lunedì 11 aprile 2016

Samaritana della misericordia



Nuovo tweet del Papa: "I figli sono un meraviglioso dono di Dio, una gioia per i genitori." (11 aprile 2016)

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Madre Teresa e i Papi


(Lush Gjergji) Nella vita e nelle opere della beata madre Teresa un’importanza fondamentale, spesso anche determinante, hanno avuto diversi Papi, da Pio XII a Francesco. Ripercorrendo la sua vita appare chiaro come lo Spirito Santo ha operato per mezzo suo e per mezzo dei Pontefici che si sono succeduti per il bene della Chiesa al servizio degli ultimi. Facendo a volte anche cambiare idea. Come nel caso di Papa Pio XII. Il Pastor angelicus non aveva dubbi, era fermamente convinto che non c’era bisogno di aumentare il numero delle Congregazioni religiose femminili o maschili, ma piuttosto dare spazio allo spirito di Cristo e al servizio evangelico.
«Dio mi ha chiamato ad abbandonare tutto per dedicarmi solo a Lui tramite il servizio ai più poveri e ai non amati», scriveva madre Teresa in una lettera. Il 12 agosto 1948 Pio XII le diede il permesso di uscire dalla comunità delle Suore di Loreto, restando sotto la giurisdizione dell’arcivescovo di Calcutta. Due anni dopo, nel 1950, le diede il permesso di fondare la nuova comunità di religiose, le Missionarie della Carità. Ebbe inizio così la grande opera di Dio tramite madre Teresa prima a Calcutta, in India, poi nel mondo intero.
Il carisma della beata colpì il cuore anche di Giovanni XXIII. In un’intervista che mi ha rilasciato nel 2008, il segretario di Papa Roncalli, monsignor Loris Francesco Capovilla, creato cardinale nel 2014 da Papa Francesco, mi disse: «Papa Giovanni spesso parlava di madre Teresa con me e con il segretario di Stato vaticano, il cardinale Tardini, come anche con altri, di questa grande e meravigliosa donna. La semplicità e l’amore erano la sua forza. È bello che un piccolo popolo abbia potuto avere una Madre così grande».
Una grande svolta alla comunità di madre Teresa la diede Paolo VI. Un primo incontro ci fu durante la storica visita in India nel 1964 per il Congresso Eucaristico a Bombay. In quell’occasione il Papa volle regalare la Cadillac con la quale viaggiava durante le sue visite ufficiali «per aiutare lei e per il bene dei poveri». Madre Teresa mise subito questa macchina lussuosa come premio di un lotteria ricavando in questo modo molti soldi per aiutare i più bisognosi. Il fatto ebbe una risonanza internazionale. L’anno successivo, il 10 febbraio 1965, con il Decretum laudis Paolo VI riconobbe l’ordine delle Missionarie della Carità come Congregazione di diritto pontificio. Questo consentì alle suore di espandersi in India e nel mondo. Tre anni dopo Montini invitò madre Teresa ad aprire la prima casa delle Missionarie della Carità a Roma. Era il 22 agosto del 1968. Meno di un anno dopo, il 29 marzo del 1969, approvò la fondazione Collaboratori di madre Teresa. Il 6 gennaio del 1971 il Pontefice consegnò alla suora il Premio per la Pace Giovanni XXIII.
Ma il duetto di Dio per eccellenza nelle strade del mondo fu quello composto da Giovanni Paolo II e madre Teresa. Nel 1980 il Papa polacco consegnò alla suora la chiave della Casa dell’accoglienza destinata a ospitare e accudire i bambini e le madri abbandonate. In seguito le donò la dimora Dono di Maria per poter accogliere e assistere i senzatetto di Roma. E ancora risuonano tra i cattolici albanesi le parole pronunciate da Giovanni Paolo II durante la sua visita pastorale in Albania: «Carissimi, non posso non salutare una persona così umile che si trova fra di noi. È madre Teresa di Calcutta. Tutti sapete da dove viene, qual è la sua patria. La sua patria è qui. Nella persona di madre Teresa, l’Albania è stata onorata per sempre. Vi ringrazio oggi a nome della Chiesa cattolica, vi ringrazio carissimi albanesi, per la figlia di questa terra, del vostro popolo».
