mercoledì 20 luglio 2016

Benvenuto Stato etico



di Lorenza Perfori
«La strategia contro l’umano – ma anche contro il buon senso – non si ferma. Il 14 luglio scorso è stato depositato al Senato il ddl 2402 con il titolo “Norme di contrasto alle terapie di conversione dell’orientamento sessuale dei minori”. Primo firmatario il Sen. Sergio Lo giudice (Pd) – che ha contratto matrimonio gay ad Oslo e oggi è “padre” di un bimbo avuto con utero in affitto. Fra i firmatari anche la Sen. Monica Cirinnà (Pd)». Spiega Massimo Gandolfini, presidente del Comitato promotore degli ultimi due Family Day.
«In buona sostanza il ddl chiede la galera fino a due anni e una multa da 10mila a 50mila euro – prosegue Gandolfini – per “chiunque esercitando la pratica di psicologo, medico psichiatra, psicoterapeuta, terapeuta, consulente clinico, counsellor, consulente psicologico, assistente sociale, educatore o pedagogista faccia uso su soggetti minorenni di pratiche rivolte alla conversione dell’orientamento sessuale” (art.2). Va, quindi, sanzionata “ogni pratica finalizzata a modificare l’orientamento sessuale, eliminare o ridurre l’attrazione emotiva, affettiva o sessuale verso individui dello stesso sesso, di sesso diverso o di entrambi i sessi” (Art.1, comma 1)».
«Ciò significa – afferma ancora il portavoce del Family Day – che un minore che vive con disagio il suo orientamento sessuale, con l’aiuto e l’approvazione dei genitori, non può e non deve trovare alcun professionista che lo aiuti, salvo solo confermarlo nell’orientamento vissuto con sofferenza. Siamo allo Stato Etico: omosessualità, bisessualità e transessualità sono dogmi morali intoccabili a anche di fronte alle valutazioni che può fare un esperto medico psichiatra. Che ne è della libertà? La libertà di scelta, la libertà di ricerca, la libertà di educazione dei genitori? Senza contare quanto instabili ed insicure sono le scelte emotivo-affettive che caratterizzano gli anni dell’adolescenza!».
«La solita schizofrenia tipica delle menti che si credono illuminate e che si alimentano solo di insensate ideologie: da un lato la pretesa di libertà assoluta di scegliere l’orientamento e l’identità di genere che si vuole fin dalle scuole dell’infanzia, dall’altro la negazione di essere liberi di scegliere il percorso di assistenza psicologica che meglio si addice alla propria condizione di disagio emotivo, sempre qualora esso si manifesti. Un appello a tutte le persone di buon senso: uniamo le nostre forze per fermare, con tutti gli strumenti democratici a disposizione, questo folle treno in corsa». Conclude Gandolfini.
Fonte: Tempi.it
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Bacio gay: RaiDue chiede scusa per “eccesso di pudore”

(di Rodolfo de Mattei su Osservatorio GenderIl “gender diktat” detta le regole e la RAI si adegua. Lo scorso venerdì è infatti, in brevissimo tempo, dilagata sui social l’accesa protesta dell’attivismo LGBT contro l’oscuramento di un appassionato bacio tra due uomini della serie “Le regole del delitto perfetto”, andata in onda in prima serata su RaiDue all’interno di una puntata vista da 965 mila spettatori, pari al 5,62% di share.
Nello spazio di poche ore #RaiOmofoba è diventato trending topicsu Twitter e la contestazione per il mancato bacio gay è arrivata a coinvolgere anche uno dei protagonisti, l’attore Jack Falahee che ha denunciato il taglio della scena sul proprio profilo Twitter, scrivendo: «Un altro paese che censura #coliver? È una follia».
FALAHEE
La polemica è progressivamente montata fino al punto ché la RAI, secondo un ormai rodato copione, ha deciso di fare marcia indietro, chiedendo scusa ai propri telespettatori per il suo “eccessivo” ed “inopportuno” pudore e decidendo di rimandare in onda integralmente la scena gay tagliata.

