sabato 26 novembre 2016

Kiko Arguello: "Nel mio petto, Signore, hai aperto una fessura..."

Kiko Argüello

E’ stato presentato ieri pomeriggio, al Teatro Olimpico di Roma, il libro di Kiko Argüello, "Annotazioni 1988-2014", edito da Cantagalli, che raccoglie oltre 500 piccoli e medi aforismi, riflessioni, pensieri, poesie e preghiere dell'iniziatore del Cammino neocatecumenale. Nella profondità dell’esperienza mistica di Dio, il libro illustra il cammino spirituale percorso dall’autore, assieme a Carmen Hernandez e don Mario Pezzi negli ultimi 30 anni. Sono intervenuti il card. Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Graziano Delrio, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e l’autore Kiko Argüello. Nel suo intervento prendendo spunto dalla Lettera Iuvenescit Ecclesia sulla relazione tra doni gerarchici e carismatici per la vita e la missione della Chiesa il card. Muller ha detto che il carisma del Cammino neocatecumenale viene dallo Spirito ed è frutto del Vaticano II.  Al card. Muller Roberto Piermarini ha chiesto quanto bene può fare questo libro:
 
R. - Sono tante riflessioni di una profonda spiritualità e mistica, come ho detto nella mia conferenza. E aiuta molto per approfondire la propria spiritualità, perché la nostra fede non è una summa di conoscenze teoretiche astratte ma un incontro personale con Cristo. Poi, c’è anche la dimensione pastorale della nostra fede, perché l’atto della fede non è un atto irrazionale, solo sentimentale. Per questo, esprimersi in parole chiare, distinte, fa parte della nostra fede. La spiritualità è un incontro con Dio, nello spirito di Dio e nella Parola di Dio, che è Gesù Cristo. Per cui questo libro aiuta l’unità fra la teologia e la spiritualità.
D. - Qual è il filo rosso che lega questo libro?
R. - Sono i gradi della mistica tradizionale: tutto si evolve prima intorno alla conversione, poi all’essere colmati di grazia e infine all’unione dell’uomo con il Dio dell’amore trinitario, quando Dio viene a dimorare nell’uomo e l’uomo in Dio. Questo è il filo rosso che lega questo libro.
Il ministro italiano Graziano Delrio è stato colpito dall’amore per l’uomo che traspare dalle riflessioni di Kiko:
R. - Sì, c’è una grande passione per l’uomo, per le sue fragilità ma anche per le sue grandi originalità: la capacità di stare insieme nelle comunità, di avere fede, di avere capacità di cambiare il mondo… Quindi è un libro di grande profondità umana oltre che spirituale, ovviamente.
“Questo libro non è solo una sorta di bilancio è piuttosto un mio testamento per i catecumeni” ha affermato Kiko il quale ha confessato che è stato molto restio a pubblicare i suoi pensieri nel timore che fosse soltanto una pretesa della sua vanità. Ma si è poi convinto ricordandosi ciò che gli disse una volta un anziano sacerdote: “Non smettere mai di fare il bene per paura della vanità, perché questo viene dal demonio”. Ai nostri microfoni Kiko spiega i suoi timori a pubblicare le sue riflessioni:
R. - Le sofferenze dell’anima sono cose molto intime, c’è una specie di pudore a svestire l’anima. Per questo non so soprattutto se aiutava, se serviva...
D. - Pensi che possa servire?
R. - Sì, molta gente mi ha detto che le ha fatto del bene, che le sta facendo molto bene, che le mie sofferenze sono un poco anche le sue.
D. - Il filo conduttore di questo libro è l’umiltà: cosa rappresenta l’umiltà oggi per questa generazione?
R. - Io dico “Santa umiltà di Cristo”. E’ un mistero immenso che Dio essendo Dio si sia fatto uomo, peccato, miserabile. Una cosa veramente inimmaginabile! E la Chiesa d’Oriente dice questa frase: “Oh santa umiltà di Cristo chi ti potrebbe trovare?”. L’umiltà. Non c’è niente nel cristianesimo senza umiltà. Dimmi quanto sei umile e ti dirò quanto sei santo. L’umiltà è la verità.
RV
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Kiko Argüello: “Il mio libro, un testamento spirituale. Carmen, insostituibile…”


