giovedì 10 novembre 2016

Sì, no...boh!

Risultati immagini per referendum 4 dicembre si o no
Laicato cattolico in ordine sparso
di Marco Guerra



“Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno”. Questo passo del Vangelo di Matteo offre, involontariamente, la perfetta misura del dibattitto che sta animando e, ancora una volta, contrapponendo, il variegato mondo cattolico italiano rispetto al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.
Numerose infatti sono le realtà religiose, dell’associazionismo e del laicato cattolico che si sono espresse su questo appuntamento cruciale per la nostra Repubblica, senza tuttavia prendere posizioni nette rispetto ad una riforma tesa a modificare la struttura della rappresentanza democratica e a eliminare la funzione dei corpi intermedi. 
Tra coloro che hanno evitato una scelta di campo c’è, per ovvie ragioni, la Conferenza episcopale italiana (Cei). Il Presidente, il cardinale Angelo Bagnasco, ha ribadito che dai vescovi non verranno indicazioni di voto e a questa linea si sono attenuti tutti i media della Cei e del Vaticano. Il cardinale Bagnasco ha però insistito sulla necessità che i cittadini si informino e vadano a votare; l’arcivescovo di Genova ha quindi esortato le persone a non accontentarsi del sentito dire, di opinioni o slogan, “ma si impegnino personalmente”.
Non si schiera nemmeno il Forum Famiglie; il presidente Gian Luigi De Palo ha precisato di “non voler boicottare il referendum, senza però parteggiare” alla campagna per il voto. Un pronunciamento che si offre a più interpretazioni dal momento che il boicottaggio, nei fatti, non è un opzione percorribile visto che il quesito costituzionale non prevede alcun quorum dei votanti.
Ancora più criptico sembra essere il documento “Per recuperare il senso del vivere insieme” diramato daComunione e Liberazione guidata da don Julian Carron. Il testo chiede di andare “oltre la logica del disimpegno e dello schieramento”. “Prima dei giudizi di merito – si legge -, nessuno può ignorare la vera urgenza del momento: la necessità, che si è fatta strada negli ultimi anni, di una maggiore stabilità ed efficienza del sistema politico a favore di migliori condizioni di vita per il cittadino e per il Paese”.
“Il nostro contributo: la bellezza di aprirsi all’altro”, si legge ancora nel documento che auspica che “anche il referendum divenga occasione per ciascuno di scoprire la bellezza e la convenienza dell’aprirsi all’altro, in un dialogo vero, senza preventivi arroccamenti e partiti presi, collaborando con chiunque si adoperi nella ricerca di un meglio per tutti”.
Rifugge da ogni sostegno al Sì o al No anche il Movimento dei Focolari, che in sostanza stigmatizza lo scontro ideologico tra le fazioni in campo, e invita ad aprire una “fase costituente” fino al 2018 migliorando sia la riforma costituzionale che l’Italicum.
Pochi ma dal peso rilevante i gruppi cattolici apertamente schierati per il Sì. Tra questi  si annoverano le Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani), che in un documento stilato dalla presidenza spiegano che “le direttrici di fondo della riforma siano del tutto positive e largamente condivise, e che, pertanto, una vittoria del Sì potrà permettere il proseguimento di una stagione di riforme”. Per il Sì anche la Coldiretti, la maggiore organizzazione di rappresentanza del mondo agricolo nata nel dopoguerra grazie all’impegno dei contadini cattolici, e la rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica, diretta da padre Antonio Spadaro, che ha definito “auspicabile” il successo del voto d’autunno.
Variegato e corposo è invece il fronte cattolico per il No. A dare spessore giuridico a queste ragioni è sicuramente l’attività profusa dal Centro studi Rosario Livatino. L’organizzazione di giuristi cattolici, che ha come quadro di riferimento vita, famiglia e il diritto naturale, è intervenuta più volte anche sulle pagine dellaNuova BQ, proprio per illustrare i passaggi più significativi della riforma costituzionale per sottolinearne i profili più problematici, allo scopo di avvicinarsi alla scadenza del voto referendario avendo consapevolezza dei contenuti delle modifiche, e lasciando da parte gli slogan.
