mercoledì 6 luglio 2016

Chiesa sotto attacco: il caso Torino



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Mentre a Roma Virginia Raggi ha impiegato settimane per annunciare la sua squadra, a Torino Chiara Appendino ha messo subito tutti al lavoro. Entrambe le sindache pentastellate hanno il loro maschio ispiratore, con un ruolo piuttosto marcato di direzione delle loro azioni: a Roma la figura centrale è Daniele Frongia, doveva fare il capo di gabinetto, le risse interne lo hanno dirottato al ruolo di vicesindaco con delega alle Partecipate. Frongia è l’autore del libro “E io pago” balzato all’attenzione delle cronache nazionali per il bizzarro calcolo di 404 milioni di euro da richiedere al Vaticano a titolo di balzelli arretrati non corrisposti al comune di Roma. Ma a caratterizzarsi per la vena assolutamente anticattolica, vena che attraversa con grande evidenza tutto il Movimento Cinque Stelle con Grillo che irride l’eucaristia e si fa ritrarre in video in cui cammina sulle acque, è in particolare il mentore di Chiara Appendino: si chiama Paolo Giordana, ha quarant’anni, già seminarista poi apertamente in rotta con la Chiesa per via delle valutazioni sulla omosessualità e approdato ora ad una chiesa scismatica ortodossa di cui si dichiara prete. Obiettivo chiaro e dichiarato di Giordana è l’attacco alla Chiesa attraverso l’attacco alla famiglia. Primo atto amministrativo di Chiara Appendino è stato di conseguenza la nomina del capo dell’Arcigay di Torino, uno che dichiarava a Repubblica che “la famiglia è tutto tranne che naturale”, come assessore alla Famiglia, anzi alle famiglie, perché questo ordina il credo girovagante e inquieto dell’ex sacerdote cattolico e oggi prete ortodosso della chiesa “autonoma del patriarcato autocefalo di Parigi”, Paolo Giordana.
L’indole girovagante e inquieta di Giordana, funzionario di Intesa San Paolo (altra dichiarazione immediata della Appendino, guarda caso, la richiesta di dimissioni di Profumo), diventa vero e proprio trasformismo se ne leggiamo la biografia politica: entra al Comune di Torino nel 1997 come staffista di un assessore liberale in odore di massoneria nella giunta del sindaco Valentino Castellani, pidessino. Nel 1999 lo ritroviamo invece improvvisamente al fianco di Ferdinando Ventriglia, capogruppo di Alleanza nazionale in Comune, eletto anche come consigliere in zona 4, carica che Giordana abbandonerà dopo due anni. La parentesi con Alleanza nazionale dura qualche anno, poi Giordana torna al vecchio amore per il centrosinistra: fa lo staffista dell’assessore al Commercio, Alessandro Altamura (Pd), per poi collaborare alla campagna elettorale di Piero Fassino nel 2011. Infine, colpo di fulmine per Chiara Appendino e ora suo capo di gabinetto nel 2016. Si dice che la nuova geografia politica italiana sia tripolare: bene, Giordana i poli li ha serviti tutti e tre, quindi è un ottimo grand commis per il tempo nuovo che avanza.
