martedì 7 giugno 2016

Toni pietosi (?) per numeri impietosi



Un amico mi chiedeva questa mattina come mai io ce l'avessi tanto con Mario Adinolfi, io che pure ho partecipato già al Family Day del 2007 (dopo 23 anni di Cammino neocatecumenale...), oltre che ovviamente agli ultimi due appuntamenti di Roma. La risposta che gli ho dato non è così garbata nel tono come quella di Andrea Zambrano (v. infra), ma è praticamente identica nella sostanza...
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Riporto da:

La nuova bussola quotidiana quotidiano cattolico di opinione online

Popolo della famiglia, i numeri sono impietosi Ripartire dal Movimento del Circo Massimo
di Andrea Zambrano
Quando dopo l’approvazione della legge Cirinnà, Adinolfi fece la sua fuga staccando il gruppo e lanciando il Popolo della famiglia, in tanti gli espressero il dubbio che un partito monotematico su temi centrali, come quelli appunto della famiglia e della vita, fosse destinato a risultato da prefisso telefonico.
Anche questo giornale (lanuovabq, ndr) lo ha fatto notare, ma la reazione di Adinolfi è stata scomposta e sguaiata, nella pretesa che soltanto lui avesse il potere di ergersi a paladino dei temi che stanno a cuore ai cattolici, come ad esempio i principi non negoziabili. E chi non era d’accordo, nel merito o nel metodo, ha ricevuto l’appellativo di cameriere di chissà quale potere o si è visto piombare addosso l'accusa di chi vuole dividere, perifrasi che torna sempre utile quando non si sa come reagire alle critiche. 
Anche l’essersi intestato una battaglia politica senza condividerla con il Comitato Difendiamo i nostri figli ha in un certo senso raffreddato l’enorme potenziale politico, ma non partitico, del popolo del Circo Massimo. Perché il risultato del Popolo della Famiglia da domenica sera sarà sempre inteso come il fallimento dei movimenti pro family o pro life nell’agone politico condannandoli alla loro irrilevanza. E di questo, se si ha davvero a cuore il tema dei principi non negoziabili, bisognerà pur tenere conto. 
Che fare ora? A poco serve recriminare sul “ve l’avevamo detto”, ancor meno, probabilmente, intestardirsi su una formula, quella partitica, che, dopo l’esperienza del partito No aborto di Giuliano Ferrara, consegna agli archivi storici l’ennesimo fallimento e un’umiliazione ingiustificata per un popolo generoso che è il motore del Paese, ma è dimenticato dal potere. 
Onore a chi si è impegnato. A chi ha speso tempo e energie per un progetto animato da un alto valore ideale. In buona fede, senza fondi, senza l'appoggio delle gerarchie. In queste settimane la voglia di provarci da parte di tanti militanti è stata sincera e positiva segno di una vitalità che non va trascurata. Ma la passione da sola non basta. Bisogna diventare decisivi nelle grandi coalizioni, esercitando quell'azione di lobby che ai cattolici è sempre mancata. Contando. Più che contandosi. La tecnica di guerriglia radicale insegna. 
Una strada potrebbe essere quella di ripartire dalla piazza del Circo Massimo, senza avere ambizioni partitiche per non sciupare un movimento che difficilmente si potrà inquadrare, per esperienze in un'unica formazione. Perché è quello il tesoro certificato dalle due manifestazioni che hanno visto protagonista il Comitato genitori e figli e tutte le altre realtà associative.

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