Sulle posizioni del No troviamo anche i Comitati Dossetti, di Raniero La Valle e dell’ex presidente della Consulta Valerio Onida; Alleanza cattolica, che in un nota dà indicazioni di votare No perché, fra le altre cose, le competenze del Senato restano peraltro poco chiare e saranno causa di contenziosi davanti alla Corte costituzionale; e di formazione cattolica è anche l’ex ministro della Giustizia e vicepresidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, secondo il quale “la riforma introduce una serie di errori che la rendono un’insalata russa andata a male”.
Ma nell’ambito delle realtà cattoliche può essere considerato senza pari l’attività divulgativa svolta dal Comitato organizzatore del Family day e dal Movimento Cristiano Lavoratori. Il movimento dei lavoratori cattolici nacque negli anni’70  proprio da una scissione delle Acli perché in disaccordo con la deriva socialista del cattolicesimo sociale italiano.
Negli ultimi 10-15, sotto la giuda di Carlo Costalli, Mcl è cresciuta moltissimo, fino a diventare una grande realtà su tutto il territorio nazionale, con sedi in tutto il mondo, da Buenos Aires a San Paolo fino a New York e Toronto. Ed ora è impegnata a spiegare alle migliaia di suoi iscritti perché è necessario che votino No. Secondo l’Mcl, la riforma prevede “l’apposizione di enormi tare sulle garanzie costituzionali e sullo stesso funzionamento della democrazia italiana, cancellando con un colpo di spugna l’essenziale principio di rappresentanza popolare” in quanto “con un parlamento mono-camerale e controllato da un solo partito il governo avrà, infatti, il potere assoluto di smantellare ogni legge basata sul diritto naturale, senza dover tenere conto del necessario dibattimento tra le forze politiche e sociali”.
Per il popolo del Family day guidato da Massimo Gandolfini l’opposizione alla riforma costituzionale è diventata primaria fin dal giorno dopo l’approvazione del testo sulle unioni civili. Lo stesso premier Renzi in uno dei tanti affondi contro Gandolfini disse che sarebbe andato a spiegare la riforma in ogni parrocchia. Ma a distanza di qualche mese negli oratori e nei teatri delle chiese di ogni provincia italiana si sono visti solo i vertici Comitato difendiamo i nostri figli. Dall’avvocato Simone Pillon al presidente di Generazione Famiglia, Filippo Savarese, tutti si sono spesi in centinaia di incontri in ogni angolo della penisola, anche in pieno agosto, partecipando a dibattiti di piazza, comizi e incontri in circoli privati. 
Per far comprendere quanto la riforma costituzionale sia connessa alla deriva  antropologica, gli esponenti del comitato sono soliti proiettare un video in cui la stessa senatrice dem Monica Cirinnà, madrina delle unioni civili, spiega che con un parlamento sostanzialmente  mono-camerale controllato esclusivamente dal Pd (grazie all’Italicum) sarà subito approvato un ddl sul matrimonio egualitario (che prevede anche l’adozione per coppie delle stesso sesso) dopo che questo istituto giuridico sarà contenuto in ogni mozione del prossimo congresso del Pd. 
Insomma, come dicono pubblicamente gli stessi vertici del Pd, il parlamento diventerà un propaggine del Nazareno e questo potere verrà utilizzato per completare la trasformazione del tessuto sociale italiano. Le unioni civili sono infatti solo il capo fila di una politica tesa all’approvazione delle adozioni per tutti, dell’eutanasia, dell’estensione della procreazione artificiale a coppie gay e single; delle leggi liberticide sulla trans-fobia e omo-fobia, del divorzio express e della legalizzazione delle droghe. 
Si tratta dunque di No ben motivato e ragionato, partendo dal quale Massimo Gandolfini e Carlo Costalli  si sono rivolti a tutto il variegato ambiente cattolico e a tutte le storiche realtà impegnate nel sociale, invitando a guardare gli elementi che uniscono e che sono la base per costruire politiche di collaborazione e di impegno per rispondere alle sfide che minacciano la famiglia e i lavoratori italiani.

Queste visioni diversificate ma dall’obiettivo comune saranno illustrate dalle due organizzazioni in un grande evento sabato prossimo a Roma, alle ore 15, presso il The Church Village Hotel (ex “Domus Pacis”). Un’iniziativa – garantiscono gli organizzatori – che sarà massimamente inclusiva e aperta a quelle forze che hanno a cuore le garanzie costituzionali della sussidiarietà e dell’integrità della persona. Forse sarà proprio la determinazione di chi vive ogni giorno la frontiera del lavoro e dalla famiglia a dare una nuova dimensione all’impegno sociale dei cattolici.
Lanuovabq