venerdì 2 settembre 2016

Madre Teresa e quella Misericordia che ha conquistato l’Asia e i musulmani

Madre Teresa di Calcutta

di Salvatore Cernuzio

Una grande partecipazione non solo fisica ma anche emotiva ha caratterizzato il simposio Madre Teresa, la Misericordia per l’Asia e il mondo, organizzato oggi pomeriggio, a pochi giorni dalla canonizzazione del 4 settembre, dall’agenzia AsiaNewspresso la Pontificia Università Urbaniana.
I numerosi partecipanti hanno sorriso nell’ascoltare gli aneddoti del card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, sulla piccola suora albanese che non temeva di dire in faccia ai potenti della terra quello che le passava per la mente, e si sono appassionati nell’ascoltare l’intervento del card. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, che ne tracciava quella “prospettiva cristologica” che era fulcro del suo servizio per i poveri.
Commossi hanno poi seguito le testimonianze di suor Mary Prema Pierick e padre Brian Kolodiejchuk, rispettivamente superiora generale delle Missionarie della Carità e postulatore della Causa di canonizzazione, che raccontavano l’amore della Madre verso il prossimo. Che poteva essere una delle sue Missionarie o un sacerdote che veniva a celebrare la Messa in uno dei Conventi sparsi per il mondo, oppure l’ultimo moribondo di Calcutta; lei, tanto, li trattava tutti con pari dignità, con la fermezza e al contempo la dolcezza di chi ha fatto della misericordia la bussola della sua esistenza.
I quattro illustri ospiti sono stati guidati da padre Bernardo Cervellera, missionario del Pime e direttore di AsiaNews, il quale ha voluto ricordare come l’agenzia giornalistica del Pontificio Istituto Missioni Estere sia proprio un frutto spirituale di madre Teresa, nata nel 2003, una settimana dopo la sua beatificazione (che fu infatti la prima notizia) a sostegno dei missionari della Chiesa nel mondo di cui la Santa albanese è modello sublime.
Lo stesso Cervellera ha letto in apertura all’incontro, dopo il saluto del superiore del Pime padre Ferruccio Brambillasca, il messaggio che Papa Francesco ha inviato ai partecipanti al Simposio, ai quali ha chiesto di seguire l’esempio della Beata. “Madre Teresa è stata Papa Francesco prima di Papa Francesco” ha chiosato padre Brian nel suo intervento, nel senso che la religiosa ha anticipato quella “rivoluzione della tenerezza” predicata oggi da Bergoglio, che lei ha reso fattiva attraverso un incessante annuncio – con i gesti, prima che con le parole – dell’amore di Dio.
“Quanti muoiono senza Dio solo perché nessuno gli parla del suo amore!” era infatti il cruccio della Madre, come ricordato da sister Prema. “Lei era trafitta dal dolore di coloro che vivono nell’ignoranza di Dio”, perché lei stessa per anni aveva sperimentato il buio, le tenebre, l’oscurità, e conosceva la sofferenza del vivere nella “povertà interiore”.
Quella che lei chiamava la “Calcutta del cuore” che poteva essere risanata solo dall’amore di Cristo. Un amore che madre Teresa aveva trovato “nelle grida dei poveri”; per questo, nonostante fosse giornalmente ricurva su corpi moribondi piagati da lebbra e infezioni, aveva “sempre il sorriso stampato sulla faccia”. Esortava le sue consorelle a fare altrettanto, ad essere gioiose, come a quella piccola suora che vide vagare in un corridoio con il volto malinconico, alla quale disse: “Cosa direbbe Gesù nel vedere una persona che lo segue col volto così triste?”.
Sbaglia, tuttavia, chi considera Madre Teresa una eroina del sociale, esempio irraggiungibile di carità cristiana, ha detto il card. Filoni. “La forza della sua missione di carità veniva dal continuo contatto con il Signore. Nel rigido programma di vita delle Missionarie della Carità il tempo della preghiera contemplativa è lo stesso del lavoro attivo. L’Eucaristia è il centro della missione e muove questo donarsi senza fine, fino a quando fa male”. 
