venerdì 24 giugno 2016

Imparare a pregare 4



Capitolo 1: Le poste in gioco della preghiera

"La nostra vita varrà quello che varrà la nostra orazione"
MARTHE ROBIN



6. Dalla preghiera nasce la compassione verso il prossimo

Uno dei più bei frutti della preghiera (e un criterio di discernimento dell'autenticità di quest'ultima) è far crescere nell'amore del prossimo.
Se la nostra preghiera è vera, essa ci avvicina a Dio, ci unisce a lui e ci fa dunque percepire e condividere l'amore infinito che egli nutre per ciascuna delle sue creature. La preghiera dilata e intenerisce il cuore. Laddove manca la preghiera i cuori si induriscono e l'amore si raffredda. Innumerevoli sarebbero gli autori da citare a proposito.... Mi accontento semplicemente di richiamare un testo splendido di san Giovanni della Croce: "E' una verità evidente che la compassione per il prossimo cresce tanto più in quanto l'anima si unisce maggiormente a Dio attraverso l'orazione... anzi è questo il frutto più prezioso di essa" (Jean de la Croix, Conseils de spiritualitè).

7. L'orazione, cammino di libertà

La fedeltà alla preghiera è un cammino di libertà. Ci educa progressivamente a cercare in Dio i beni essenziali che desideriamo: l'amore, la pace, la felicità... Se non impariamo a ricevere questi beni dalla mano di Dio, rischiamo fortemente di andare a cercarli altrove e di aspettarci dalle realtà di questo mondo (le ricchezze, il lavoro, le relazioni...) ciò che esse non sono in grado di darci.
Spesso i nostri rapporti con il prossimo sono deludenti perchè, senza rendercene sempre conto, ci aspettiamo da lui delle cose che non può procurarci. Da tali relazioni privilegiate ci aspettiamo una felicità assoluta, ma nessuna realtà creata, nessuna persona umana, nessuna attività può soddisfarci pienamente. Poichè ci aspettiamo troppo e non riceviamo, siamo amareggiati, delusi e finiamo per volerne terribilmente a coloro che non hanno risposto alle nostre aspettative. Non è colpa loro, è la nostra aspettativa ad essere smisurata: pretendiamo di ottenere da una persona dei beni che solo Dio può garantirci.
Aspettarsi da una realtà qualunque ciò che solo Dio può concederci ha un nome nella tradizione biblica: l'idolatria. Senza rendercene conto, possiamo idolatrare molte cose: delle persone, un lavoro, il conseguimento di un diploma, lo sfoggio di certe competenze, una forma di successo, l'amore, il piacere... Tutte cose che sono buone in se stesse, ma a condizione di non chiedere loro più di ciò che è legittimo. L'idolatria ci fa sempre perdere una parte della nostra libertà: gli idoli deludono e si finisce molto spesso per odiare ciò che si è adorato. Ho in mente tanti brutti episodi di cronaca di questi tempi tristissimi... Dio non ci deluderà mai. Egli ci condurrà su strade inattese e talvolta dolorose, ma colmerà sempre le nostre attese.

Solo in Dio riposa l'anima mia; 
da lui la mia salvezza. 
 Lui solo è mia rupe e mia salvezza, 
mia roccia di difesa: non potrò vacillare. (Sal. 62, 1-2)

Aggiungerei che il fatto di trovare nella preghiera una felicità, direi anche un certo piacere, ci rende più liberi nei confronti di questa ricerca ansiosa di soddisfazioni umane che è la nostra tentazione permanente. Il nostro mondo conosce un grande vuoto spirituale e mi colpisce vedere quanto questo vuoto spinga ad una ricerca frenetica di tutte le soddisfazioni possibili: c' è un bisogno insaziabile di sentire, assaporare e sperimentare emozioni e sensazioni sempre nuove e sempre più intense, un bisogno che spesso conduce a comportamenti distruttivi come si constata nei campi della sessualità, della alimentazione, delle droghe... La ricerca di sensazioni sempre più forti finisce poi spesso per condurre a uno scatenarsi della violenza, come tutti i giorni tragicamente vediamo...

8. La preghiera fa l'unità della nostra vita

Col susseguirsi del tempo e della fedeltà, la preghiera si rivela un meraviglioso "centro unificatore" della nostra vita. Nell'incontro con Dio, nella consegna fiduciosa tra le sue mani di Padre di ciò che costituisce la nostra esistenza giorno per giorno, degli avvenimenti e delle varie circostanza che attraversiamo, tutto è come "assorbito", integrato, strappato al caos e alla dispersione. La vita trova la sua unità profonda. Dio unifica il nostro cuore: grazie all'incontro regolare con lui nella preghiera, tutto diventa positivo: i nostri desideri, i nostri sforzi ma anche la nostra povertà, i nostri errori e i nostri peccati. Tutto è come "ricapitolato" in Cristo e diventa grazia. Tutto finisce per assumere un senso. "L'amore è così potente da saper trarre profitto da tutto, dal bene come dal male che trova in me", dice Teresa di Lisieux citando Giovanni della Croce. E i padri del deserto hanno un apoftegma bellissimo: "Più tu fai la volontà di Dio più misteriosamente ma realmente Dio fa la tua".
Facciamo come Maria,  che non ruminava le cose nella sua testa, ma le custodiva nel suo cuore, nel quale tutto finiva per trovare il suo posto, per unificarsi e semplificarsi. 
La più grande divisione è quella che abbiamo nel cuore, la tragedia più grande non è la Brexit di oggi, no, ma l'uscita del nostro cuore profondo da noi stessi, la nostra incoerenza. Ricordiamoci della parola di Gesù: "Chi non raccoglie con me disperde" (Mt. 12, 30).
Mi chiedo che cosa sarebbe successo proprio oggi se l'Europa avesse ascoltato a suo tempo il monito di san Giovanni Paolo II a non dimenticare le radici ebraico cristiane, il ceppo da cui proviene. Mah!