sabato 3 dicembre 2016

Novena dell’Immacolata: Omelia del Cardinale Leonardo Sandri

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Omelia del Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, nella celebrazione eucaristica durante la Novena dell’Immacolata e all’inizio del cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale – Roma, Basilica dei Santi Apostoli, venerdì 2 dicembre 2016 A.D. 

Cong. Chiese Orientali 


Nell'ambito della tradizionale Novena dell'Immacolata celebrata nella Basilica dei Santi Apostoli, il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha presieduto la Santa Messa, a cui erano stati inviati tutti i figli e figlie delle Chiese Orientali Cattoliche presenti a Roma.
L'iniziativa ormai si è consolidata negli anni recenti come "l'omaggio" dell'Oriente Cristiano alla Tutta Santa Madre di Dio, in una Basilica "l'Apostoloeion", a cui l'imperatore Giustiniano volle donare le reliquie dei Santi Filippo - evangelizzatore della Frigia - e Giacomo - primo vescovo di Gerusalemme - custodite oggi nella cripta.
Quest'anno la celebrazione ha assunto tinte di particolare gioia e solennità, essendo inserita nel programma del centenario di fondazione della stessa Congregazione per le Chiese Orientali, e del Pontificio Istituto Orientale.
Con il Cardinale hanno concelebrato l'Arcivescovo Segretario, Mons. Cyril Vasil', il Procuratore della Chiesa Patriarcale di Antiochia dei Maroniti, S.E. Mons. Eid, il Procuratore della Chiesa Siro-Malabarese a Roma, S.E. Mons. Stephen Chirappanath, il Vescovo dell'Eparchia di Bahir-Dahr (Etiopia), S.E. Mons. Lisane Cristos, il Vescovo Ausiliare dell'Arcieparchia di Presov (Slovacchia), oltre all'abate dell'Ordine Libanese Maronita, ai Procuratori delle Chiesa di Antiochia dei Greco-Melkiti, di Cilicia degli Armeni, a diversi Officiali del Dicastero Orientale, i decani delle Facoltà del Pontificio Istituto Orientale, e più di un centinaio di sacerdoti orientali e latini studenti a Roma, oltre che la comunità dei Frati Minori Conventuali, cui è affidata la Basilica.
Tutti si sono stretti intorno al Cardinale Sandri, che proprio oggi inizia il cinquantesimo anno di ordinazione sacerdotale, avvenuta il 2 dicembre 1967 nella Chiesa del Seminario di Buenos Aires, Argentina, per la preghiera e l'imposizione delle mani del cardinal Aramburu.
Insieme alle note della corale della Basilica, durante il sacro rito sono risuonati canti in arabo, romeno, paleoslavo, ucraino, armeno e malayalam, mentre il vangelo è stato proclamato in italiano e in arabo.

Omelia del Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, nella celebrazione eucaristica durante la Novena dell’Immacolata e all’inizio del cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale – Roma, Basilica dei Santi Apostoli, venerdì 2 dicembre 2016 A.D.