È questo amore per Gesù, al quale si conformò sin da bambina, che rende la Beata più vicina e questa strada percorribile. “La missione di madre Teresa – ha detto il prefetto di Propaganda Fide – si fonda sulla consapevolezza che siamo creature letteralmente affamate di amore, affamate di Dio, perché siamo stati creati per amare ed essere amati”. 
Madre Teresa resta comunque un personaggio storico del nostro secolo, un corpo minuto ma dall’anima grande che racchiudeva in sé quelle peculiarità che solo i grandi santi possiedono. “Lei era famosa” ha detto padre Brian, eppure quando si presentava “non si dava arie, ai convegni voleva sedersi all’ultimo posto e nascondersi dai giornalisti, alle pause caffè beveva acqua”.
Una riservatezza che, però, metteva da parte nel momento in cui era necessario dire la verità. Come quando scrisse al primo ministro indiano mentre il governo era sul punto di approvare una legge a favore dell’aborto: “Lei non vivrà per sempre, morirà e dovrà rispondere a Dio. Come giustificherà questa legge?”. O ancora ad una convention negli Usa, davanti a leader religiosi e politici (tra cui Bill Clinton) pro-aborto, affermò: “Se volete la pace, fermate l’aborto. Non potete permettere alle persone di uccidere i bambini e pretendere la pace”.
Aneddoti, questi, ricordati dal card. Gracias che conobbe la Beata fin dai tempi in cui era segretario del vescovo. “Tutti abbiamo sempre ammirato il suo coraggio” ha sottolineato il porporato, “da quando ha lasciato sicurezza della sua casa per l’Inghilterra per studiare lingua e poi venire in India, a Calcutta. Lei ha voluto dare tutto alla sua missione. Ebbe molto coraggio quando sentì la chiamata in treno e decise di lasciare il convento di Loreto per fondare il suo istituto per i poveri”.
Molti si opposero: “Non puoi andartene da una congregazione e fondarne un’altra”, e non furono poche le critiche che le piombarono addosso nel corso degli anni. “Era la sua croce – ha detto Gracias – non era ben compresa, le dicevano: ‘Tu devi insegnare a pescare ai poveri, non dare pesci’, ‘perché prendi soldi da tutti, non sai da dove vengono?’, ‘fai tutto per convertirli’…”.
Tutto questo, però, “non ha rallentato la sua opera misericordiosa” condotta sempre con “la soddisfazione di fare il lavoro di Dio”. “Per tutti lei era santa prima che la Chiesa lo riconoscesse formalmente” ha sottolineato il porporato, “infatti tanti miei amici indù in questi giorni mi chiedono: ‘Ma perché fate tutti questi processi, così tortuosi? Lei è già santa’”.
A conclusione dell’incontro, dopo la testimonianza di padre John A. Worthley, che ha vissuto per anni in Cina e ha avuto l’occasione di accompagnare la Madre nei suoi tre viaggi nel Paese del Dragone, è stata letta la testimonianza dal figlio di Abdul Sattar Edhi, uno dei filantropi più noti dell’Asia, scomparso lo scorso 8 luglio a 88 anni in un ospedale di Karachi, dove era ricoverato da tempo. Ai suoi funerali hanno partecipato tantissimi fedeli di ogni confessione, che hanno voluto rendere omaggio a colui che era chiamato il “Madre Teresa pakistano”.
Anche quest’uomo era stato toccato dall’esempio della futura Santa; entrambi – scriveva il giovane nella missiva – “sono stati criticati da radicali religiosi e accusati di proselitismo, di voler convertire gente, forse perché non avevano nessuna altra cosa da dire. Solo uno spirito missionario come il loro può aiutare a lavorare per il bene degli altri e comprendere le loro sofferenze”. Tuttavia – testimoniava Ehdi – entrambi hanno mosso le coscienze della società pakistana e spinto alla misericordia i musulmani del Paese.
Un esempio, dunque, di santità universale che supera ogni credo o barriera ideologica. In fondo è quello che anche in vita ha fatto madre Teresa, “non guardando mai al credo, alle caste, alle ricchezze o alle condizioni sociali” ma solo all’uomo sofferente nel quale toccava concretamente la carne di Gesù.
In ogni caso, ha concluso il card. Gracias, “se lei fosse qui direbbe: ‘No, non si parla di me, ma di Gesù. Io sono soltanto una matita nelle Sue mani. Tutto quello che state dicendo non l’ho fatto io, l’ha fatto Gesù. Perciò smettetela di perdere tempo e fate qualcosa per i poveri”.