martedì 20 settembre 2016

Perché c’è la liturgia?

Liturgy


Nella sua rubrica di liturgia, padre Edward McNamara LC, professore di Liturgia e Decano di Teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, risponde questa settimana a un lettore in Brasile.
Esiste la liturgia celeste? Come mai abbiamo la liturgia? Qual è la sua finalità? — T.G., Salvador, Brasile
Queste domande sono molto importanti. Talvolta ci perdiamo talmente nei dettagli della liturgia che dimentichiamo il vasto disegno del grande mistero della liturgia stessa.
Ci sono varie definizioni di liturgia. Un famoso manuale pubblicato negli anni ‘60 elencava 40 definizioni, e ne aggiunse persino una quarantunesima. Per il nostro scopo possiamo utilizzare quella offerta dalla costituzione del Concilio Vaticano II sulla liturgia, Sacrosanctum Concilium, la quale a sua volta si basa quasi totalmente sull’enciclica di Papa Pio XII Mediator Dei.
“7. […] Giustamente perciò la liturgia è considerata come l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell’uomo è significata per mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi; in essa il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra. Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado.”
“8. Nella liturgia terrena noi partecipiamo per anticipazione alla liturgia celeste che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, dove il Cristo siede alla destra di Dio quale ministro del santuario e del vero tabernacolo; insieme con tutte le schiere delle milizie celesti cantiamo al Signore l’inno di gloria; ricordando con venerazione i santi, speriamo di aver parte con essi; aspettiamo come Salvatore il Signore nostro Gesù Cristo, fino a quando egli comparirà, egli che è la nostra vita, e noi saremo manifestati con lui nella gloria”.
La prima sezione della seconda parte del Catechismo della Chiesa Cattolica sviluppa ulteriormente questi concetti ai numeri 1076-1209.
Di conseguenza possiamo distinguere vari aspetti all’interno della liturgia.
Innanzitutto vi è l’essenziale azione di Cristo, nostro sommo sacerdote, che offre il proprio sacrificio per il Suo Padre celeste nell’unità dello Spirito Santo. Poiché la Chiesa dei cristiani battezzati e cresimati è dotata del sacerdozio reale o comune, in comunione gerarchica con i ministri sacerdotali ordinati, siamo in grado di unirci a Cristo nella Sua eterna offerta e di presentare, accanto ai Suoi, i nostri doni spirituali.
Un altro aspetto della liturgia è che questa misteriosa unione con Cristo nostro sommo sacerdote si effettua attraverso segni percettibili. Alcuni di questi segni vengono da Cristo stesso, come l’uso del pane e del vino per l’Eucarestia e dell’acqua e della formula trinitaria per il battesimo. La maggior parte di essi, tuttavia, come i riti, i canti e le preghiere utilizzati nella liturgia, sono stati sviluppati nel tempo dalla Chiesa. Questi riti, canti e preghiere sono solitamente ispirati alla Scrittura e servono a chiarire il profondo significato dei misteri essenziali.
Essendo di origine umana questi ultimi segni possono talvolta perdere il loro significato nel corso del tempo e possono persino complicare, anziché facilitare, il contatto col mistero. Per questo motivo le massime autorità della Chiesa hanno il potere di applicare i cambiamenti che si ritengano necessari riguardo questi elementi che non provengono direttamente da Cristo.
Perciò, una prima risposta alla domanda sul perché abbiamo la liturgia, è fondamentalmente perché Cristo è il Verbo Incarnato e ha determinato di edificare la Sua Chiesa e di offrire la Sua salvezza a tutta l’umanità attraverso questa Chiesa e i sacramenti, i segni che Egli ha stabilito come prolungamento dell’Incarnazione, ai quali tutti siamo invitati a partecipare.
Va oltre il proposito di questa risposta entrare nella questione della redenzione di coloro che sono al di fuori della Chiesa. Possiamo dire tuttavia, che non vi sono altri segni visibili di salvezza al di fuori di Cristo e della Chiesa. Se però qualcuno riceve la salvezza la di fuori della Chiesa visibile, quella salvezza è stata ottenuta, in qualche maniera misteriosa, attraverso Cristo e la Chiesa. È questo il motivo per cui la Chiesa prega nella Preghiera Eucaristica IV per “tutti gli uomini che ti cercano con cuore sincero” e per “tutti i defunti, dei quali tu solo hai conosciuto la fede”.
Lo scopo della liturgia è anch’esso una questione complessa. In alcuni casi come il battesimo, la liturgia è un’essenziale mezzo di salvezza; in altri casi è un mezzo di santificazione nonché una scuola di preghiera e di vita cristiana. Va però ammesso che queste non sono le ragioni primarie per fare liturgia nella sua forma celebrativa più completa.
In un certo senso potremmo dire che la Chiesa stessa, nel dialogo iniziale del prefazio della preghiera eucaristica, apre un nuovo orizzonte circa le ragioni della liturgia. In questo dialogo sentiamo:
“In alto i nostri cuori”.
“Sono rivolti al Signore”.
“Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio”.
“É cosa buona e giusta”.
“É veramente cosa buona e giusta, e fonte di salvezza, rendere grazie al Signore nostro Dio”.
Quindi la ragione fondamentale per cui c’è la liturgia è che essa è “buona e giusta”. Non vi è un fine utilitaristico, ed essa è compiuta perché al mondo non vi è nulla di più grande che potremmo fare. La compiamo anche perché in questo modo noi rispondiamo liberamente con amore e devozione all’amore divino e, di conseguenza, riceviamo il dono spontaneo più grande di tutti, la vita di Dio stesso nelle nostre anime.
Questo è il motivo per cui il noto teologo italo-tedesco Romano Guardini (1885-1968) fu in grado di descrivere quello che lui definì l’“aspetto ludico della liturgia” o la “liturgia come gioco”. Così come un gioco si fa perché vale di per se stesso e non è primariamente utilitaristico, così in modo analogo la liturgia si compie perché è buona e giusta e valida di per sé.
Inoltre, così come una mossa o un punteggio in un gioco possono essere considerati originali, brillanti o belli soltanto se raggiunti dai giocatori che rispettano le regole stabilite e non imbrogliano, così la vera originalità e bellezza nella liturgia si trova all’interno del contesto delle sue norme e regole stabilite.
Quindi, esiste la liturgia celeste? Possiamo dire di sì, nella misura in cui in Cielo la nostra partecipazione alla gioiosa unione con Cristo nostro sommo sacerdote nella Sua eterna offerta a Suo Padre diventa uno stato permanente dell’anima.
Possiamo invece dire di no se intendiamo gli aspetti esterni della liturgia quali riti e segni, che sono stati creati solo per il nostro cammino terrestre come assaggio delle cose a venire.
Queste domande sono così ampie e profonde che la nostra presente risposta non renderà certo loro giustizia, e ci sarebbe ancora molto altro da aggiungere. Speriamo almeno di aver allargato un po’ l’orizzonte.
Traduzione dall’inglese a cura di Maria Irene De Maeyer