giovedì 7 luglio 2016

Diario di una sposa "irregolare"


La testimonianza di Auretta.


Da Marcello Giuliano

Né Madre, né Maestra

Frequente sorge la domanda: «… come può un amore grande e vero, capace di ridare senso a tutta l’esistenza, essere motivo di lontananza da Dio e dalla sua misericordia?»[1].
Ho conosciuto la Prof.ssa Benedetti, più semplicemente Auretta, in incontri per persone separate, divorziate o risposate. Io stesso le ho chiesto il permesso di presentare sul nostro quotidiano queste sue pagine, che costituiscono una serena confessione di quanto sente di più intimo, espressa sotto forma di diario, iniziata ben prima dell’indizione del Sinodo Straordinario ed Ordinario sulla famiglia.
Auretta ce le consegna; le consegna alla Chiesa, a quanti vivono, come fatica, la ricerca della Volontà di Dio. Sono riflessioni che la accompagnano da anni e che ci dicono qualcosa di ciò che Amoris Laetitia vuole intercettare quando parla di Misericordia.
Ho rintracciato, nella lettura di questa intima testimonianza, un cammino nella fede e nell’obbedienza alla Chiesa, meditato.
La Chiesa sa che oggi molti suoi figli non la ritengono né  Madre, né Maestra, e che, da adulti autonomi, preferiscono darsi delle risposte anche senza interpellarla. La Chiesa, che, per mandato di Cristo, ritiene di essere per vocazione, invece, Madre e Maestra, in religioso ascolto della Parola di Dio, cerca sempre nuove strade perché quest’ascolto sia vissuto con ogni suo figlio.
Essa cerca l’incontro necessario con l’uomo di oggi perché ritrovi in Lei gli aiuti necessari per aprire il proprio cuore a Dio che lo chiama.
Molti uomini sentono questo richiamo soprannaturale, ma fanno fatica a credere che un’istituzione, da molti ritenuta solo umana, possa essere segno della vicinanza di quel Dio che cercano e dal quale si sentono separati per colpe, o peccati, che ritengono essere stati posti sopra di loro come macigni, come macigni ingiusti ed immotivati, come una pesante accusa.
In un’epoca in cui prevale il primato del soggetto, della persona individua, è difficile trovare linguaggi comuni, principî comuni, soprattutto, quando ci si accosta al variegato mondo dei vissuti, dei sentimenti e delle scelte.

Perché sarei lontano da Dio?

Auretta, da numerosi anni, si confronta con gli insegnamenti della Chiesa, che, se proposti da chi ritiene di doverli insegnare, possono sembrare una difesa di ufficio di dottrine e verità d’altri tempi. Nelle pagine di Auretta esse prendono, invece, viva forma; riscoperte, sofferte e sentite da chi vive tutta la fatica di una relazione “irregolare”. Auretta sa di essere ancora in cammino, ma con la ormai chiara certezza che la Chiesa non le è indifferente ed è testimone di parole non sue, ma di Cristo; testimone di domande che le chiedono risposta.
Questo diario è una sfida esistenziale per chi non condivide la via indicata dalla Chiesa di Cristo, ma anche per chi nella Chiesa richiede l’osservanza della dottrina senza accompagnare quei fratelli e sorelle che devono compiere passi difficili. Non possiamo aspettarci che chi, secondo l’insegnamento della Chiesa, si trova in situazioni oggettivamente di peccato o, comunque, difficili da affrontare, si comporti come se avesse già maturato una trasformazione interiore. A tutti è chiesto un passo in più.

