"Non basta andare in parrocchia, o nei gruppi. È giunto il momento in cui occorre andare da chi non viene, da chi cerca il senso della vita e non lo trova perché nessuno glielo annuncia. Voi dovete essere la persona che sa annunciare questa buona novella. È giunto il momento per tutta la Chiesa di Roma, di aprire le porte e di andare incontro agli uomini e alle donne, ai ragazzi e alle ragazze che vivono in questa città come se Cristo non esistesse."
San Giovanni Paolo II ai giovani di Roma
Aula Paolo VI, 20 marzo 1997
Aula Paolo VI, 20 marzo 1997
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Al via anche quest’anno l’iniziativa “Cento piazze”, promossa dal Cammino neocatecumenale nella Diocesi di Roma e annunciata questo sabato nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Durante le domeniche di Pasqua, molte piazze della capitale saranno animate da giovani e famiglie del Cammino che porteranno la testimonianza del loro incontro con Dio. Una missione evangelizzatrice - ha spiegato il cardinale vicario Agostino Vallini - che è una grazia, in una Roma secolarizzata, interetnica e interreligiosa.
R. - È un modo per evangelizzare, per uscire dalla parrocchia: è un invito di Papa Francesco, no? Non si tratta di andare verso gli altri con superbia, dicendo loro: ‘Voi siete le pecore perdute’. Si tratta di dare testimonianza: ‘Io ero nella tua stessa situazione. Se tu stai in questa situazione, sappi che Dio ti ama e ti salva’.
R. - Principalmente, significa rispondere a un invito: quello di provare con le poche forze che abbiamo a portare la nostra testimonianza nella città di Roma; provare ad evangelizzare una città che – secondo me – ne ha molto bisogno.
D. – Come questa iniziativa può portare a un cambiamento?
R. – Sicuramente è uno strumento per provare a smuovere qualche coscienza. Anche se è solamente una goccia nell’oceano, è una goccia della quale c’è bisogno: goccia dopo goccia magari, se ognuno fa il suo, si riesce a smuovere qualcosa.
R. - Penso sia importante parlare alle persone che ci sono vicine; non soltanto ai popoli lontani, ma proprio a chi è vicino a noi, perché si vede quanto le persone abbiano bisogno di una parola di salvezza.
D. – Secondo lei, c’è bisogno di evangelizzare Roma?
R. – C’è bisogno, perché oggi viviamo in un mondo corrotto, un mondo di corruzione, e i giovani sono lasciati un po’ allo sbaraglio. Quindi altroché se c’è bisogno, c’è molto bisogno di questo!
D. – Che testimonianza porterai?
R. – Nel momento in cui ti fermi e sai che devi dare una testimonianza, significa rivivere quello che il Signore ha fatto nella tua vita, dove ti ha preso. Io ero un ateo, anticlericale, e il Signore è venuto a cercarmi nella vita con dei fatti. E dopo qualche anno mi ha portato di nuovo nello stesso territorio dove vivo a testimoniare l’esatto contrario di quello che sostenevo. Questo è comunque un momento di crescita per sé stessi.
R. - Momenti in cui ci si racconta la vita vera, in cui abbiamo incontrato concretamente Dio; ci rendiamo partecipi, gli uni con gli altri, di questa vita. E poi si fa festa, si canta insieme, con la gioia del canto si testimonia quello che vivi. E riesci a dedicare questo tempo della domenica, proprio perché hai vissuto una bellezza così grande che poi viene naturale passare del tempo così.
D. – Da dove nasce questo bisogno di evangelizzare e quindi la partecipazione alle “Cento Piazze”?
R. – L’evangelizzazione è dare una testimonianza agli altri, a chi è lontano dalla Chiesa, e aiutarli. Dare una testimonianza agli altri: la nostra vita agli altri.
D. – Il fatto che quest’anno avvenga anche nell’Anno del Giubileo che significato ha in più?
R. – Nella vita quotidiana c’è bisogno della misericordia, di scoprire veramente questi valori e queste cose così importanti. Ringraziamo la madre Chiesa per tutto quello che ci dona, per le cose che ci fa vivere, perché sono importanti e ci servono nella vita quotidiana. RV