martedì 31 maggio 2016

LE RAGIONI DELL’UNICA BATTAGLIA



Da Libertà e Persona
Lo scorso sabato a Roma si è costituito il “comitato delle famiglie per il NO” al prossimo referendum costituzionale previsto per ottobre. Il comitato nasce dalla spinta dei due recenti Family Day e vede l’autorevole firma del portavoce del “Comitato Difendiamo i nostri figli”, Massimo Gandolfini, neurochirurgo bresciano, il quale ha sottolineato che l’anima di questo movimento non è espressione di vendetta o rivendicazione nei confronti del premier e del governo, ma della riaffermazione della giustizia sociale in tempi in cui la democrazia è messa a dura prova. Alcuni però faticano a vedere la relazione fra la difesa della famiglia naturale e una possibile riforma della nostra Costituzione. Cerchiamo brevemente di individuarne i nessi.
  1. C’è, innanzitutto, un problema relativo al mandato del governo. Paradossalmente il governo si trova guidato da un partito di maggioranza,
    che porta il nome di “Democratico”, ma che amministra la cosa pubblica con autorità e forza senza aver mai avuto il mandato del “démos”, del popolo. Nonostante questo sta mettendo mano a riforme radicali per la storia del nostro Paese con ostinata arroganza e disinteressandosi del reale pensiero dei cittadini italiani. La recente approvazione delle legge sulle “unioni civili” ne è stata una dimostrazione. Approvata senza nemmeno una discussione, sia al Senato che alla Camera, e promossa “violentemente” con due voti di fiducia.
  2. Se il referendum di ottobre dovesse passare la democrazia (tanto decantata a parole ma coltivata molto poco nei fatti) subirebbe ancora un colpo decisivo. A questo seguirebbe una riforma della legge elettorale che porterebbe ad un premio di maggioranza esorbitante (il 25% dei voti controllerebbe il 55% dei seggi) dando a pochi il potere su molti. Se a questo aggiungiamo l’eliminazione della seconda camera, ne esce un esecutivo talmente rafforzato da presagire scenari da nuova “dittatura”.
  3. Se con la struttura attuale del Governo e delle Camere si è riusciti a far passare una legge (“unioni civili”) che aveva fatto scendere in piazza milioni di cittadini italiani, senza che ne fosse discusso almeno un emendamento in aula, l’alba del dopo referendum vedrà governi capaci di approvare in tempi ristretti e limitando al minimo le consultazioni (e continuando ad ignorare completamente la voce del popolo!) leggi come l’utero in affitto, la liberalizzazione delle droghe, l’eutanasia, l’adozione dei figli per i single e coppie omosessuali, ecc… fino a quelle liberticida come la legge sull’omofobia.
  4. Risulta dunque evidente che l’urgenza del “comitato delle famiglie per il NO” sia non solo sul merito di singole leggi ma anche di metodo attraverso il quale questo Governo (di non eletti) sta esercitando una pressione sull’opinione pubblica, aggravata anche dal grande controllo che esso esercita su mezzi televisivi e editoriali.
  5. Il Comitato, quindi, non chiude la porta a possibili cambiamenti della Costituzione, ma promuove l’idea che questa modernizzazione debba passare attraverso una condivisione ampia, seguendo il metodo dei padri costituenti. Non basta, per Gandolfini, lo slogan del “Governo del fare” per apportare cambiamenti così vistosi, “bisogna fare, sì, ma bisogna fare bene”.
  6. Il NO al referendum, quindi, è prima di tutto un no al rischio di accentramento del potere in un solo partito; un no alla limitazione della libertà e con esso della possibilità di difendere sul piano sociale, antropologico e morale principi e valori con i quali si è costruita la nostra storia, valori che abbiamo ricevuto dai nostri padri e che abbiamo il dovere di insegnare ai nostri figli.