Alcuni spunti dagli scritti di Auretta

Un lungo fidanzamento, vissuto troppo in famiglia e finito proprio nel momento in cui bisognava scegliere se sposarsi o no; la fede di ragazza, pure coltivata in anni di attivismo parrocchiale, consumata dal problema un po’ opprimente di rispettare regole e doveri; l’inaspettato aprirsi di un’occasione di carriera nella capitale: furono questi gli elementi imprevisti che mi spinsero a lasciare la parrocchia, il paese e quella vita da brava ragazza, improvvisamente avvertita come luogo di rituali e impegni soffocanti (17-18).
 … proprio l’esperienza passata mi faceva percepire come un dono prezioso l’avere incontrato l’uomo con cui avrei potuto ricostruire la mia vita. Mentirei se dicessi di aver seriamente considerato in qualche occasione come un ostacolo il fatto che lui fosse un separato in attesa di divorzio, dopo un matrimonio di pochi anni e di poca maturità, chiusosi con sofferenza e senza figli … (18-19) … nel momento in cui maggiormente mi angustiavo per il peso uniformante delle regole, ho scoperto la bellezza dell’incontro con la Chiesa-madre. Un’autentica (nuova) relazione (35). … (Una sera in una riunione di amici) un separato che non conoscevo … si scagliava quasi con violenza contro la durezza delle regole della Chiesa … e le risposte delle gerarchie ecclesiastiche di fronte a cambiamenti profondi della società; una grande rabbia che colpiva proprio perché carica di dolore: «Vorrei tornare, ma perché mi viene precluso ciò che è consentito a tutti, anche a quelli che vivono con assoluta superficialità la propria fede? Perché non posso fare la comunione? Sono una brava persona e la Chiesa mi allontana! » (36).
Ora sono qui, con il desiderio di scegliere una volta per sempre Te, Signore! … E invece la mia vita è qui ancora tutta da sistemare. … Allora cerco, con l’aiuto paziente del mio Padre Spirituale, di mettere in campo quello che ho imparato a fare in questi anni pazzi e convulsi. Leggo, penso, scrivo … prego (45-46).
Per quanto non sia esperta in cammini di fede, mi sembra di avere imparato che l’obiettivo più realistico da porsi in un percorso di ricerca spirituale sia innanzitutto quello di lasciarsi trovare da Dio, nella consapevolezza che è lui ad avere l’iniziativa, a cercarci, ad amarci. (101)
… tutte le mie iniziali difficoltà nel rapporto con la Chiesa sono venute meno quando ho lucidamente realizzato che è quello l’unico luogo in cui sono identificata come figlia … (101).
… Ripercorrendo i passi di questi anni capisco che la mia ricerca ha implicato prima di tutto un cominciare a spogliarmi. Spogliarmi da quell’iniziale spinta ad annegare nella superficie della mia esistenza, costantemente trascinata dai giorni pieni di cose da fare, senza vedere la profondità … (106). … Così potrò scoprire che situazioni bloccate possono inaspettatamente risolversi o potrò trovare la forza di cambiare le condizioni che sono alla radice di ciò che è ancora per me fonte di sofferenza … (108).