«ECCESSO DI PUDORE»

Il neo direttore di RaiDue, Ilaria Dallatana, si è giustificata scaricando la responsabilità dell’ “improvvida” scelta sul personale aziendale incaricato di “confezionare” il programma televisivo:
«Non c’è stata nessuna censura, semplicemente un eccesso di pudore dovuto alla sensibilità individuale di chi si occupa di confezionare l’edizione delle serie per il prime time».
Dallatana ha poi rincarato, sottolineando come RaiDue sia particolarmente attenta e impegnata a rappresentare la complessa e variegata realtà contemporanea:
«Capisco l’irritazione, ma mi preme far notare che dopo anni e anni di serie esclusivamente poliziesche. RaiDue ha cominciato a proporre titoli di diverso contenuto, quali Le regole del delitto perfetto e Jane the Virgin, che tratta di maternità surrogata. Anche queste polemiche ci aiutano a prendere le giuste misure per il futuro. Come dimostrano anche le scelte fatte per i nuovi palinsesti, Rai2 sarà sempre più sensibile alla complessità del mondo contemporaneo».
RAIDUEPUDORE

LA DENUNCIA DEL “MARIO MIELI”

Tra i primi a chiedere l’intervento della vigilanza il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli che, attraverso il suo presiedente Mario Colamarino, ha espresso in un comunicato «tutto il suo sdegno» per la censura, scrivendo:
«È stato censurato l’amore fra i due personaggi maschili Connor e Oliver, decidendo invece di mantenere inalterate, invece, tutte quelle riguardanti le storie eterosessuali. Nella stagione dei Pride, in un Paese che dopo anni di attesa ha da poco previsto un sistema minimo di tutele per le coppie omosessuali scopriamo che il servizio pubblico opera un’omofoba censura chirurgica. (…) Chiediamo l’immediato intervento della Commissione di Vigilanza».

ASSERVIMENTO AL RELATIVISMO

Il “mea culpa” di RaiDue per “eccesso di pudore” nel tagliare la scena di “amore” gay  simboleggia il folle clima di “normalizzazione” dell’omosessualità e di ogni tendenza sociale nel quale siamo profondamente immersi. La TV pubblica rinuncia così al suo fondamentale e delicato ruolo educativo, rappresentando e valorizzando acriticamente qualsiasi tipo comportamento sociale al di là di ogni opportuna e doverosa valutazione etica.
In altre parole, la decantata sensibilità di RaiDue alla, sempre mutevole, complessità contemporanea non è altro che ossequioso asservimento all’ideologia dominante del relativismo culturale. (di Rodolfo de Mattei su Osservatorio Gender)
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Ddl Lo Giudice, Meluzzi: “Pronto a rischiare il carcere. Ai diritti dei minori etero non pensa nessuno”

