venerdì 23 settembre 2016

Misericordia. Un inedito di Paolo VI



Paolo VI interprete del concilio. Non è datato ma risale probabilmente agli anni trenta l’inedito di Giovanni Battista Montini sulla misericordia che riprendiamo dall’ultimo numero del bollettino dell’Istituto Paolo VI e che è conservato a Concesio nell’archivio dell’istituzione. E proprio qui è iniziato il 23 settembre il tredicesimo colloquio internazionale di studio intitolato «Per una Chiesa “esperta in umanità”. Paolo VI interprete del Vaticano II». Presieduto dal cardinale Giovanni Battista Re, l’incontro è stato aperto dal saluto del vescovo di Brescia, monsignor Luciano Monari, e da un intervento introduttivo del presidente dell’istituto Angelo Maffeis che ha spiegato il motivo dell’attenzione durante il colloquio alla «formula che caratterizza come pastorale l’insegnamento conciliare». 
Questa non si riferisce evidentemente — ha osservato don Maffeis — «a un discorso meno rigoroso rispetto a quello formalizzato nelle definizioni dottrinali proposte dal magistero della Chiesa nel corso dei secoli, ma il suo significato non può neppure essere sbrigativamente ricondotto alla ricerca di nuove strategie e di mezzi concreti attraverso cui la Chiesa oggi, in un contesto culturale sociale profondamente mutato, può sperare di accrescere l’efficacia della sua azione pastorale. Nella sua radice più profonda, il discorso sul carattere pastorale del Vaticano II — ha puntualizzato il presidente dell’istituto bresciano — allude al fatto che la riflessione dei pastori sulla missione della Chiesa si è confrontata con la realtà umana e storica in mutamento, alla ricerca di una mediazione capace di tenere insieme la fedeltà al vangelo del Signore Gesù e una reale assunzione della realtà umana nella sua concretezza effettiva e nelle trasformazioni storiche cui è soggetta» allo scopo di «rendere possibile un incontro positivo con l’annuncio evangelico». Oltre il tema del «carattere pastorale» del concilio nel senso spiegato da Maffeis, l’incontro affronta quello della visione dell’uomo e della donna, della famiglia e della donna in Papa Montini. Durante i lavori, fino al 25 settembre, interverranno Pierangelo Sequeri, Joseph Famerée, Christoph Theobald, Luigi Alici, il cardinale Angelo Scola, Cecilia Dau Novelli, Eberhard Schockenhoff, Giulia Paola di Nicola e José Ramón Flecha Andrés. A trarre le conclusioni delle relazioni e della discussione sarà il cardinale Re.
 

Misericordia. Un inedito di Montini

Non basta dire: Dio è Amore, Dio ha amato il mondo; biso- gna aggiungere: Dio è Misericordia, Dio ha amato un mondo colpevole. Non figli, non semplici creature, ma ribelli, ma ingrati, ma perduti Suoi esseri ha amato. Esseri che non erano degni, né utili, né piacevoli, né in sé, né a Lui buoni.
E quelli più lontani e più miseri, quelli più avversi e più cattivi, quelli ha amato.
Né quest’amore è stato prodigioso solo in sé e per l’intima felicità di Dio; ma lo è stato anche per gli esseri immeritevoli che ne sono l’oggetto inesplicabile. È stato un amore salvatore.
Dio amando il peccatore dà esempio di somma indulgenza, salvandolo di pari esigenza. Si piega sul male la misericordia, ma non perché resti tale e perché sia vinta la giustizia, ma piuttosto perché la giustizia sia ricomposta nei suoi diritti ed abbia la sua rivendicazione. Dio ama il cattivo non perché tale, ma per farne un buono; e mentre spinge la tolleranza fino a cancellare le conseguenze fatali del peccato, restaura l’assolutezza della legge morale riconducendo in essa il peccatore.
Questo singolare rapporto della misericordia con la giustizia è uno dei problemi più profondi e più chiaramente risoluti dal cristianesimo. A nessuno vien nemmeno fatto di pensare che la misericordia di Dio, annunciata come si deve, e svelata nella sua sorgente e nel suo termine, ch’è l’Amore, sia corriva col male e indebolisca la forza dell’imperativo morale; ma piuttosto è a tutti palese ch’essa, ed essa sola, è capace di ricuperare il bene perduto, di ripagare nel bene il male compiuto e di generare nuove forze di giustizia e di santità.

L'Osservatore Romano