Eccellenze Reverendissime,
Reverendo Padre Agnello, parroco di questa bella e storica Basilica,
Reverendi Sacerdoti, Seminaristi, Religiosi e Religiose,
Sorelle e fratelli nel Signore!
1. Sotto lo sguardo e il manto di Maria, la Tutta Santa Madre di Dio di cui la Chiesa Latina si appresta a vivere la Solennità dell’Immacolata Concezione, ci ritroviamo questa sera per celebrare l’Eucarestia del Signore. Nella Basilica dei Santi Apostoli la novena è un momento tradizionale, promosso dai frati Francescani Conventuali, a cui partecipano il clero e il popolo di Roma. Oggi però, come dice il profeta Isaia, questa chiesa allarga i pali della tenda e amplia lo spazio della sua dimora, facendo entrare tanti figli e figlie delle Chiese Orientali Cattoliche che abitano in Urbe e che vengono anch’essi a rendere omaggio alla Madre di Dio. Nessuna delle loro diverse liturgie – bizantina, armena, caldea, siriaca, copta – si vergogna di inserire in ogni celebrazione dei misteri di Dio la supplica e l’invocazione a Maria, alcuni persino dopo le parole dell’Istituzione e l’epiclesi: da questo stile dovremmo tutti imparare, strappando la visione di Maria da una dimensione soltanto devozionale, e collocandola nella giusta prospettiva di chi la prega perchè contemplata nel mistero di Cristo e della Chiesa. I santi apostoli Filippo e Giacomo, le cui reliquie sono qui custodite, si rallegrano con noi e si uniscono al canto di lode a Dio per i prodigi che ha operato in Maria santissima, canto che unisce le note e le parole dell’Occidente e dell’Oriente. A questo coro unisco anche la mia voce, stupito e commosso per la fedeltà di Dio nel mio cammino, celebrando proprio oggi l’inizio dell’anno cinquantesimo della mia Ordinazione sacerdotale, avvenuta nella Chiesa del Seminario di Buenos Aires, per le mani del Cardinale Aramburu, il 2 dicembre 1967.
2. Lo sguardo al mistero di Maria in vista della redenzione operata da Cristo, ci consegna un tratto singolare del cuore della Madre: la profonda e radicata certezza che Dio c’è, e agisce nella storia umana per redimerla e salvarla.
Possiamo scorgere questo atteggiamento nella supplica dei due ciechi del Vangelo appena proclamato: “Figlio di Davide, abbi pietà di noi!”. Essa è come un porta di accesso al cuore di Gesù. Da un lato, è il riconoscimento che Egli, della tribù e della famiglia di Davide, si inserisce nella linea regale e messianica, ma tutto questo non avrebbe consistenza alcuna se prima Dio non avesse pronunciato una parola di alleanza con il suo popolo e non avesse chiamato il giovane Davide ad essere Re per Giuda e Israele. In principio dunque, sta la parola e la promessa di Dio, e i ciechi nell’invocare Gesù con questo titolo lo riconoscono, proprio come Maria, che si sente rivolgere il saluto dell’angelo “ti saluto, riempita di Grazia dall’Onnipotente”, e acconsente che lo Spirito santo la renda dimora del Verbo che si fa carne.
3. Proprio perché Dio è il Protos, il primo, e agisce, il nostro atteggiamento, come quello dei ciechi del Vangelo, è di riconoscere la nostra creaturalità, piccolezza, e peccato “abbi pietà di noi”, un grido non di chi è ripiegato sul suo errore, ne è disperato o prigioniero, ma il canto della libertà di chi si affida all’unico che lo può salvare. Il Signore infatti, che “si stava allontanando” – un indizio di distanza, di cammino che va oltre – si ritrova il versetto successivo in un contesto di intimità familiare con loro - “entrato in casa” – ed entra in dialogo con loro prestando ascolto alla loro invocazione. Parafrasando alcuni passaggi di san Paolo, “quando eravamo ancora peccatori, nella pienezza del tempo, Dio ha mandato a noi il Suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge”. La Vergine Maria è colei che ha consentito con il suo sì che il Verbo fatto carne potesse entrare nella nostra dimora, potesse essere prossimo agli afflitti, ai ciechi, agli storpi e agli zoppi, come dimensioni fisiche e spirituali, e potremmo dire che per il mandato affidatoLe sotto la croce dal Figlio, Ella è pronta, ad entrare in ciascuno dei nostri cuori, se l’accogliamo come il discepolo che Gesù amava, per continuare ad ascoltare il nostro grido e la nostra invocazione e presentarla quale Madre amorevole al trono del Cristo.
4. Ancor più che i ciechi del Vangelo, Ella sa che Dio dispiega la potenza del suo braccio, rovescia i potenti dai troni, innalza gli umili e ricolma di beni gli affamati. L’esito allora di questo affidamento è il cantico di lode e l’esigenza di diventare annunciatori del Regno di Dio, come i due protagonisti del Vangelo i quali, una volta risanati, “diffusero la notizia per tutta la regione”. Nel cuore del discepolo sgorga allora il cantico di Maria, il Magnificat, evocato e quasi anticipato dalla parole del profeta Isaia ascoltate nella prima lettura “gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore, i più poveri gioiranno nel Santo di Israele”. Come sacerdoti, offriamo ogni giorno insieme al pane e al vino la nostra piccolezza, perché sempre il Signore che ci ha chiamati a servirlo la possa accogliere, trasformandola sempre più in profondità in uno strumento della sua potenza salvifica. Con l’animo di Maria siamo consapevoli di essere custodi e portatori di un tesoro in vasi di creta, ma lo portiamo con gioia e fiducia nel Signore volendo essere ogni giorni collaboratori della vostra gioia. Siano le parole di Isaia un auspicio di pace per il mondo intero, e in particolare per l’amato Medio Oriente, per l’Ucraina, e tutti i popoli e le Chiese seguiti dalla Congregazione Orientale: “il tiranno non sarà più, sparirà l’arrogante, saranno eliminati quanti tramano l’iniquità”. Queste dimensioni di male, prima che estirpate dal mondo, devono sempre essere vinte anzitutto nei cuori di ciascuno di noi, se vogliamo che la nostra supplica provenga da un cuore sincero e purificato.
5. A voi fedeli, chiedo una preghiera, per tutte le Chiese Orientali qui rappresentate, molte delle quali nella propria patria subiscono terribili afflizioni, per gli studenti, seminaristi, sacerdoti e religiose, degli otto collegi orientali in Urbe, per il Pontificio Istituto Orientale, anch’esso fondato 100 anni fa come la Congregazione che presiedo, e che vedo qui rappresentato da tanti docenti ed alunni.
Maria prendici sotto il tuo manto, accogli la nostra preghiera, e continua ad essere Madre per ciascuno dei tuoi figli. Con Gregorio di Narek, dottore che l’Oriente e l’Armenia hanno donato alla Chiesa universale, così ti supplichiamo:

“Esalterà il tuo onore la mia voce,
in Te si manifesterà la mia salvezza,
se mi ritroverai, Madre di Dio,
se avrai pietà di me, Santa,
se, perduto come sono, mi ritroverai, Immacolata,
se, crocefisso, mi assisterai, Beata,
se, confuso di vergogna, a te mi accosterai, Vergine Santa,
se rifiutato, mi riconcilierai, Lodata da Dio,
se avrai pietà di me, tu che sciogli le maledizioni,
se, agitato, mi placherai, Riposo,
se i miei turbamenti calmerai, Pacificatrice,
se per me smarrito troverai uno scampo, Lodata,
se la mia amarezza addolcirai, Soave,
se annullerai lo spazio che da Dio mi separa, Riconciliatrice,
se, destinato a morte, mi salverai, Luce vivente,
se troncherai la mia voce piangevole, Letizia,
se, frantumato, mi medicherai, Farmaco di Vita,
se getterai uno sguardo alla rovina che sono, Vivente,
se pietosamente mi sarai data, Eredità preziosa.
Tu sei benedetta solo dalle labbra immacolate delle bocche felici; ecco che una goccia del latte della tua verginità, in me piovendo, mi rende a vita, o Madre dell’Altissimo Gesù Signore, creatore del cielo e della terra, che generasti in modo indicibile, con il suo corpo e l’intera sua divinità” Amen.