giovedì 10 novembre 2016

Nei tuoi occhi è la mia parola

Presentazione del volume: Papa Francesco, Nei tuoi occhi è la mia parola. Omelie e discorsi di Buenos Aires 1999-2013, Rizzoli 2016. Intervento di Sua Em.za il Card. Pietro Parolin Segretario di Stato 
Sala stampa della Santa Sede




Il volume che oggi viene presentato raccoglie tutte le omelie, i discorsi e i messaggi dell’allora mons. Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires. È la prima volta che tutti questi testi vengono raccolti in un unico volume. È dunque una sorta di opera omnia del suo ministero episcopale della quale si è preso cura p. Antonio Spadaro, gesuita e direttore della Civiltà Cattolica, rivista che dal 1850 — data della sua fondazione — è legata da vincoli molto stretti con la Sede apostolica. 
Lo stesso P. Spadaro nell’agosto 2013 aveva realizzato la prima ampia conversazione col Pontefice pubblicata in volume col titolo eloquente La mia porta è sempre aperta. Successivamente con il libro L’amore prima del mondo il direttore di Civiltà Cattolica ha dato voce a 30 bambini di tutto il mondo che hanno consegnato al Pontefice disegni e domande alle quali il Santo Padre ha risposto con testi brevi, densi e profondi. Ma aveva anche curato gli scritti dell’allora p. Bergoglio, provinciale dei gesuiti di Argentina, in un volume dal titolo Nel cuore di ogni padre. Ecco, dunque, che abbiamo la possibilità di seguire l’ampio e profondo sviluppo della spiritualità di Papa Francesco. Il volume che presentiamo adesso si aggiunge agli altri — il curatore me l’ha confessato — come un omaggio per l’ottantesimo compleanno del Pontefice.
Le parole che Papa Francesco, sin dai primi giorni del suo Pontificato ha accompagnato a gesti potenti sono state plasmate, riscaldate e rese efficaci e penetranti da quelle degli anni vissuti da pastore a Buenos Aires. Il volume che presentiamo è dunque, in qualche modo, il «laboratorio» del pontificato di Francesco. Un esempio: scopriamo come il tema dell’Evangelii gaudium, cioè dell’alegria de evangelizar, è presente da sempre nella predicazione del Papa. Questo libro va letto per entrare nel mondo del Bergoglio pastore locale e, adesso, universale della Chiesa. Cioè entrare nel suo sguardo, nel suo modo di vedere la realtà. Riconosceremo in nuce molti tratti del suo magistero attuale.
Il lettore che si accosta al volume Nei tuoi occhi è la mia parola può immaginare non solamente un vescovo che attraversa a piedi o in metropolitana le strade della sua città e della sua diocesi, ma può vederlo in prospettiva mentre si affaccia dalla loggia delle benedizioni di San Pietro. Percorrendo le pagine del volume si comprendono meglio le parole e i gesti di un Pontefice che ha messo al centro del suo ministero il discernimento e la misericordia. E comprendiamo meglio anche la formazione di quello che è considerato uno dei maggiori leaders morali e spirituali del mondo – forse il più ascoltato a livello globale come ha rilevato un recente sondaggio internazionale Gallup.
Le parole del ministero pastorale di Bergoglio si nutrono di vita vissuta, di questioni aperte, frontiere attraversate, periferie percorse, sfide che hanno volti e nomi. Non sono dunque esercitazioni pastorali, riflessioni di scuola o meditazioni fatte al riparo dal mondo. Come commenta p. Spadaro nella sua Introduzione, non c’è parola di Bergoglio che non nasca dal suo silenzio di gesuita che contempla e che agisce, senza distinzione cronologica tra le due cose, secondo il motto ignaziano in actione contemplativus. Mons. Bergoglio in queste pagine si sintonizza con le aspirazioni e le situazioni del tempo leggendole alla luce della Parola di Dio. È necessaria di acuta sensibilità spirituale per saper leggere negli avvenimenti il messaggio di Dio, e questo è molto di più che trovare qualcosa di interessante da dire. È un esercizio di discernimento evangelico.
La parola del Papa era ed è tutta spostata sull’interlocutore. Non elabora concetti astratti, ma abbraccia l’umanità che ha difronte. Da qui il titolo del volume Nei tuoi occhi è la mia parola. È, infatti, l’occhio del fedele, del santo pueblo fiel de Dios, che deve generare la parola paterna, feconda, vitale. Lo percepiamo dalla pagina scritta, ma ce lo dice lo stesso Pontefice che, per l’occasione, ha pure rilasciato adesso a p. Spadaro, una seconda ampia intervista, che è posta all’inizio del volume. Proprio da questa conversazione emerge come il Papa senta il bisogno di vedere gli occhi delle persone alle quali si rivolge. Francesco non vede mai davanti a sé una «massa» né può fissare i suoi occhi davanti a un foglio di carta.
Il Pontefice ha accettato di dialogare ancora con p. Spadaro che già molte volte ha raccolto la parola viva e sorgiva di Francesco, per andare alla radice della sua esperienza pastorale e di predicatore. Riflette sull’esperienza che racconta. Emergono ricordi, episodi del tutto inediti. Quante esperienze pastorali sono raccontate in questa intervista! E il Pontefice torna indietro nel tempo raccontando pure le sue esperienze di parroco a contatto con i ragazzini del catechismo. Confessa Francesco: «Ero felice. Volevo fare il pastore. Soprattutto dei bambini». Ci sono pure episodi esilaranti e gustosi che lasciamo scoprire al lettore. Ma Bergoglio da Papa mostra una predilezione pure per i nonni. Dice a p. Spadaro: «Certe volte io sento il desiderio di scendere dalla papamobile. Spesso accade davanti alle vecchiette. Io ho una debolezza per le vecchiette, specialmente quelle che sono furbe»!
