venerdì 1 luglio 2016

«I miei anni da papa»



«I miei anni da papa» 
Corriere della Sera 

(Luigi Accattoli) Le notti insonni dopo il Conclave, le lotte interne, le dimissioni. Joseph Ratzinger si racconta in un libro in uscita a settembre -- Arriva un libro di memorie di papa Benedetto: ora va in stampa e sarà nelle librerie di mezzo  mondo a settembre. Titolo:  Benedetto XVI. Ultime conversazioni  , perché si tratterà di un libro  intervista con lo scrittore tedesco Peter Seewald, che aveva già pubblicato tre volumi di dialoghi  con Joseph Ratzinger: due quand’era cardinale (nel 1996 e nel 2000) e uno da Papa, nel 2010,  intitolato Luce del mondo .
Dei quattro volumi questo si annuncia come il più interessante, anche più di quello che fece da  Papa, perché un Papa è un Papa ma un Papa emerito è un’assoluta novità. Annunciando la  pubblicazione, l’editore tedesco Droemer, che coordina l’uscita nelle diverse lingue (per l’Italia  l’esclusiva è della Garzanti in libreria, del Corriere della Sera in edicola), affermava ieri  giustamente che per la prima volta in duemila anni abbiamo «un Papa che traccia un bilancio del  proprio Pontificato».  
Anche a motivo del titolo Ultime conversazioni il volume si presenta come il testamento di  Benedetto XVI: nei tre anni e mezzo che ci separano dalla «rinuncia» egli ha parlato poco e mai a  cuore aperto come dicono che faccia in questo testo, rispondendo a domande non reticenti sulla  stessa rinuncia al Papato, sul suo successore, sulla sua vicenda d’uomo, dalla famiglia di origine alle tempeste degli otto anni da Papa. 
Dai preparativi dell’atto di «rinuncia» all’indagine sulla «lobby gay» del Vaticano, alla «sorpresa»  che anche per lui ha rappresentato l’elezione del cardinale Bergoglio, sono molte le emozioni e i  retroscena che qui racconta il Papa teologo che nell’aprile del prossimo anno compirà 90 anni.  
Della rinuncia racconta d’averla preparata con poche persone a lui più vicine e ricorda il timore che  potesse esserci una fuga di notizie che avrebbe tolto forza all’annuncio. E aveva ragione a temere,  perché tante fughe di notizie e testi come sotto il suo Pontificato non c’erano mai state nel Vaticano  dell’ultimo secolo.  
Argomenta la scelta di comunicare in latino una decisione di tale portata precisando d’aver temuto  che se avesse scelto l’italiano avrebbe potuto commettere qualche errore di lingua. Confessa i dubbi che dovette superare in dialogo con se stesso sull’incidenza che la sua scelta avrebbe potuto avere  sul futuro del Papato. Ancora una volta nega ricatti o pressioni.  
Racconta di come seguì da Castel Gandolfo le cronache televisive delle fumate e ammette d’aver  appreso con «sorpresa» il nome del successore: aveva pensato a dei nomi ma «non a lui». E del  resto così avevamo fatto anche noi giornalisti. Alla sorpresa tenne dietro la «gioia» di vedere come  il nuovo Papa pregava e comunicava con la folla. 
In risposta all’intervistatore, Benedetto tratta della figura umana e papale di Francesco e accenna  liberamente sia a ciò che lo accomuna a lui sia a quanto lo differenzia. 
Nel volume ci sono ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza nella Germania nazista di quegli anni.  La scoperta della «vocazione», la prigionia alla fine della Seconda guerra mondiale in un campo  americano nei pressi di Ulm. I successi e le delusioni della carriere universitaria, le pubblicazioni  che ne fanno un «perito» del concilio Vaticano II. Temi dei quali aveva già narrato nel volume La  mia vitache è del 1997. 
Venendo ad anni più recenti rispetto a quell’autobiografia, nel nuovo volume racconta il forte  legame con Giovanni Paolo II, a cui più volte chiede di essere esonerato dai suoi incarichi, e i rifiuti del Papa polacco che lo volle al suo fianco fino alla fine. C’è anche — nel libro — il pensiero della  morte e la confessione di come il Papa emerito si senta debole davanti a essa e la narrazione del  modo in cui si prepara. 
Ci dice il sentimento di «incredulità» che sperimentò in Conclave, quando comprese che sarebbe  toccato a lui. La scelta di non chiamarsi Giovanni Paolo III ma di legare il suo Pontificato a san  Benedetto e a Benedetto XV, il Papa che definì la Prima guerra mondiale «inutile strage».  
Veniamo a sapere della difficoltà a prendere sonno che soffrì nei primi giorni dopo l’elezione a  causa dell’ansia che era su di lui. 
Respinge l’idea o la critica di chi lo considera un Papa troppo accademico, concentrato sullo studio  e sulla scrittura. Rifiuta di essere considerato un restauratore in ambito liturgico. Racconta qualcosa  del suo tentativo di riformare lo Ior e ricorda le leggi da lui promulgate contro il riciclaggio, ragiona della piaga della pedofilia e non manca di sottolineare le difficoltà che anche un Papa incontra  quando vuole intervenire sulla «sporcizia che è nella Chiesa».  
Ammette di aver saputo della presenza di una «lobby gay» in Vaticano, composta da quattro/cinque  persone, e afferma di esser riuscito a sciogliere quel gruppo di potere: informazione, questa, che non si era mai avuta. Ammette la sua mancanza di risolutezza nel governare. Racconta di aver preso  appunti e note nel corso del Pontificato a riguardo di molte questioni, ma dice che li distruggerà  anche se si rende conto che per gli storici sarebbero «un invito a nozze».


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LA TEOLOGIA, AVVENTURA DELL’INCONTRO CON DIO. Sessantacinquesimo anniversario di Ordinazione Sacerdotale di Sua Santità Benedetto XVI


Pubblichiamo i discorsi pronunciati in occasione dei sessantacinque anni di Ordinazione sacerdotale del Papa Emerito Benedetto XVI. Il link sottostante la fotografia dell’ordinazione sacerdotale apre un file multimediale con interventi di Papa Benedetto XVI e Papa Francesco: Papa Benedetto: Angelo della Trasfigurazione -ultimo-; Discorso di Papa Francesco; Discorso del Papa Emerito Benedetto XVI; Papa Benedetto XVI racconta ai giovani la sua vocazione; Papa Benedetto: Omelia per le esequie di San Giovanni Paolo II.
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Il Sacerdote deve credere, prima di tutto”

Nel suo libro “Insegnare e imparare l’amore di Dio”, pubblicato in 5 lingue dall’Editore Cantagalli, Joseph Ratzinger tratteggia in 43 omelie il tema del sacerdozio. Eccone alcuni passi tratti dall’ omelia del 1979 tenuta a Monaco.
 “Nella Lettera scritta ai sacerdoti di tutto il mondo in occasione del Giovedì Santo