontefici che avevano rimesso sulle sue gambe il Concilio Vaticano II, mi sembrava più importante e meno banale.

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Le conclusioni del Sinodo. Il Papa: "Il sesso dono di Dio". E tende la mano ai divorziati
La Stampa
(Andrea Tornielli) Bergoglio fissa in 260 pagine la nuova "costituzione per le famiglie" No ai matrimoni gay, ma nessuno deve sentirsi condannato o escluso. La Chiesa è chiamata «a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle». È la frase chiave dell' esortazione post-sinodale di Papa Francesco «Amoris laetitia», la gioia dell' amore, nove capitoli per oltre 300 paragrafi distribuiti in 260 pagine. Te sto lungo e articolato, che fa proprie le conclusioni degli ultimi due Sinodi e rappresenta quasi una nuova «carta costituzionale» per le famiglie del terzo millennio, in un tempo di grandi cambiamenti. Il tentativo, che emerge quasi in ogni pagina, è quello di un approccio positivo, che parte dalla complessità della realtà e dal superamento della logica della semplice «condanna» e della «lamentela» per ciò che non va. Non ci sono cambiamenti della normativa generale sui sacramenti per i divorziati risposati, ma Francesco, seguendo la via indicata dal Sinodo, insiste sul «discernimento» caso per caso e sull'«integrazione» degli «irregolari» . Amore tra i coniugi Non manca l' analisi delle sfide, come quella rappresentata dalla cultura individualista che porta a non prendere impegni definitivi, o quella rappresentata dalla povertà o ancora da ritmi di lavoro così frenetici da impedire un minimo di vita familiare. Si definisce «inquietante» il tentativo di imporre ai bambini l' ideologia gender, viene ribadito il no all' aborto, si accenna alla «minaccia» dell' eutanasia, viene ripetuta a chiare lettere la contrarietà a ogni equiparazione tra matrimonio e unioni gay. Tra le pagine più interessanti e innovative quelle sulla sessualità, presentata come un «dono meraviglioso» di Dio, con una significativa autocritica per aver insistito troppo sul fine procreativo del matrimonio e non altrettanto sul suo fine unitivo. Per troppo tempo, infatti, la Chiesa ha tenuto, riconosce Francesco, un atteggiamento troppo difensivo, «con poca capacità propositiva per indicare strade di felicità». Nei due capitoli dedicati all' amore tra i coniugi sono contenuti una serie di consigli importanti ma anche più spiccioli, per mantenere viva la «gioia dell' amore», imparando giorno dopo giorno ad amare l' altro uscendo da se stessi. Nel testo, dove trovano spazio citazioni di Jorge Luis Borges, Octavio Paz, Martin Luther King, Erich Fromm e si menziona il film «Il pranzo di Babette» come esempio di capacità di far godere gli altri, c' è ampio spazio dedicato all' educazione dei figli, da aiutare a crescere senza fare i «controllori», evitando la bulimia di smartphone e tablet che porta al rischio dell'«autismo tecnologico». Un intero capitolo, l' ottavo, è dedicato alle famiglie «ferite» e in particolare alla pastorale per i divorziati risposati. Francesco rilancia la necessità di «discernere» e di «integrare», deludendo sia chi chiedeva cambiamenti della norma canonica sull' accesso alla comunione, sia chi ribadiva che nulla può mai cambiare sulla disciplina dei sacramenti. Caso per caso Bergoglio ricorda che i divorziati in seconda unione, «possono trovarsi in situazioni molto diverse», non catalogabili in «affermazioni troppo rigide». Una cosa, ad esempio, è una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, «con provata fedeltà, impegno cristiano, consapevolezza dell' irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe». C' è poi il caso di quanti hanno fatto «grandi sforzi» per salvare il primo matrimonio e hanno subito un abbandono ingiusto, o il caso di chi si è sposato nuovamente «in vista dell' educazione dei figli» e magari in coscienza è certo che il precedente matrimonio, «irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido». Un caso completamente diverso, invece, è una nuova unione che viene da un recente divorzio, con tutte le conseguenze di sofferenza e confusione che colpiscono i figli e le famiglie intere, o la situazione di chi ha ripetutamente «mancato ai suoi impegni familiari». Nessuno può dunque avanzare pretese circa i sacramenti, ma «non è più possibile dire - scrive il Papa - che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta "irregolare" vivano in stato di peccato mortale». Ecco dunque lo spazio per valutazioni caso per caso, nella discrezione del rapporto con il confessore, senza il rischio di introdurre una doppia morale, ma con la consapevolezza che scendendo nei casi particolari ci possono essere circostanze che attenuano le responsabilità personali. Nessuno deve sentirsi condannato, nessuno disprezzato, nessuno escluso.