martedì 12 aprile 2016

Una famiglia per l'Europa!



Fonte:  lanuovabq

Ce lo chiede l’Europa! È il leitmotiv che accompagna tutte le ingerenze di Bruxelles nelle politiche nazionali ed è l’assunto da cui partono tutti i progetti di riforma che incontrano la netta contrarietà dei delle opinioni pubbliche del Vecchio Continente. Il ritornello lo sentiamo pronunciare come un mantra in occasione di ogni legge di stabilità e ad ogni “ritocco” del sistema previdenziale.
Non fanno eccezione cosiddetti temi etici come il diritto di famiglia,il matrimonio, il fine vita, l’aborto, le adozioni e tante altre questioni sensibili rispetto alle quali i burocrati delle istituzioni comunitarie si arroga il diritto di additare da una parte chi rispetta gli standard umanitari dell’attuale società politicamente corretta e dall’altra quanti invece si ostinano a restare i “fanalini di coda” del circuito dei nuovi diritti di civili. I gruppi pro-family di sette Paesi comunitari hanno deciso che è arrivato il momento di ribaltare questo schema e sono loro a “chiedere all’Europa” che, una volta per tutte, venga inserita nei trattati dell’Unione la definizione di famiglia come unione tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio o la discendenza e la filiazione.
Per fare questo il 4 aprile scorso, in tutti 28 Stati membri, è stata lanciata la petizione “Mun Dad andKids”. L’iniziativa è stata presentata oggi in Italia, presso il Senato a Roma, dal Comitato Difendiamo i Nostri Figli promotore dei due grandi Family day di giugno e gennaio scorsi. Secondo il regolamento delle petizioni europee deve essere raccolto almeno un milione di firme entro 12 mesi in tutti gli Stati membri, e una quota minima di sottoscrizioni deve essere raggiunta in ogni singolo Paese, circa 54 mila in Italia. Ciò è necessario perché la Commissione Europea prenda in considerazione la proposta. Tecnicamente diventa quindi una sorta di mozione su cui i vertici dell’Ue sono obbligati ad esprimersi.
Sancire nei trattati europei una definizione di famiglia aderente al modello naturale che harappresentato il caposaldo di tutta l’antropologia umana non è una mera azione speculativa tesa a riaffermare che le foglie sono verdi d’estate. Infatti, i testi dei vari organismi dell’Unione Europea hanno sempre più frequentemente menzionato la famiglia. In alcuni casi, questi testi hanno perfino definito la famiglia, anche se tali definizioni differiscono l’una dall’altra e creano problemi normativi di cruciale importanza che influiscono sulle direttive inerenti l’educazione, la filiazione e perfino il welfare.
Questo perché, come ha spiegato il membro del Comitato promotore Difendiamo i Nostri Figli,Simone Pillon, «purtroppo, ultimamente, grazie anche al diffondersi delle ideologie individualiste, in molti Paesi si è allargato ad una definizione di famiglia che non rispecchia più la realtà. Ci sono, quindi, alcuni Paesi che intendono come famiglia anche tre, quattro persone che vivono insieme, legate magari da una relazione di poli-amore». Dunque, «se tutto è famiglia, se ogni relazione è considerata familiare, a quel punto anche le politiche sociali non possono più andare a incidere efficacemente», prosegue Pillon. «É chiaro, infatti, che se la mano pubblica deve andare incontro, di fatto, a tutti i soggetti, perché tutti si ritengono famiglia, a quel punto non ci saranno più le risorse per andare a fare politiche selettive per quel nucleo sociale e relazionale che è la famiglia».
L’obiettivo che si sono posti gli organizzatori della petizione, tra cui si annovera anche il grandemovimento di massa francese La Manif Pour Tous, è quello di raccogliere un numero di sottoscrizioni molto superiore a quello previsto dal regolamento, per dare proprio il segnale forte che i popoli europei tengono alla famiglia. E secondo il Comitato Difendiamo i Nostri Figli L' Italia é il Paese Occidentale dove più che mai «é possibile dare un'inversione di tendenza». «Stiamo sostenendo da tempo», ha aggiunto Pillon, «una campagna contro l'approvazione delle unioni civili nel nostro Paese; questa petizione sarà una grande occasione per il comitato e per tutto l'associazionismo familiare, a cui lanciamo un appello, per tornare nelle piazze e parlare alle persone». 
La battaglia per la famiglia iniziata con l’opposizione al ddl Cirinnà si sposta quindi anche sul pianoeuropeo: «Invitiamo i nostri governati», ribadiscono i membri del comitato, ad «uscire dal provincialismo americocentrico, che pone come obiettivo semplicemente lo scimmiottare le politiche familiari di Obama, e seguire invece una politica fondata sulla natura e sul sostegno delle relazioni umane significative». L’alternativa alla famiglia – sottolineano i promotori del Family day – non è una unione arcobaleno ma la solitudine, lo dicono le statistiche dei Paesi del Nord Europa, Svezia in primis, dove la disintegrazione del concetto stesso di famiglia ha portato il 65% popolazione a vivere in un nucleo “mono-parentale”.
Un vento diverso spira però dai Paesi dell’Est e questo lascia presagire che il milione di firme sarà intempi molto rapidi. Tra i promotori ci sono, infatti, anche i movimenti polacchi, ungheresi e croati. Questi ultimi, nel 2014, con un referendum, sono riusciti a far introdurre nella Costituzione del Paese balcanico proprio la definizione di famiglia come unione tra un uomo e una donna, chiudendo di fatto la porta al riconoscimento delle unioni omosessuali. La petizione europea “Mamma, papa e figli” (Mum, Dad and Kids) può essere sottoscritta on line all’indirizzo www.mumdadandkids.eu e su carta (il modulo può essere scaricato dal sito internet e spedito all’indirizzo indicato sul modulo per ogni Paese). Ulteriori informazioni possono essere reperite sul sitowww.difendiamoinostrifigli.it