martedì 19 aprile 2016

Leggere Mario Mieli per capire l’odierna “società del caos”



(di Rodolfo de Mattei suOsservatorio gender) su Recentemente la popolare rivista online “Wired” ha pubblicato un articolo dal titolo, Omosessualità, femminismo e teorie riparative, perché bisogna rileggere Mario Mieli, nel quale l’autrice raccomanda la lettura diElementi di critica omosessuale, il più importante scritto di Mario Mieli (1952-1982), colui che è considerato il “padre” del movimento omosessuale italiano, dato alle stampe da Einaudi nel 1977.
Elementi di critica omosessuale, che in realtà è una semplice rielaborazione della tesi di laurea di Mieli in Filosofia Morale, viene presentato dalla giornalista di “Wired” come un’opera visionaria e all’avanguardia, più che mai attuale ed indicata per aiutarci a comprendere e risolvere le complessità sociali odierne.
A nostro avviso, rileggere oggi tale folle testo è utile, più che altro, per risalire alle origini e comprendere quelli che sono i reali assunti teorici alla base dell’attuale ideologia del gender, così strettamente collegata al pensiero omosessualista formulato, già allora, dal giovanissimo Mario Mieli. Come scrisse infatti il giornalista ed attivista gay, Gianni Rossi Barilli, curatore, insieme a Paola Mieli, di una nuova edizione del saggio, pubblicata da Feltrinelli nel 2002, il volume di Mieli «rimane a tutt’oggi il più importante saggio teorico prodotto in Italia nell’area del movimento di liberazione omosessuale».
Ma chi era Mario Mieli? E qual era il pensiero del fondatore e ideologo del movimento omosessualista italiano?
Mieli, proveniente da una famiglia benestante, dopo aver abbracciato la dottrina marxista ed aver, in un primo momento, aderito a “Lotta Continua”, nel 1971, rientrato in Italia da un’esperienza londinese dove era entrato in contatto con il Gay Liberation Front, sarà tra i fondatori del “Fuori!” (Fronte Unitario Omosessuali Rivoluzionari Italiani), la prima espressione organizzata del movimento omosessualista in Italia.
Teorico di una rivoluzione gay in chiave marxista Mieli, il cui motto di battaglia parlava chiaro, “Lotta dura, Contronatura!“, proponeva l’emancipazione dell’uomo tramite la “prassi” sessuale contronatura o “perversa”, da lui sintetizzata in un altro suo celebre slogan “Mens sana in corpore perverso“.
Elementi di critica omosessualeSecondo il pensiero esposto da Mario Mieli in Elementi di critica omosessuale, gli uomini nascono infatti “naturalmente” con un’innata tendenza polimorfa e “perversa”, caratterizzata da una «pluralità delle tendenze dell’Eros e da l’ermafroditismo originario e profondo di ogni individuo». Da qui discende che ogni persona sarebbe potenzialmente transessuale se non fosse influenzata, fin dall’infanzia, dalla società eteronormativa che obbliga l’individuo a considerare l’eterosessualità come “normalità” e tutto il resto come perversione. Un processo che Mieli chiama “educastrazione”, attraverso cui la società agisce repressivamente sui bambini «allo scopo di costringerli a rimuovere le tendenze sessuali congenite che essa giudica perverse».
I tradizionali valori famigliari naturali e cristiani costituiscono un ostacolo per la realizzazione di tale rivoluzione sociale e vengono, dunque, liquidati da Mieli come pregiudizi di certa canaglia reazionaria” che, trasmessi con l’educazione, hanno la colpa di “trasformare il bambino in adulto eterosessuale“. Coerentemente con il suo pensiero, l’ideologo omosessualista si espresse esplicitamente anche in materia di sessualità infantile, diventando uno dei teorici della pedofilia e della relazione omosessualità-pedofilia. Anche i bambini possono infatti, secondo Mieli, “liberarsi” dai pregiudizi sociali e trovare la realizzazione della loro “perversità poliforme” grazie ai pedofili, specie se omosessuali. In tal senso, sempre inElementi di critica omosessuale, Mieli scrive testualmente:
«Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica».
