domenica 19 giugno 2016

Visita a "Villa Nazareth". Parole del Santo Padre. E commenti...


Visita a "Villa Nazareth". Parole del Santo Padre: Commento al Vangelo del Buon Samaritano (Lc10,25-37) 
vatican.va 
Ci sono tante persone coinvolte in questo brano del Vangelo: quello che fa la domanda “chi è il mio prossimo?”; Gesù; e poi, nella parabola, i briganti, il povero che era mezzo morto sulla strada, poi il sacerdote, poi il dottore della legge, forse avvocato [il “levita”]; poi il locandiere, l’albergatore. Nella parabola, forse né il sacerdote né il dottore della legge né il samaritano né l’albergatore sapevano rispondere alla domanda “chi è il prossimo?”; (...)

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Radio Vaticana
Il valore della testimonianza del Vangelo da parte di chi sa sporcarsi le mani, il martirio dei cristiani in Medio Oriente e quello dell’onestà nel “paradiso delle tangenti”, il dubbio che sempre accompagna la fede. Questi alcuni dei tanti temi al centro della lunga riflessione del Papa offerta alla comunità di Villa Nazareth in occasione del 70.mo dalla sua fondazione. La struttura creata nel 1946 per accogliere orfani e figli di famiglie numerose,  oggi ospita studenti meritevoli ma in situazioni di disagio economico. Francesco ha pregato con la comunità e risposto a braccio ad alcune domande. Paolo Ondarza:  (...)

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Papa Francesco: l’accoglienza fa fruttificare i talenti. Nell’incontro con la comunità di Villa Nazareth in occasione del 70esimo della fondazione
Fondazione Tardini - Villa Nazareth 
Due ore di domande e risposte con gli studenti, gli ex alunni e le loro famiglie. Fra i temi affrontati dal Papa la fede nel mondo di oggi, la famiglia, le nuove povertà
Roma, 18 giugno 2016 – “Noi stiamo vivendo una civiltà di porte e cuori chiusi: abbiamo paura ad accogliere. E non parlo solo di accoglienza dei migranti: parlo di accoglienza quotidiana. Se non accogliamo, infatti, non siamo cristiani e non saremo accolti in cielo”. Incontrando oggi Villa Nazareth per il 70esimo anniversario della fondazione dell’istituzione voluta da monsignor Domenico Tardini nel 1946 per ospitare bambini e orfani dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, Papa Francesco ha affrontato uno dei temi forti sui quali ha impostato fin dagli inizi il suo pontificato: l’accoglienza a 360 gradi.

Arrivato poco prima delle 17 nella residenza universitaria ospitata sulla Pineta Sacchetti, il Papa è stato accolto dal presidente, Card. Achille Silvestrini, e dal vicepresidente, Mons. Claudio Maria Celli. Salutato da un gruppo di bambini davanti alla statua della “Mater Orphanorum” posizionata nel giardino, ha poi incontrato i membri dei consigli di amministrazione della Fondazione Sacra Famiglia di Nazareth, Fondazione Comunità Domenico Tardini onlus, Associazione Comunità Domenico Tardini, le tre realtà giuridiche che oggi amministrano Villa Nazareth. Successivamente, in cappella, ha commentato con gli studenti la parabola evangelica del “Buon Samaritano”, richiamando il compito di chi entra a far parte di Villa Nazareth: “Questa è un’opera che deve favorire la testimonianza: qui non si viene per arrampicarsi, ma per seguire le tracce di Gesù e darne testimonianza”. Sul prato antistante la residenza femminile, davanti a circa 1400 persone, tra studenti, ex alunni, e le loro famiglie, Francesco ha dato vita a un dibattito di oltre due ore, a risposta delle domande che gli sono state rivolte dai presenti, che spaziavano dal coraggio delle scelte di vita alla vocazione professionale e affettiva. Sulla fatica della fede personale il Papa ha sorpreso i presenti, dicendo: “Mi avete fatto una bella domanda! Certamente, anche io tante volte mi trovo in crisi con la fede e ho anche la sfacciatezza di accusare Gesù… L’ho fatto da laico, da religioso, da vescovo e anche da Papa! Al cristiano che non ha mai sentito questo manca qualcosa, perché vuol dire che si accontenta”. E ancora, tra i temi delle domande rivolte al Pontefice: le periferie esistenziale e geografiche, le sfide della famiglia, le nuove povertà e, infine, la missione specifica della comunità di Villa Nazareth. A questo riguardo, il Papa ha citato Paolo, quando era nella tempesta prima di arrivare a Malta: “o ci salviamo tutti o nessuno”. La vostra associazione o si salva tutta o non si salva. Non dovete permettervi divisioni tra voi. Se ci sono alcune divisioni incontratevi, litigate, ditevi la verità, arrabbiatevi, ma da lì uscirà sempre più forte l’unità. E i particolarismi sono brutti. Come rinunciare a quote di libertà”. E ancora: “Formate figli, discepoli con questa mistica. Fare formazione di discepoli è una rinuncia, ma è una rinuncia di saggezza. Fare un passo da parte perché il figlio possa portare avanti”. “Voi che avete vissuto l’esperienza dell’accoglienza – ha detto, infine, Papa Bergoglio – avete una grande responsabilità sociale ed ecclesiale. Questa è la porta della comunità cristiana. E l’accoglienza fa fruttificare i talenti!”. Proprio il concetto dei talenti è stato ripreso da Mons. Celli nel saluto iniziale al Papa, sottolineando come questi debbano oggi essere messi a disposizione delle persone che soffrono per le nuove povertà. “Le nuove povertà, nella società odierna, marcano il nostro cammino. Qui – ha detto Celli richiamando i presenti – ci sono persone che sanno rischiare e non hanno paura di sbagliare nella loro vita”.
Fondata a Roma nel 1946 da monsignor Domenico Tardini, in seguito cardinale e Segretario di Stato di San Giovanni XXIII, Villa Nazareth è un’istituzione nata per ospitare bambini e orfani in condizioni disagiate e assicurare ad essi una formazione umana e cristiana e un percorso di studi scolastico. Oggi è un collegio universitario parte della Conferenza permanente dei Collegi Universitari di Merito legalmente riconosciuti (CCUM) dal Ministero dell'Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). Oltre 140 gli studenti universitari sostenuti a Roma e in tutta Italia. A loro sono offerte numerose opportunità formative e culturali, e soggiorni all’estero. Nel 1980 è nata l’associazione “Domenico Tardini”, dal 2004 riconosciuta di diritto pontificio, formata da ex alunni e altri amici che si impegnano a vivere “il significato cristiano dell’esistenza, il rispetto della dignità della persona, il valore della cultura”. Nel 2016 la comunità di Villa Nazareth celebrerà il suo 70° di istituzione con appuntamenti culturali e spirituali, anche in concomitanza con il Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco.