(Salvatore Cernuzio)
“Nel mio petto, Signore, hai aperto una fessura. È un abisso oscuro, un universo che ti anela. In esso mi perdo e soffro”. “Concedimi di volerti bene, Signore”. “Arma del cristiano, la preghiera”. Sono solo alcune delle 506 preghiere, riflessioni, poesie, pensieri, che Kiko Argüello ha annotato su un piccolo taccuino per circa 25 anni e che ora vengono rese pubbliche in un libro. “Annotazioni” il titolo del volume dell’iniziatore del Cammino Neocatecumenale, il secondo dopo il best-seller del 2012 “Il Kerygma. Nelle baracche con i poveri”. Edito da Cantagalli, con la prefazione del cardinale Ricardo Blázquez, presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, il libro viene presentato oggi, venerdì 25 novembre, al Teatro Olimpico di Roma, dallo stesso Argüello insieme al cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e a Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Prima dell’incontro, Kiko ha concesso un’intervista esclusiva a ZENIT.
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Come definirebbe il suo libro? E perché la necessità di pubblicare queste riflessioni che risultano, a tratti, così intime?
Sono state le sofferenze che ho avuto, momenti di “rigurgito” spirituale, di sfogo, durante i quali ho iniziato a fare un dialogo con me stesso scrivendo su un quaderno. Ho scritto, anno dopo anno, queste annotazioni… Mai avrei pensato di pubblicarle! Dal 1988 portavo queste carte nella borsa e dato che mi si stavano distruggendo ho chiesto ad un amico di trasferirle sul computer. Lui mi ha detto: “Kiko, questo è fortissimo, perché non lo pubblichi? Farebbe molto bene ai fratelli del Cammino, perché qui c’è la tua anima”. Ci ho pensato e, su incitazione anche della BAC (Biblioteca de Autores Cristianos), ho deciso di scrivere allora il libro che considero una sorta di “testamento spirituale”, un regalo per le mie comunità fondate a Madrid, a Roma, nel mondo, a cui voglio molto bene. Eccolo qui (mi mostra il volume), mi vergogno di leggerlo, perché è troppo intimo… Però a qualcuno magari farà del bene. In quel caso, benedetto sia il Signore!
La morte di Carmen a luglio ha contribuito in qualche modo?
Sicuramente ha accelerato la pubblicazione, perché mi ha fatto rendere conto che presto anche io morirò. Ho pensato allora che qualcuno avrebbe trovato questi fogli. Chi li avrebbe pubblicati? Chi li avrebbe presentati? Forse, ho riflettuto, è meglio che lo faccia io stesso prima di morire.
A proposito di Carmen, sono tanti fuori e dentro il Cammino che si domandano se sarà sostituita…
Ci abbiamo pensato e abbiamo valutato mille ipotesi. Però pensiamo di no: finché io e padre Mario (Pezzi, il sacerdote terzo responsabile dell’èquipe internazionale del Cammino Neocatecumenale, ndr) siamo in salute andiamo avanti come due apostoli. Alcuni fratelli ci aiutano nell’evangelizzazione e in altre cose pratiche di tutti i giorni. Ma non pensiamo di sostituire Carmen, anche perché lei è insostituibile.
Le manca?
Eh sì, non poco.
Che ricordo ha di quella che è stata sua compagna di evangelizzazione per così tanto tempo?
Carmen è stata meravigliosa. Un amore a Cristo impressionante. Dio ci ha unito e preparato per questa opera grande in mezzo ai poveri. Abbiamo portato l’iniziazione cristiana nelle parrocchie, almeno in quelle che lo hanno voluto, e la gente ha scoperto cosa vuol dire essere cristiani. Essere cristiani è la cosa più grande che possa esserci nella vita. È la partecipazione alla vita di Cristo, alla vita divina, all’amore di Dio che ama in maniera sorprendente fino a morire crocifisso come l’ultimo della terra. 