di Lucia Bigozzi
“Sono pronto a sfidare il carcere: ho sempre anteposto la mia coscienza a misure normative, soprattutto se assurde. Questa è una norma aberrante da ogni punto di vista”. “In questa aberrazione del diritto, i diritti dei minorenni eterosessuali non sono tutelati da nessuno. Mentre c’è una preoccupazione di sacralizzare in modo fascista gli interessi di qualcuno, non c’è invece alcun rispetto per i punti di vista degli altri. E’ una proposta di legge degna di un Gulag”. Due concetti sui quali Alessandro Meluzzi, psichiatra e criminologo, incardina un durissimo j’accuse sul ddl Cirinnà-Lo Giudice su omosessualità, bisessualità e transessualità. Nella conversazione con Intelligonews mette in guardia sui rischi non solo per i medici ma soprattutto per i pazienti.
La norma presentata dai senatori Cirinnà e Lo Giudice su omosessualità, bisessualità e transessualità, prevede tra l’altro, due anni di carcere allo psichiatra o psicologo con multa dai 10 ai 50mila euro per “chiunque esercitando la pratica professionale faccia uso su soggetti minorenni di pratiche rivolte alla conversione dell’orientamento sessuale”. E’ una noma di libertà? 
“Trovo che sia una norma aberrante da ogni punto di vista, cominciando anche da quello bioetico in senso generale, perché coercire la libertà terapeutica secondo scienza e coscienza dei medici è gravissimo e si traduce sempre con degli effetti devastanti non solo sugli aspetti complessivi di libertà della società ma anche sulla salute delle persone. Pensare di intervenire de lege per decidere chi un medico può curare o non può curare, i modi o le forme in cui può farlo, è un’idea che poteva avere diritto di cittadinanza soltanto nella Russia di Stalin o nella Germania nazista, ma non vedo come possa applicarsi a una società liberale in cui la libertà del rapporto medico-paziente e la libertà di scelta in coscienza del medico, dal giuramento di Ippocrate in avanti, è sempre stata considerata un presidio di civiltà elementare. Lo Stato che si sostituisce al medico nel definire i contorni della terapia significa entrare nel totalitarismo”.
Se il ddl diventerà legge lei come psichiatra sa che rischia di finire in carcere se deciderà di sostenere insieme ai genitori il percorso di un minorenne con un’identità sessuale non ancora chiara? 
“Intanto dico che chi ha scritto questa norma ha un’ignoranza assoluta della neuropsichiatria infantile e ha un’ignoranza assoluta anche della psicopatologia, perché in genere i problemi dell’identità nella fase preadolescenziale o adolescenziale sono problemi complessi e quasi mai limitati alla problematica del genere. Quindi, pensare di far sì che uno psichiatra, uno psicologo, uno psicoterapeuta, non possa più occuparsi di un bambino o un adolescente perché ritiene che nell’anamnesi esistano anche problemi di incertezza rispetto al genere è qualcosa che condanna forse un numero di bambini e adolescenti immensamente più grande di quello che ci si possa immaginare, a non essere curati. Quale situazione psicopatologica grave nell’età infantile e adolescenziale, persino nell’autismo, non ha anche problemi che riguardano l’identità sessuale? Quindi se per caso – faccio un esempio concreto – un soggetto con problematiche di autismo selettivo ha anche problemi di identità sessuale oltrechè problemi di altra identità, il neuropsichiatra dovrà astenersi dal curarlo per il rischio di finire in carcere. E’ assurdo”. 
Ma lei sarebbe pronto ad andare in carcere o rinuncerebbe a seguire questo adolescente?
“In tutta la mia vita, dalla chiusura dei manicomi di Basaglia in avanti, alle battaglie per le comunità terapeutiche per la tossicodipendenza, alle battaglie attuali per la salute mentali in carcere, ho sempre anteposto la mia coscienza a delle misure normative, soprattutto se erano assurde. E credo che come Basaglia sceglierei la libertà di coscienza, anche a costo di sfidare il carcere, come lo sfidò Basaglia”. 
Ma allora il gender nelle scuole?  Se ai bambini eterosessuali viene spiegata la neutralità dei sessi, non è ingerenza? Con la stessa logica, gli educatori dovrebbero essere perseguiti? 
“Eh no… perché in questa aberrazione del diritto, i diritti dei minorenni eterosessuali non sono tutelati da nessuno. In questa situazione, mentre c’è una preoccupazione di sacralizzare in modo fascista gli interessi di qualcuno, non c’è invece alcun rispetto per il punto di vista degli altri. E’ una proposta di legge degna di un Gulag”.
Altro tema che concettualmente si lega al primo appena trattato riguarda le sanzioni previste per i medici che sconsigliano le vaccinazioni. Che idea si è fatto? 
“E’ sbagliato e grave perché sulla base di questo criterio, gender l’inventore delle vaccinazioni che inoculava del vaiolo bovino nelle braccia dei bambini sarebbe stato arrestato. Quindi, alla fine questa rappresentazione delle cose che inchioda i medici a delle linee guida dalla quali già oggi se si discostano rischiano, ma che a questo punto diventa addirittura sanzione preventiva per un reato di opinione del medico, è un’altra manifestazione della deriva totalitaria della nostra società pseudo-libertaria ma in realtà tendenzialmente fondamentalista e totalitaria anche su questioni fondamentali come la salute delle persone”.