Il prof. Tim Dean psicoanalista dell’Università di Buffalo, nel suo contributo in appendice di allo scritto di Mieli, nota come il modello libertario proposto dall’autore non conosca confini o limiti di nessun genere:
«nel processo politico di ristrutturazione della società (…) Mieli non esita a includere nel suo elenco di esperienze redentive la pedofiliala necrofilia e la coprofagia – e – ridefinisce drasticamente il comunismo descrivendolo come riscoperta dei corpi. (…) La corporeità umana entra liberamente in relazioni egualitarie multiple con tutti gli esseri della terra, inclusi i bambini e i nuovi arrivati di ogni tipo, corpi defunti, animali, piante, cose, annullando ‘democraticamente’ ogni differenza non solo tra gli esseri umani ma anche tra le specie».
sito mieli5521Tale schizofrenica visione libertaria è limpidamente esposta in un testo relativo ad una conferenza tenuta da Mieli nel febbraio 1982 a Brescia dal titolo, La liberazione dell’Eros per il conseguimento dell’armonia (G.Silvestri, Oro Eros Armonia. L’ultimo Mario Mieli, Edizioni Libreria Croce, Roma 2012).
In esso, Mieli esprime infatti, secondo il suo stile, senza giri di parole il proprio pensiero riguardo pratiche come la coprofagia, il sadismol’omicidio.
Rispetto alla coprofagia l’attivista omosessuale invita il pubblico in sala a scoprirne il “valore” e il “significato nascosto”, affermando:
«La coprofagia è fonte di piacere, beninteso se si mangia m…. perché lo si vuole fare e non si è costretti. La coprofagia fa star bene e sviluppa le nostre facoltà creative […] Il coprofago non ha bisogno di fare proseliti, in quanto prova crescente piacere nutrendosi di proprie feci […]».
Alla domanda di uno persona del pubblico di chiarire il suo pensiero riguardo l’omicidio e il sadismo, Mieli risponde così:
«[…] io sono certo che il Regno della Libertà non sarà conquistato finché sussisteranno tabù erotici. […] per garantire la libertà sessuale e la civile convivenza basterebbe creare centri di “intrattenimento” sadomasochistico, ove chi desideri godere della violenza, inflitta o subita, possa farlo senza restrizioni legali».
Questi luoghi costituirebbero dunque, per l’ideologo omosessualista, una auspicabile “conquista civile”, svolgendo contemporaneamente un doppio importante compito: da una parte, essi sarebbero una sorta di valvola di sfogo per gli individui e, dall’altra, allo stesso tempo, essi costituirebbero di riflesso una valvola di sicurezza per la società.
Mieli va poi ancora oltre, arrivando a legittimare la tortura e l’omicidio tra persone consenzienti, dichiarando:
«Oltre che luoghi di piacere, sarebbero centri di studio delle “passioni” distruttive, nei quali verrebbe garantita l’assistenza medica e psicologica a chiunque intendesse entro i limiti della conformità di voleri, o più esattamente, della complementarietà di voleri: così, ad esempio, in certe alcove avrebbero acceso solo coloro che desiderassero uccidere o farsi uccidere».
All’osservazione di una donna dal pubblico che lo accusa di promuovere, in tal modo, metodi “fascisti” che teorizzano la possibilità di picchiare o uccidere qualcuno e, tanto più, la creazione di luoghi in cui si è liberi di esercitare la violenza, Mieli replica, rivendicandol’illimitato diritto di scelta dell’individuo, al di là di ogni principio morale:
«Perché mai una persona non dovrebbe poterle prendere con l’approvazione della comunità? Come esistono persone che amano infliggere dolore, così vi sono altri che desiderano patirlo. Ad esempio io conosco un tedesco che adora farsi strappare i capezzoli da ragazzoni ubriachi: ebbene, non mi permetterei mai di giudicare il suo desiderio: non voglio essere moralista, bensì (a)morale. Ripeto: non si può concepire la transizione dall’attuale stato delle cose a una società veramente armonica senza prefigurare l’esistenza di luoghi ove chi lo vuole possa esercitare o subire la violenza […]».
La “società armonica” auspicata e teorizzata da Mieli, nella quale tutti gli individui hanno il diritto a realizzare la propria insindacabile volontà, seguendo gli istinti e le passioni, libere da qualsiasi “freno” morale, è nella realtà una nichilista e bestiale “società del caos”, i cui drammatici effetti sono sotto gli occhi di tutti, destinata ad auto-dissolversi.
MARIOMIELINel 1983, dopo essersi dedicato nell’ultimo periodo all’esoterismo e alla magia, Mario Mieli, coerentemente con il proprio pensiero, si suicidò all’età di trent’anni nella sua abitazione di Milano. A lui è intitolato il “Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli“, sorto a Roma nello stesso anno della sua morte, tutt’oggi in prima linea nel promuovere e diffondere le sue folli e perverse teorie nella nostra società.