Quel che qui ci interessa è però, da quando ha abbandonato la Chiesa cattolica, la sua ossessione anticattolica. Da cui derivano le prime scelte del sindaco Appendino in materia di famiglia, anzi, di “famiglie”. La nomina del presidente Arcigay ad assessore “alle famiglie” deriva appunto dall’insistenza con cui Giordana ha chiesto alla Chiesa cattolica “aperture” sul tema delle coppie omosessuali. In un lungo articolo intitolato “Una prospettiva cristiana dell’omosessualità per una società laica” il capo di gabinetto di Appendino “parlando da prete” spiegava: “Sì, l’omosessualità è una componente naturale della sessualità umana; no, non è un peccato e non vi è alcun riferimento che la condanni, piuttosto vi sono molti passi evangelici nei quali si condanna la menzogna pertanto il vero peccato non è essere omosessuale, ma non accettarsi e, mentendo a sé stessi e al mondo, condurre una vita difforme dalla propria natura; no, l’omosessualità non può essere curata, praticare una “cura” equivarrebbe a voler abusare degli ospiti di Lot esercitando una violenza; no, nessun cristiano che abbia una fede matura può accettare di appoggiare norme che non puniscano o, ancora peggio, appoggino la violenza sociale nei confronti delle persone omosessuali, perché così facendo ostacolerebbe la crescita umana di queste persone ed il loro rapporto (se credenti) con Dio”. E in un altro articolo ostile alla Settimana Sociale dei cattolici italiani che si svolgeva a Torino intitolato “Famiglia non è copyright della Chiesa”, Giordana annunciava con anni di anticipo il disegno che avrebbe realizzato manipolando il sindaco Chiara Appendino: “La questione dunque non è né terminologica né astratta: non si può consentire ad una sola parte, per quanto rappresentativa sia della società di un Paese laico, di appropriarsi delle parole, di mettere il proprio copyright su un valore che dovrebbe unire l’Italia e non dividerlo. Compito della nostra democrazia è quello di ampliare i diritti ed includere i modelli sociali e culturali, non di escludere, consegnando ad un solo gruppo il monopolio delle parole. La famiglia, culturalmente, antropologicamente e storicamente, ha ricompreso modelli molto vari, basti pensare all’evoluzione tracciata da John Bossy nel suo libro ‘L’occidente cristiano 1400-1700’ per limitare l’analisi all’Europa occidentale. I valori dichiarati da Mons. Nosiglia di solidarietà, apprendimento di valori, stabilità ed impegno che sottendono la formazione delle famiglie, e giustificano il ruolo sociale delle stesse, sono propri anche di famiglie non eterosessuali e di famiglie i cui coniugi non sono sposati in chiesa”. Ecco qui annunciato con anni d’anticipo l’assessorato “alle famiglie” che poi Chiara Appendino ha docilmente posto in essere su suggerimento del suo capo di gabinetto ossessionato dalla furia contro la Chiesa che ha prima seguito e poi abbandonato in una delle tante giravolte della sua disordinata vita, una Chiesa che secondo lui perseguita gli omosessuali.
Bisogna stare attenti ai sindaci eterodiretti, se poi le caratteristiche sono quelle di ispiratori fortemente anticlericali che governano donne giovani e inesperte, l’esito è un abbattimento immediato della credibilità delle nuove eroine del grillismo, Virginia Raggi e Chiara Appendino.
Di certo il Popolo della Famiglia non resterà a guardare e in particolare a Torino la mobilitazione dovrà essere forte ed immediata. Se non parla l’arcivescovo Nosiglia, parleremo noi a difesa della famiglia naturale e contro la provocazione messa in atto da Paolo Giordana attraverso la sua manipolabile creatura che indossa la fascia tricolore. Il 16 luglio invitiamo i torinesi a esprimere il loro dissenso contro la nomina del presidente Arcigay a assessore, perché non può occuparsi di famiglia chi dice che “la famiglia non ha niente di naturale”, è animato evidentemente da un pregiudizio e l’interesse di una piccola lobby che già annuncia l’inserimento nello Statuto della città di Torino del riconoscimento delle “famiglie omogenitoriali” non può prevaricare il diritto di centinaia di migliaia di mamme e di papà a essere considerati per quello che sono: famiglia, con le loro necessità ad essere prioritarie e sono le necessità ad essere plurali, non il termine “famiglia” che può essere declinato solo al singolare secondo la definizione ben chiara che ci viene consegnata dall’articolo 29 della Costituzione. Se poi qualcuno ha delle rivalse personali da compiere nei confronti di una Chiesa che ha tradito, finirà per fare danno anche a colei che da questo qualcuno viene utilizzata per compiere la rivalsa stessa. Chiara Appendino si liberi dalle ossessioni altrui e pensi a dare un governo degno alla città di Torino.