Quando madre Teresa morì, il 5 settembre del 1997, Giovanni Paolo II si rivolse a lei chiamandola «buona samaritana» e ricordandola nelle diverse occasioni che aveva avuto di incontrarla come «una figura piccola, piena di vita e al servizio dei poveri fra i più poveri, con la forza di Cristo». Con un atto straordinario, lo stesso Pontefice permise in via eccezionale l’inizio del processo di beatificazione soltanto cinque anni dopo la sua morte. In seguito fece coincidere la beatificazione di madre Teresa, il 19 ottobre 2003, con la Giornata missionaria mondiale, ricordando come la vita della beata Madre Teresa fosse stata incorporata nell’amore, «come annuncio coraggioso del Vangelo di Cristo».
Benedetto XVI considerava madre Teresa un fulgido esempio di come la preghiera sia l’inesauribile sorgente dell’amore verso il prossimo. Nell’enciclica Deus Caritas est Papa Ratzinger scrive: «La preghiera come mezzo per attingere sempre di nuovo forza da Cristo, diventa qui un’urgenza del tutto concreta. Chi prega non spreca il suo tempo, anche se la situazione ha tutte le caratteristiche dell’emergenza e sembra spingere unicamente all’azione. La pietà non indebolisce la lotta contro la povertà o addirittura contro la miseria del prossimo. La beata Teresa di Calcutta è un esempio molto evidente del fatto che il tempo dedicato a Dio nella preghiera non solo non nuoce all’efficacia e all’operosità dell’amore verso il prossimo, ma ne è in realtà l’inesauribile sorgente. Nella sua lettera per la Quaresima del 1996 la beata scriveva ai suoi collaboratori laici: “Noi abbiamo bisogno di questo intimo legame con Dio nella nostra vita quotidiana. E come possiamo ottenerlo? Attraverso la preghiera”».
Ma oltre che esempio di preghiera attiva, madre Teresa fu indicata dal Papa anche come esempio di gioia evangelica. Il 16 dicembre 2008 nella terza domenica d’Avvento, Benedetto XVI diceva che «la gioia cristiana viene da questa certezza, Dio è vicino a noi, è con me, è con noi, nella gioia e nella tristezza, nella salute e nella malattia, come nostro Amico fedele. La beata Madre Teresa non era forse la testimone indimenticabile della gioia evangelica nel nostro tempo? Lei ha donato a tutti il sorriso di Dio».
Senza mai dimenticare che la vita è servizio da vivere come un dono, madre Teresa spese tutta la sua esistenza per gli altri. E quando il 4 gennaio del 2008 Benedetto XVI visitò in Vaticano la casa Dono di Maria delle Missionarie della Carità diede testimonianza concreta del suo appoggio alla missione svolta dalle sorelle a favore dei poveri e dei senzatetto. E in quella occasione disse: «È Natale ogni volta che creiamo a Gesù la possibilità di amare gli altri tramite noi. Per anni, quando ero prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ho passato molte ore vicino a questa istituzione meritevole voluta dal mio predecessore, il servo di Dio Giovanni Paolo II, che ha affidato questo alla beata Madre Teresa di Calcutta. Questa Casa ha un bel nome, Dono di Maria, e ci invita tutti all’inizio dell’anno a donare la nostra vita senza nessuna stanchezza».
Papa Francesco e la beata madre Teresa sono spiritualmente due “anime gemelle” perché il loro orientamento e atteggiamento evangelico è basato sulla semplicità, umiltà, povertà, ma soprattutto sulla fede e l’amore. Nell’enciclica Lumen fidei il Papa scrive: «La luce della fede non ci fa dimenticare le sofferenze del mondo. Per quanti uomini e donne di fede i sofferenti sono stati mediatori di luce! Così per san Francesco d’Assisi il lebbroso, o per la beata madre Teresa di Calcutta i suoi poveri. Hanno capito il mistero che c’è in loro. Avvicinandosi a essi non hanno certo cancellato tutte le loro sofferenze, né hanno potuto spiegare ogni male. La fede non è luce che dissipa tutte le nostre tenebre, ma lampada che guida nella notte i nostri passi e questo basta per il cammino».
Definendo madre Teresa come un’«icona della misericordia di Dio», il Papa ha deciso di canonizzarla quest’anno.

L'Osservatore Romano