Ma l’intervista è anche l’occasione di parlare della liturgia e della sana tradizione, ribadendo che «il Vaticano II e Sacrosantum Concilium si devono portare avanti come sono. Parlare di “riforma della riforma” è un errore». Ma anche di letteratura, di creatività, della vita stessa che è fatta di tensioni e contraddizioni che «non vanno necessariamente risolte e omologate»… Insomma: emerge la forte personalità di Francesco.
Questo corpus di testi è presentato in maniera cronologica e non per estratti tematici o frutto di combinazioni estemporanee e provvisorie. Va pure letta così com’è nata, progressivamente, suggerisce il curatore. Le letture tematiche sono utili e interessanti, ma peccano di funzionalismo. Una esperienza pastorale non è mai comunicabile come una raccolta di idee. Le tappe fisse di questa esperienza sono il Te Deum per il 25 maggio, cioè la festa nazionale, con discorsi di carattere politico e di interesse nazionale; le omelie per la festa di San Gaetano, patrono dei lavoratori, con discorsi di carattere sociale; le omelie per il pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Lujan. Dalla varietà delle occasioni si deduce la grande differenza di persone, a livello sociale, religioso e politico con le quali mons. Bergoglio sapeva entrare in relazione.
Notiamo che predicò, anche in tempi molto difficili, sempre a favore di lavoratori e disoccupati. Questa predicazione divenne una sorta di esame di coscienza sia religioso sia civile della società argentina con l’obiettivo che essa si riscuotesse grazie a un ritrovato senso di responsabilità, anche delle classi politiche. Mons. Bergoglio si spese molto cercando sempre di fare incontrare nel dialogo i differenti schieramenti politici, spingendo a «rivitalizzare il tessuto» della società. Ma non esitò in alcune circostanze a lanciare chiare sfide al governo in nome del popolo e a combattere contro le élite malate di ideologia. Il Papa riconosce la storia complessa della Nazione, i suoi crocevia, i dilemmi tra globalizzazione e solidarietà; vede nella sofferenza della crisi la Passione di Cristo con sguardo di fede. Uno degli aspetti più importanti della critica di Bergoglio alla realtà riguarda il dramma dello svuotamento dei rapporti e dei legami. Questo per lui è il vero dramma di un popolo, oggi favorito dallo sradicamento spaziale delle grandi città.
Nell’intervista p. Spadaro gli chiede se l’omelia possa avere un impatto politico. Il Papa risponde: «L’omelia è sempre politica perché si fa nella polis, si fa in mezzo popolo. Tutto quello che noi facciamo ha una dimensione politica e riguarda la costruzione della civiltà. Si può dire che anche nel confessionale, quando dai l’assoluzione, stai costruendo il bene comune».
Altre tappe fisse della sua predicazione sono scandite dal tempo liturgico.
Da notare però come una buona parte del volume è composto da messaggi, incontri e omelie per catechisti ed educatori. Stupisce la quantità e la qualità delle riflessioni di mons. Bergoglio rivolte sia al mondo della scuola sia a quello della formazione cristiana. Colpisce l’attenzione ai ragazzi irrequieti e indisciplinati. Una citazione tra le tante possibili: «Un ragazzo “inquieto” è un ragazzo sensibile agli stimoli del mondo e della società, uno che si apre alle crisi a cui va sottoponendolo la vita, uno che si ribella contro i limiti ma, d’altra parte, li reclama e li accetta (non senza dolore), se sono giusti. Un ragazzo non conformista verso i cliché culturali che gli propone la società mondana; un ragazzo che vuole imparare a discutere...». Dunque per mons. Bergoglio occorre «leggere» l’inquietudine e valorizzarla perché tutti i sistemi che cercano di «acquietare» l’uomo sono perniciosi perché conducono, in un modo o nell’altro, al «quietismo esistenziale».
Il volume si conclude con una omelia datata 28 marzo 2013. Il cardinal Bergoglio è diventato Pontefice il 13 marzo, cioè 15 giorni prima. Era certo che sarebbe tornato, e prima di partire per Roma aveva scritto il testo della sua omelia per la Messa crismale di quell’anno in modo da averla pronta al suo rientro. In quella omelia il cardinal Bergoglio scriveva: «L’olio prezioso che unge la barba di Aronne non resta a profumare la sua persona, ma si sparge e raggiunge le periferie» perché «la sua unzione è per i poveri, per i prigionieri, per i malati, per chi è triste e solo». Questa omelia, come le altre, esprime il linguaggio denso, poetico e popolare che ormai ben conosciamo. E proprio da queste ultime parole del cardinale arcivescovo Jorge Mario Bergoglio ha presso l’avvio il ministero petrino di Papa Francesco.


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«Così scrivo le mie omelie ispirandomi a Dostoevskij» 
Corriere della Sera 
(Antonio Spadaro) La scelta del brano e gli appunti, il Papa al lavoro a Santa Marta: «Leggo ad alta voce e sottolineo. Se mi mancano le idee, ci dormo su» -- «Qual è la differenza tra un’omelia e una conferenza?» gli chiedo. «L’omelia è l’annuncio della Parola di Dio, la conferenza è la spiegazione della Parola di Dio. L’omelia è l’annuncio, è fare l’angelo. La conferenza è fare il dottore». (...)