sabato 2 aprile 2016

Le "100 piazze" del Cammino

Papa Francesco incontra le famiglie in missione del Cammino Neocatecumenale - OSS_ROM

"Non basta andare in parrocchia, o nei gruppi. È giunto il momento in cui occorre andare da chi non viene, da chi cerca il senso della vita e non lo trova perché nessuno glielo annuncia. Voi dovete essere la persona che sa annunciare questa buona novella. È giunto il momento per tutta la Chiesa di Roma, di aprire le porte e di andare incontro agli uomini e alle donne, ai ragazzi e alle ragazze che vivono in questa città come se Cristo non esistesse."
San Giovanni Paolo II ai giovani di Roma
Aula Paolo VI, 20 marzo 1997

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Al via anche quest’anno l’iniziativa “Cento piazze”, promossa dal Cammino neocatecumenale nella Diocesi di Roma e annunciata questo sabato nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Durante le domeniche di Pasqua, molte piazze della capitale saranno animate da giovani e famiglie del Cammino che porteranno la testimonianza del loro incontro con Dio. Una missione evangelizzatrice - ha spiegato il cardinale vicario Agostino Vallini - che è una grazia, in una Roma secolarizzata, interetnica e interreligiosa. 


R. - È un modo per evangelizzare, per uscire dalla parrocchia: è un invito di Papa Francesco, no? Non si tratta di andare verso gli altri con superbia, dicendo loro: ‘Voi siete le pecore perdute’. Si tratta di dare testimonianza: ‘Io ero nella tua stessa situazione. Se tu stai in questa situazione, sappi che Dio ti ama e ti salva’.
R. - Principalmente, significa rispondere a un invito: quello di provare con le poche forze che abbiamo a portare la nostra testimonianza nella città di Roma; provare ad evangelizzare una città che – secondo me – ne ha molto bisogno.
D. – Come questa iniziativa può portare a un cambiamento?
R. – Sicuramente è uno strumento per provare a smuovere qualche coscienza. Anche se è solamente una goccia nell’oceano, è una goccia della quale c’è bisogno: goccia dopo goccia magari, se ognuno fa il suo, si riesce a smuovere qualcosa.
R. - Penso sia importante parlare alle persone che ci sono vicine; non soltanto ai popoli lontani, ma proprio a chi è vicino a noi, perché si vede quanto le persone abbiano bisogno di una parola di salvezza.
D. – Secondo lei, c’è bisogno di evangelizzare Roma?
R. – C’è bisogno, perché oggi viviamo in un mondo corrotto, un mondo di corruzione, e i giovani sono lasciati un po’ allo sbaraglio. Quindi altroché se c’è bisogno, c’è molto bisogno di questo!
D. – Che testimonianza porterai?
R. – Nel momento in cui ti fermi e sai che devi dare una testimonianza, significa rivivere quello che il Signore ha fatto nella tua vita, dove ti ha preso. Io ero un ateo, anticlericale, e il Signore è venuto a cercarmi nella vita con dei fatti. E dopo qualche anno mi ha portato di nuovo nello stesso territorio dove vivo a testimoniare l’esatto contrario di quello che sostenevo. Questo è comunque un momento di crescita per sé stessi.
R. - Momenti in cui ci si racconta la vita vera, in cui abbiamo incontrato concretamente Dio; ci rendiamo partecipi, gli uni con gli altri, di questa vita. E poi si fa festa, si canta insieme, con la gioia del canto si testimonia quello che vivi. E riesci a dedicare questo tempo della domenica, proprio perché hai vissuto una bellezza così grande che poi viene naturale passare del tempo così.
D. – Da dove nasce questo bisogno di evangelizzare e quindi la partecipazione alle “Cento Piazze”?
R. – L’evangelizzazione è dare una testimonianza agli altri, a chi è lontano dalla Chiesa, e aiutarli. Dare una testimonianza agli altri: la nostra vita agli altri.
D. – Il fatto che quest’anno avvenga anche nell’Anno del Giubileo che significato ha in più?
R. – Nella vita quotidiana c’è bisogno della misericordia, di scoprire veramente questi valori e queste cose così importanti. Ringraziamo la madre Chiesa per tutto quello che ci dona, per le cose che ci fa vivere, perché sono importanti e ci servono nella vita quotidiana. RV