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«I dubbi nella fede Capita anche a me». Francesco ai giovani di Villa Nazareth
Avvenire
(Alessia Guerrieri)  I primi ad accoglierlo sono proprio i bambini. Gli si stringono intorno come in un abbraccio. Il Papa si ferma a parlare con ognuno, poi prima di raggiungere gli studenti di Villa Nazareth nella cappella, vuole pregare la Madonna con loro. Ma è con i più grandicelli che Bergoglio ragiona sul Vangelo, sulla parabola del Buon Samaritano e anche su alcuni suoi umanissimi dubbi di fede, chiedendo agli universitari che alloggiano nella comunità di essere «testimoni di Gesù », capaci di fermarsi come il Buon Samaritano, pregando poi il Signore di «insegnarci la saggezza del Vangelo, a sporcarci le mani ». E di liberarci «dai briganti, ce ne sono tanti eh - il commento del Papa - dai sacerdoti che vanno sempre di fretta e non hanno tempo di ascoltare». Poi, nel campetto di calcio, dove sotto il sole la comunità attende Francesco, il Pontefice risponde con la consueta schiettezza alle domande dei ragazzi. «Rischiate, perché chi non rischia non cammina», è la replica a Valentina. «Rischia, altrimenti la tua vita lentamente sarà una vita paralitica - ripete più volte felice, contenta ma lì, parcheggiata». Bisogna perciò, non essere «mummie», avere il coraggio «del martirio», che non significa solo perdere la vita per coerenza di fede come accade per i cristiani perseguitati «quando si parla di genocidio in Medio Oriente è riduzionismo», è la parentesi del Papa ad un certo punto - ma basta il 'martirio' nella quotidianità. Che vuol dire accogliere, nel grande come nel piccolo, e fare della gratuità il filo rosso in un mondo invece governato dal Dio denaro e «dall' economia che uccide». C' è certo, insomma, il martirio dei cristiani, ma c' è anche «il martirio dell' onestà nel paradiso delle tangenti », è la replica ai dubbi di Gabriele. Si vive perciò in un mondo in cui «manca il coraggio di buttare in faccia i soldi sporchi», in cui i genitori danno da mangiare ai figli «il pane sporcato dalle tangenti». È sulla domanda «un po' personale» se abbia mai avuto crisi di fede, che Francesco prova ad indicare la via agli studenti. Alle volte sia da seminarista, che da sacerdote che da Papa «ho avuto - dice - l' audacia di rimproverare Gesù e anche di dubitare». Ma una cosa è certa, il seguito del ragionamento, «un cristiano che non ha sentito questo alcune volte», al quale «la fede non è entrata in crisi, gli manca qualcosa». Bisogna perciò lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, anche nelle svolte importanti della vita come il matri- monio, a cui ci si avvicina troppo spesso con leggerezza e vittime della «cultura del provvisorio ». Per questo Bergoglio, sollecitato da Massimo sulla sfida della famiglia, ai giovani dice: «Meglio non sposarsi se non si sa che lì c' è un mistero sacramentale». Un tema, toccato già due giorni fa dal Papa parlando a San Giovanni in Laterano, su cui torna chiedendosi quanto i fidanzati di oggi siano liberi in questa cultura edonistica, perché «il sacramento del matrimonio si può celebrare soltanto nella libertà». Alla comunità poi, Francesco chiede di continuare con unità nella missione cominciata da don Tardini. Nel messaggio di benvenuto, infatti, il cardinale Achille Silvestrini aveva ricordato che il sacerdote «ha impegnato tutto quello che aveva in questa opera e chi vuole bene a Villa Nazareth deve fare lo stesso, perché è un' opera di Dio». La parabola del Buon Samaritano così «diventa la nostra icona biblica - aggiunge il vicepresidente esecutivo di Villa Nazareth monsignor Claudio Celli - e noi continueremo nell' impegno di farci carico dell' altro con disponibilità generosa ».