giovedì 14 aprile 2016

Caro Carrón, “non possiamo tacere”



Il Santo Padre Francesco ha ricevuto questa mattina in Udienza il Rev.do Julián Carrón, Superiore Generale della Fraternità di Comunione e Liberazione.

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Lettera aperta al Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione
Carissimo don Julian Carrón,
ti scriviamo pubblicamente da amici e fratelli nella fede, dopo aver scritto mesi fa a te privatamente o ai soli responsabili, perché, per quanto ci è dato di vedere, permane nei tuoi ultimi interventi un equivoco su cui si radica la sofferenza che oggi tanti avvertono nel Movimento. Perdona la franchezza estrema con cui ti scriviamo: speriamo tanto che non sia sfrontatezza, ma solo un gesto di sincera amicizia, verso di te e verso la nostra gente, ben sapendo che noi abbiamo più bisogno di te di essere continuamente richiamati e corretti. Ci fa piacere che nell’ultimo collegamento di SdC tu abbia apprezzato il richiamo sincero e schietto che è sorto da molti nel Movimento su queste questioni.

L’errore di fondo che si agita nel suddetto equivoco per noi sta nella limitazione o negazione del compito che la Chiesa ha di richiamare con forza a tutti gli uomini alcune verità etiche fondamentali della legge morale data da Dio agli uomini, e di chiedere che siano rispettate dall’autorità civile, specialmente quando quest’ultima o la società o entrambe avvallino o promuovano gravi ingiustizie o addirittura crimini veri e propri, mentre l’aspetto di questo errore che emerge maggiormente nei tuoi ultimi interventi è la separazione o divisione tra legge morale e legge civile.
Tutto questo ci sembra il frutto di un travisamento non solo della dottrina della Chiesa in materia, come risulta particolarmente evidente nel documento “Una presenza originale”, ma anche di quella vita o esperienza cristiana che giustamente tu indichi come “il metodo di Dio” e l’unica possibilità di cambiamento del mondo. Perché ciò di cui stiamo parlando fa parte intrinsecamente di questa vita e di questa esperienza e l’errore sta proprio nell’operare un’esclusione di questo fattore dall’avvenimento cristiano in quanto tale.

Non si può non provare un profondo dispiacere per questo fatto, sia per le conseguenze negative che esso ha sulla vita attuale del Movimento sia perché è assurdo contrapporre la tua sacrosanta insistenza sulla necessità di testimoniare una vita nuova dentro il mondo con l’altrettanto sacrosanta urgenza di dare testimonianza anche alla legge morale e alle sue esigenze civili. Anzi, come si è appena detto, questa seconda testimonianza è parte integrante e inscindibile della prima, e lo è non per un dovere formale, ma per un amore profondo alla verità, che è Cristo stesso, e ai fratelli uomini. Se infatti oggi assistiamo alla presenza di tali mali nell’umanità, in gran parte ciò è dovuto all’ignoranza della verità; essa a sua volta è dovuta, tante e troppe volte, al silenzio di coloro che conoscono la verità e dovrebbero insegnarla.
Sbagli nel ritenere che quelli che sostengono la necessità di un impegno sulle questioni etiche non credano nell’importanza decisiva che solo la testimonianza di una vita può avere: su questa importanza e sulla irrinunciabilità di questa vita siamo tutti d’accordo con te al mille per mille.L’errore sta nell’escludere da questa vita e da questa testimonianza un impegno appassionato per la difesa della legge morale – cioè della giustizia - dentro la società. E’ per un amore che sorge l’esigenza di questo impegno, non per un moralismo. E’ per una implicazione intrinseca alla vita con Cristo che nasce l’urgenza di aiutare un popolo a non autodistruggersi annientando la legge morale, cioè i Comandamenti stessi di Dio. Bisogna ricordare che l’esistenza della legge morale è uno dei cinque passaggi cruciali del decimo capitolo del Senso Religioso, uno di quei cinque passaggi che documentano che non ci diamo l’essere da noi stessi, ma siamo fatti essere da un Altro e dipendiamo da Lui.

Caro Julián, questo nostro intervento non vuole affatto mettere in discussione i molti aspetti positivi che caratterizzano oggi il Movimento e la tua guida – specialmente la tua continua insistenza sull’esperienza -, ma solo la questione in oggetto. Da essa dipendono però molte cose belle e importanti del nostro carisma: la missione negli ambienti, la presenza dentro la società, il sostegno all’insegnamento e all’azione della Chiesa, la crescita della coscienza e dell’iniziativa dei ciellini, e altro ancora. Se CL saprà superare l’assurda contrapposizione tra la fede come vita e il giusto impegno per la giustizia nella società, potrà tornare a respirare a pieni polmoni e dare un grande contributo al bene del popolo.
Cerchiamo di considerare il tutto per gradi, se è possibile, come hai fatto tu in ‘Una presenza originale’, entrando nello specifico delle singole questioni, con lo scopo molto semplice di aiutarci a superare un errore che riguarda tutti noi e che la dottrina della Chiesa ci fa vincere con sicurezza. Occorre fare una riflessione documentata e articolata, che non è possibile riassumere in poche parole, data la gravità della questione.
Grazie Julián per la tua attenzione. Desideriamo solo essere di aiuto a te e alla nostra gente. Dio ci tenga lontani da qualsiasi logica di potere e di divisione. Preghiamo perciò con tutto il cuore la Madonna per questa importante questione.
Un caro saluto

don Gabriele Mangiarotti
don Matteo Graziola
e un gruppo di amici del Movimento

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