domenica 18 settembre 2016

P. Samir Khalil: l'Islam e la violenza

Fondazione E.U.K. Mamie

In questa occasione il protagonista di questo programma “Seguendo le Orme del Nazareno” è P. Samir Khalil, S.J., nato a Il Cairo (Egitto). Del suo amplio curriculum possiamo mettere in evidenza che è Dottore in Islamologia e Professore al Pontificio Istituto Orientale e al Pontificio Istituto di Studi Arabi e di Islamistica, entrambi con sede a Roma (Italia). È autore di più di 60 libri e di oltre 1500 articoli specializzati. I suoi principali campi di studio riguardano l’Oriente cristiano, il patrimonio culturale e teologico arabo cristiano, l’Islam e l’integrazione dei mussulmani in Europa, così come le relazioni tra cristiani e mussulmani.P. Samir inizia parlando della discriminazione che subiscono i cristiani nei paesi mussulmani. E afferma: “La discriminazione che ci costa di più è nel lavoro. (...) Una discriminazione in varie cose per trovare un lavoro”. P. Samir non parla in teoria. Nato in Egitto, descrive l’esperienza di esclusione subita dalla sua famiglia. E riflette in questo modo: “Come si sa che è cristiano? Sulla carta d’identità in Egitto e in altri paesi si scrive la religione, in tutti i paesi arabi. Dunque delle discriminazioni esisteranno sempre, perché il sistema mussulmano non riesce a concepire una laicità positiva, che è quello che noi chiediamo. Non la laicità antireligiosa che esiste in alcuni paesi occidentali, ma una laicità positiva, come la chiama anche il Papa Benedetto XVI nella sua Enciclica sull’Oriente, dove non si fa distinzione tra credente e non credente, cristiano, mussulmano, ebreo”.
L’argomento successivo trattato è la libertà di coscienza. P. Samir afferma con chiarezza: “(Nell’Islam) la libertà di coscienza non esiste. (...) Un mussulmano che abbandona pubblicamente l’Islam è passibile di morte”. Questa situazione contraddice apertamente l’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che dice: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti”.
P. Samir continua a spiegare questo punto: come un occidentale che rivelasse segreti di stato a un paese nemico è castigato, “se uno abbandona l’Islam per passare a un’altra religione è un traditore e dunque deve essere punito”. Di fronte a questa situazione il nostro esperto nell’Islam argomenta: “Dico: ‘Sì, ma là si tratta di stato e di politica, qui si tratta di religione. Ma quello è il punto dell’Islam: che è religione, stato, politica, economia, tutto”. C’è un’altra difficoltà seria con l’Islam, ed è che identificano l’Occidente e il comportamento morale dell’Europa e dell’America con il cristianesimo, e si convincono che i cristiani sono peggiori dei pagani.
Poi P. Samir passa a riflettere sulla realtà dell’Oriente attuale. E dice testualmente: “Le tendenze più fanatiche dell’Islam, le più radicali, hanno preso il potere. (...) Ha vinto la forza e sono apparsi i movimenti radicali, fino ad arrivare all’ISIS o DAESH. Che cosa c’è dietro? Se guardiamo bene l’ISIS, prima di tutto che cosa vuol dire ISIS? È in inglese l’abbreviazione di ‘Islamic State in Irak and Siria’, ISIS. Perché in Iraq e in Siria? Perché non in Egitto o altrove? Perché in Iraq chi governava in maggioranza erano sciiti, messi dagli Stati Uniti, dopo che hanno eliminato Saddam Hussein. Prima era sotto Saddam Hussein. Il governo era essenzialmente sunnita, ma siccome gli sciiti erano più numerosi dei sunniti, l’America ha detto: diamo la maggioranza agli sciiti. Che cosa c’è in Siria? Chi governa? Gli alauiti. Gli alauiti sono sciiti. Dunque, l’ISIS, che vuol dire “Stato islamico in Iraq e in Siria”, vuol dire stato islamico là dove ci sono gli sciiti che governano. Era un movimento sunnita contro gli sciiti. Era molto chiaro. Chi c’è dietro? Gli stati sunniti radicali. Essenzialmente l’Arabia Saudita, Qatar e altri paesi, ma loro