giovedì 26 maggio 2016

Benedetta, ferita e trasformata




Flannery O' Connor, un iceberg che squarcia i nostri Titanic quotidiani 
 Il Foglio 


(Edoardo Rialti) L' arte stessa ha il suo emblema nell' immagine di Giacobbe che si allontana zoppicando dalle rive del Jaboc, benedetto, ferito e trasformato da quella lotta terribile... Fino a che punto l' uomo può possedere il mistero della creazione senza rimanerne ferito?", domandava George Steiner. La scrittrice americana Flannery O' Connor ha incarnato quest' affermazione non solo raccontando manovali che si tatuano Cristi bizantini sulla schiena e ragazze che si fanno sgraffignare la gamba di legno da venditori di Bibbie, ma anche con la vita, consumata da un lupus che la faceva davvero zoppicare, senza per questo rinunciare al sorriso per cui annunciava le stampelle con un "sono ufficialmente una struttura ad archi rampanti". 
Alle sue splendide lettere adesso si aggiunge un nuovo gruppo di missive, a un destinatario particolare. Esce finalmente anche in Italia il suo "Diario di preghiera" (Bompiani, nella bella traduzione di Elena Buia e Andrew Rutt), redatto tra il 1946 e il 1947. In un suo racconto un giova notto restava affascinato da un gesuita dall'"espressione taciturna e superiore e il sorriso vagamente divertito", tanto da richiedere la presenza di un suo collega al capezzale, pregustandosi una raffinata conversazione scettica, per ritrovarsi invece a fronteggiare un vecchio sacerdote sordo che non conosce gli scrittori contemporanei ma sputazza le Scritture. Il malcapitato è in trappola, "ma lo Spirito Santo, cinto di ghiaccio anziché di fuoco, proseguì, implacabile, la sua discesa". 
Chi apre queste brevi preghiere incappa in una sorpresa non dissimile. Non ci sono le dolorose torsioni carnali di Agostino o Julien Greene, o i pugni chiusi di Tolstoj, che con Dio sembrava avere lo stesso disagio, nelle parole di Gorkij, di "due orsi nella stessa tana". Pare di assistere a una conversazione molto ordinaria ("Caro Dio", come nei biglietti dei bambini), ma che dettaglia un' analisi che scandaglia i propri abissi interiori con la stessa luce implacabile di quel suo racconto. Meschinità grandi e piccole, le proprie resistenze ad amare davvero Dio e lo struggimento di cedergli tutto, la tragicomica commistione di alti e bassi della natura umana: "Oggi ho dato prova di essere insaziabile - di biscotti ai cereali e di pensieri erotici". Il grande campo di battaglia resta sempre lo stesso. 
Per chi, come lei, "morale e dramma coincidono", la grande cartina di tornasole del cammino esistenziale era sempre e comunque la sua vocazione di narratrice "nel territorio del diavolo". Non tanto la pubblicazione e ancor meno il successo, ma anzitutto la scrittura in sé. "Per favore aiutami caro Dio a essere una brava scrittrice... per favore dammi la grazia necessaria, oh Signore, e per favore fa' che non sia così difficile da ottenere come è stato per Kafka". La scopriamo riflettere sulla dinamica del desiderio frustrato in Proust e accusare il colpo della lettura di Leon Bloy - "la cosa terribile è che siamo in grado di tornare a essere noi stessi dopo averlo letto. Lui è un iceberg scagliato contro di me per fare a pezzi il mio Titanic e spero che il mio Titanic venga distrutto... Nessuno può fare di nuovo quello che ha fatto Cristo. 
Questi moderni Cristi raffigurati nei manifesti di guerra e in poesie come 'ogni uomo è Gesù, ogni donna Maria' avrebbero provocato a Bloy un conato di vomito. Il resto di noi ha perso la capacità di vomitare". Questa zitella del sud degli Stati Uniti, con i suoi pavoni e le battute al vetriolo, era davvero, come la definì Lorraine Murray, la badessa di Andalusia, e già questo suo dialogo con chi riteneva essere l' Artista Supremo è disseminato di immagini e intuizioni con cui avrebbe squarciato i Titanic dei suoi lettori: "Chi non conosce tutte le cose non può essere ateo. Solo Dio è ateo. Il diavolo è il più grande credente, e ha le sue ragioni". Aveva ragione Steiner, ogni artista è Giacobbe che si scontra con l' Angelo: non conoscevamo però i silenzi, le confidenze sussurrate, gli scherzi, i moti di tenerezza e desiderio che possono costellare tale lotta al buio, senza quartiere.