Noi desideriamo i sacramenti

Appare già dalle parole riportate che la questione non è se si possa finalmente ricevere l’eucaristia, benché tanto desiderata, come più volte ha ripetuto Papa Francesco anche in interviste, ma riscoprire cosa significhi, per il cristiano in conversione, celebrare l’eucaristia.
Molte più persone di quanto potremmo immaginare desiderano ricevere i sacramenti. Ma perché cercano i sacramenti? Cosa intende la Chiesa quando chiede al fedele le necessarie disposizioni per celebrarli –non riceverli-, e cosa intende per cammino di discernimento evangelico, spirituale?
In una parola: Che relazione c’è tra un uomo, o una donna, e Cristo ed i fratelli della propria comunità? Cosa sono i sacramenti? Queste domande sono fondamentali, diremmo ineludibili, non si possono evitare. Ma non basta porre le domande, occorrono le risposte. Se i sacramenti sono Misteri che introducono ai Misteri di Cristo, nella vita Trinitaria, non possiamo attenderci risposte brevi, immediate. Una risposta dottrinale è essenziale, ma non immediatamente comprensibile da parte di chi pone domande e non ha ancora chiaro cosa intenda per sacramenti, confessione, eucaristia e li reclama come un diritto perché ritiene di non aver fatto niente di male o, addirittura, è convinto di amare. Sono persone oggettivamente in peccato, rispondiamo correttamente, ma che non sanno cosa sia il peccato, spesso, nemmeno sotto il profilo lessicale e culturale. La Chiesa si chiede come raggiungerle ed aiutarle, accompagnarle. Queste stesse persone non si sentono accompagnate. Ciò è colpa della Chiesa? È colpa loro?
Finché ci poniamo nell’ottica della ricerca delle colpe, -che ci sono-, il risultato è un “rimbalzo” delle colpe stesse. Fuggiamo dalle nostre responsabilità. Ma ciò nasconde solo una parola, per gli uni e per gli altri, non volersi impegnare davanti a Dio ed ai fratelli più di quanto siamo abituati a fare.
Immaginiamo che una persona ponga ad un sacerdote, o ad un laico adeguatamente preparato, la seguente domanda all’interno di un ufficio:
«Ma se l’amore è un dono, perché non dovrei vivere quest’amore quando lo provo per un’altra persona, anche se non posso più viverlo con chi era mio sposo o sposa? Sì, io ho deciso di non intraprendere un’altra relazione, ma se un giorno cambiassi idea?».
Immaginiamo che, sempre nell’ufficio, la persona si senta rispondere: «Ora tu hai scelto di non intraprendere un’altra relazione di coppia per tuoi motivi esistenziali, legati a vissuti personali, ma la decisione può solo dipendere da essi o vi sono altri riferimenti da tener presente? Che centra Cristo in tutto questo per te, per te cristiano/a? » Può darsi che la persona accetti questa iniziale risposta, anche se con fatica, ma può darsi che la viva solo come un rifiuto.
Immaginiamo che tutto questo, invece, accada all’interno di un clima comunitario di cura, accoglienza, anche da parte di altre persone, sia che vivono con fedeltà il sacramento del matrimonio, sia separate, ma in un serio cammino di discernimento. Molto più facilmente la persona, forse anche commuovendosi, riconoscerà di essere confusa e di aver bisogno di aiuto e di risposte. Si sentirà molto combattuta e fragile. Non si sentirà principalmente in colpa rispetto alle aspettative di altri, ma più probabilmente chiederà cosa siano amore e peccato, come vada educato il proprio rapporto con Dio nella Chiesa. Più volte ho visto che questo accade. Non sono questioni alle quali si può rispondere stando seduti in ufficio. Occorre una comunità che vive la comunione spirituale con te. Occorrono anche, e soprattutto, Padri Spirituali, che accompagnino il discernimento, dimostrando ascolto lungo il tempo della vita.

Il tempo del discernimento spirituale

Ecco, questo tempo che occorre, è il tempo dell’accompagnamento e del discernimento nel quale si vede a fondo quale sia lo stato della nostra vita interiore (questo è il punto così trascurato nella formazione dei cristiani in questi anni) e cosa il Signore ci chieda per convertirci. In questo tempo ciascuno si chiede se voglia seguire Gesù prendendo la propria croce, rinnegando sé stesso (cf Mt 16, 24).

Leggere e meditare uno scritto

Forse, entrare in relazione con la persona e la storia di Auretta, anche attraverso uno scritto, con una persona che ha riscoperto questi riferimenti, provare a leggere e ascoltare il Vangelo della Famiglia, potrebbe dare un nuovo orizzonte.
Questo libro, breve, delicato, che ci consegna l’anima di una nostra sorella nei suoi tratti più intimi, aiuta proprio questo processo. Per questo ho chiesto ad Auretta il suo consenso prima di scrivere e, poi, prima di pubblicare questo articolo, e lo scrivo solo dopo averne ottenuto la sua serena autorizzazione. Viceversa, non lo pubblicherei per rispetto ad una vicenda così delicata, ma, rendendo grazie a Dio, in via di serena evoluzione.
Questa lettura può essere un esempio di discernimento, la traccia di un cammino, e fa capire cosa, da almeno vent’anni, nella Chiesa Italiana si fa in Diocesi sempre più numerose. Lo si fa senza rumore, accompagnando persone che vogliono riscoprire, da separati e, molto spesso, nella fedeltà al proprio matrimonio sacramentale, cosa implichi l’impegno fedele della relazione sponsale.
Le questioni in campo sono tali e tante che veramente il punto non è ottenere di ricevere i sacramenti, ma la mia posizione davanti a Dio nella Chiesa. Se non si passa da qui, grazie al discernimento accompagnato, non si trova approdo, non si trova pace. Grazie a te Auretta e a chi ti vuol bene.

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[1] Cf Introduzione a Auretta Benedetti, Diario di una sposa “irregolare”, 2016, distribuito da libri@chiesadimilano.it