non fanno la guerra. C’è gente pagata. Loro finanziano la guerra. Le armi vengono dall’Occidente, in particolare l’America e in parte l’Europa. Chi le compra? L’Arabia Saudita. E le fa passare all’ISIS. Dunque è tutto un trucco che per l’Occidente è una questione economica, un buon affare, per così dire. Per l’Arabia Saudita e il Qatar è una lotta contro gli sciiti, che sono mussulmani, ma che sono visti come eretici. Questa situazione è arrivata al colmo con l’ISIS che è diventato barbaro, non è più umano, è disumano: uccide bambini, uccide persone disarmate, donne. Hanno rilanciato la schiavitù, le donne sono state prese come schiave, vendute, hanno organizzato il mercato delle schiave, come si faceva all’epoca di Maometto. Una volta alla settimana c’era il mercato e si comprano come si compra per mangiare o altre cose. E tutto questo è stato uno scandalo. Ma si taceva.”
Veramente l’ISIS è l’Islam messo in pratica. Secondo il professore di Islamologia: “L’ISIS, o DAESH in arabo, ciò che facevano lo giustificavano con argomenti presi o dalla vita di Maometto o dal Corano o dai detti di Maometto. Per esempio la schiavitù, e in particolare delle donne, era la cosa più banale, perché la guerra si faceva per questo, per prendere i beni, ma anche per prendere le persone. Gli uomini lavoravano o li uccidevano, le donne erano schiave per il piacere sessuale. Nel Corano c’è un capitolo, che si chiama capitolo del bottino, dove si spiega come si fa il bottino durante la guerra”. “Daesh, ISIS, non ha fatto niente contro la legge islamica. Ha applicato ciò che sta nel Corano o nella vita di Maometto o nelle parole di Maometto”.
Ovviamente i mussulmani moderati negano questo. Così afferma il professore: “I mussulmani non osano dirlo, dicono: ‘No, DAESH non ha niente a che vedere con l’Islam, perché l’Islam vuol dire Salam, pace. Questo, primo, è una menzogna linguistica. Può significare la salute, la pace, la sottomissione, eccetera. Islam vuol dire sottomissione, sottinteso tra parentesi ‘a Dio’. (...) Dire che questo non appartiene all’Islam è una menzogna. La realtà è che l’ISIS è al cento per cento mussulmano. Che non piaccia ai mussulmani, ed è a loro onore, vuol dire che chi dice che questo non è mussulmano, è una persona moderata, ma giuridicamente, è mussulmano. (...) Non si può dire Islam uguale a violenza, ma non si può dire il contrario: ‘Nell’Islam non c’è violenza’. C’è violenza.”
P. Samir conclude il suo intervento con un pensiero molto bello: “La situazione è quella, però l’esperienza, come ho detto prima, mostra che si può vivere insieme, in pace e tolleranza. Ed è questo che oggi dobbiamo ricreare, aiutare i mussulmani a vivere insieme come fratelli”. (...) A noi tocca, con l’amicizia, la fratellanza e l’esempio, dare un altro modello di coesistenza, di fratellanza, di dire: ‘Da dove l’abbiamo imparato?’ Dal Vangelo e da Gesù. Se vuoi essere perfetto, va’ e segui Gesù. Vivi sul modello del Vangelo. Questa è la nostra missione”. (...) “Si potrebbero cambiare molte cose se si dicesse: ‘Dio ha mandato i mussulmani in Europa’. Forse adesso sono circa 15 milioni. Che cosa facciamo per far conoscere loro il Vangelo? Cioè un superamento dell’Islam e dell’essere umano abituale? Il Vangelo è il top. Perché non lo trasmettiamo? Prima i nostri padri hanno attraversato il mare, sono andati incontro al martirio, sono stati uccisi, eccetera ... per guadagnare un mussulmano al Vangelo. Oggi per me non c’è bisogno di attraversare il mare, loro vengono. Allora trattare di metterli da parte, questo è un crimine, non è permesso. Si tratta di accoglierli, ma di dire: ‘Ti do la cosa più bella che ho, il Vangelo’. (...) E se qualcuno scopre che il Vangelo è veramente ciò che c’è di più bello, lo invito ad essere cristiano, ma è un invito, niente di più”.
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