Sulla scia dei ricordi, il Cammino Neocatecumenale tra qualche anno celebra il suo 50° anniversario. Qual è la prima cosa che le viene in mente ripercorrendo questo mezzo secolo?
Penso soprattutto al fatto che insieme a Carmen abbiamo viaggiato per il mondo intero: tutta l’America, tutta l’Asia, tutta l’Europa, predicando il Vangelo nelle Chiese, nelle piazze, negli Stadi. Quanti giovani abbiamo incontrato, migliaia! Quante vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata, alla missione, il Signore ha suscitato! Davvero Dio non ci ha voluto tenere fermi un istante… Ha fatto tutto Lui con il suo zelo di salvare l’umanità, e noi siamo stati solo strumenti.
Si sente soddisfatto?
Sì sono contento, ma sempre sofferente! Mi considero un peccatore, un poveraccio, non so perché Dio mi dà questi sentimenti….
Sinceramente, quale crede che sia stato il contributo che il Cammino ha dato alla Chiesa?
Sono stati i Papi stessi a riconoscere sempre il grande contributo del Cammino Neocatecumenale alla Chiesa, non ultimo Papa Francesco che ci vuole molto bene e che lo ha definito “un dono”. Credo che il Cammino sia servito anche ad uscire dai limiti del clericalismo che, come dice spesso il Santo Padre, è uno dei “cancri” della Chiesa. A 50 anni dal Concilio, sono tanti ancora nella Chiesa che non sopportano che un laico dica certe cose, è un’anomalia, o che il Signore possa dare un carisma a un laico, perché questo significa avere “potere”. Questo ancora oggi ci fa un po’ soffrire, ma Cristo ha sofferto molto più di noi.
Si prevede qualche novità per il futuro?
Il futuro? Il futuro è nelle mani di Dio! Proseguiamo con l’evangelizzazione nelle parrocchie: sono tante quelle nuove nel mondo che hanno aperto le porte a questa realtà di iniziazione cristiana. E poi le missio ad gentes, che sono un aiuto soprattutto per le famiglie a farle rimanere unite.
Prosegue, invece, l’evangelizzazione in Asia? 
Assolutamente! Il Papa ha già inviato circa 400 famiglie in Asia: si sta aprendo la Mongolia, il Laos, il Vietnam e anche, poco a poco, la Cina. Parlavo giorni fa con l’arcivescovo di Pechino che mi ha detto: “Abbiamo bisogno di voi, perché abbiamo urgente bisogno di un nuovo catecumenato”. Hanno aperto tantissime Chiese ma ci sono cinesi che non sanno niente di Cristo, del cristianesimo, non si sa come educarli, come avvicinarli alla Chiesa…. Io ho detto: “Stiamo preparando 20mila sacerdoti per la Chiesa in Cina, ma siamo ancora troppo pochi, come fare?”. D’altro canto, cosa sono 20mila sacerdoti per oltre 300mila Chiese? Niente. La Cina è immensa, ma adesso è in un momento di kayròs, ha bisogno di apostoli. E noi, nella misura del possibile, proviamo a favorire l’evangelizzazione. Nei seminari Redemptoris Mater dico di preparare un gruppo per la Cina, per portare Gesù Cristo. In Cina, infatti, ora ci sono solo i soldi… Soldi, soldi, soldi… E, come dice sempre il Papa, i soldi sono l’anti-Dio.
Invece in Europa, ha detto in diverse occasioni, si rischia l’apostasia…
No, no, non si rischia l’apostasia, l’Europa è già nell’apostasia. E questo è un fatto serio, è la preparazione dell’Anticristo. San Paolo dice nella seconda Lettera ai Tessalonicesi che: “Prima verrà l’apostasia e si rivelerà l’uomo dell’iniquità”, ma “il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca”. Noi pensiamo che questo soffio sia l’annuncio del kerygma. Per questo stiamo preparando per i prossimi mesi una missione in tutto il mondo di migliaia di apostoli che, a due a due, “senza borsa né denaro”, annuncino l’amore di Dio per la strada.
Zenit