sabato 19 novembre 2016

Incontro con i partecipanti al Corso di formazione per i Vescovi sul nuovo processo matrimoniale promosso dalla Rota Romana. Discorso del Santo Padre.

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Incontro con i partecipanti al Corso di formazione per i Vescovi sul nuovo processo matrimoniale promosso dalla Rota Romana (17-19 novembre 2016)

Sala stampa della Santa Sede
Nel pomeriggio di ieri, il Santo Padre Francesco si è recato al Tribunale Apostolico della Rota Romana dove ha incontrato i partecipanti al Corso di formazione per i Vescovi sul nuovo processo matrimoniale (17-19 novembre 2016).
Discorso del Santo Padre
Cari Fratelli,
la vostra presenza a questo corso di formazione, promosso dal Tribunale Apostolico della Rota Romana, sottolinea quanto i Vescovi, pur costituiti in forza dell’Ordinazione come maestri della fede (cfr Lumen gentium, 25), abbiano la necessità di apprendere continuamente. Si tratta di comprendere i bisogni e le domande dell’uomo di oggi e cercare le risposte nella Parola di Dio e nelle verità della fede, studiate e conosciute sempre meglio. L’esercizio del munus docendi è intimamente congiunto con quelli sanctificandi e regendi. Mediante queste tre funzioni si esprime il ministero pastorale del Vescovo, fondato nel volere di Cristo, nell’assistenza dello Spirito Santo e finalizzato ad attualizzare il messaggio di Gesù. L’inculturazione del Vangelo si fonda proprio su questo principio che vede unite la fedeltà all’annuncio evangelico e la sua comprensione e traduzione nel tempo.
Il Beato Paolo VI, nella Evangelii nuntiandi, esortava ad evangelizzare non in modo superficiale, ma calandosi nella concretezza delle situazioni e delle persone. Queste le sue parole: «Occorre evangelizzare non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici, […] partendo sempre dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle persone tra loro e con Dio» (n. 20). Proprio l’attenzione alle persone è il motivo teologico ed ecclesiologico sotteso a questo corso di formazione. La salute spirituale, la salus animarum delle persone a noi affidate costituisce il fine di ogni azione pastorale.
Nella Prima Lettera di Pietro troviamo un punto di riferimento fondamentale dell’ufficio episcopale: «Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti, ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge» (5,2-3). Questa esortazione illumina l’intera missione del Vescovo, presentandone la potestà spirituale come un servizio per la salvezza degli uomini. In tale prospettiva, occorre eliminare con decisione ogni impedimento di carattere mondano che rende difficile a un largo numero di fedeli l’accesso ai Tribunali ecclesiastici. Questioni di tipo economico e organizzativo non possono costituire un ostacolo per la verifica canonica circa la validità di un matrimonio.
Nell’ottica di un sano rapporto tra giustizia e carità, la legge della Chiesa non può prescindere dal fondamentale principio della salus animarum. Pertanto, i tribunali ecclesiastici sono chiamati ad essere espressione tangibile di un servizio diaconale del diritto nei riguardi di questo fine primario. Esso è opportunamente posto come parola finale del Codice di diritto canonico, perché lo sovrasta come legge suprema e come valore che supera il diritto stesso, indicando così l’orizzonte della misericordia.
In questa prospettiva la Chiesa cammina da sempre, come madre che accoglie e ama, sull’esempio di Gesù Buon Samaritano. Chiesa del Verbo Incarnato, si “incarna” nelle vicende tristi e sofferte della gente, si china sui poveri e su quanti sono lontani dalla comunità ecclesiale o si considerano fuori da essa a causa del loro fallimento coniugale. Tuttavia, essi sono e restano incorporati a Cristo in virtù del Battesimo. Pertanto, a noi spetta la grave responsabilità di esercitare il munus, ricevuto da Gesù divino Pastore medico e giudice delle anime, di non considerarli mai estranei al Corpo di Cristo, che è la Chiesa. Siamo chiamati a non escluderli dalla nostra ansia pastorale, ma dedicarci a loro e alla loro situazione irregolare e sofferta con ogni sollecitudine e carità.
Cari fratelli Vescovi, voi provenite da diversi Paesi e avete portato in questo incontro le sollecitazioni e le domande che emergono nell’ambito della pastorale matrimoniale delle rispettive Diocesi. Tali istanze richiedono risposte e provvedimenti non sempre facili. Sono certo che queste giornate di studio vi aiuteranno a individuare l’approccio più opportuno alle diverse problematiche. Ringrazio quindi il Decano Mons. Pinto per aver promosso questo Corso formativo, come pure i relatori per il loro competente apporto giuridico, teologico e pastorale.
Tornerete nelle vostre Diocesi arricchiti di nozioni e di suggerimenti utili per svolgere con più efficacia il vostro ministero, specialmente in ordine al nuovo processo matrimoniale. Esso rappresenta un aiuto importante per far crescere nel gregge a voi affidato la misura della statura di Cristo Buon Pastore, dal quale dobbiamo ogni giorno apprendere la sapiente ricerca dell’unum necessarium: la salus animarum. Essa è il bene supremo e si identifica con Dio stesso, come ha insegnato san Gregorio Nazianzeno. Confidate nell’assistenza indefettibile dello Spirito Santo, che conduce invisibilmente ma realmente la Chiesa.
Preghiamolo perché aiuti voi e aiuti anche il Successore di Pietro a rispondere, con disponibilità e umiltà, al grido di aiuto di tanti nostri fratelli e sorelle che hanno bisogno di fare verità sul loro matrimonio e sul cammino della loro vita.

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Vatican Insider
(Iacopo ScaramuzziVisita del Papa, non in calendario,  a un corso di formazione di vescovi presso il  tribunale della Rota romana. La salus animarum è la «legge suprema» -- Seguendo l’esempio del buon samaritano, e tenendo a mente la «legge suprema» della salus animarum, la salvezza delle anime, il Papa ha ricordato che la Chiesa «si “incarna” nelle vicende tristi e sofferte della gente, (...)