mercoledì 7 dicembre 2016

Siamo tutti fuori.

copertina

Viaggio nel paese delle meraviglie di G. K. Chesterton


… ovvero inno alla vita ed alla quotidianità, che non è mai noiosa!

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di Rosalba Scrima
Come spesso accade, il sottotitolo di un’opera è sempre rivelatore del suo profondo contenuto. Così anche in questo testo, pubblicato per Berica Editrice, all’interno della collana UOMOVIVO, l’autrice, Annalisa Teggi, saggista e traduttrice di svariati testi di Chesterton, ci accompagna alla scoperta della “meraviglia” contenuta negli scritti dell’autore inglese. Di che tipo di meraviglia si tratta? Su cosa Chesterton ci costringe a riflettere, operando un costante ribaltamento di prospettiva del pensiero e dell’esperienza del mondo moderno? Sulla vita ad esempio, e sulla sua positività, nel suo significato etimologico di positum, cioè dato. Afferma infatti in Cosa c’è di sbagliato nel mondo: “Io sono molto più sicuro del fatto che le cose sono buone in principio, piuttosto che andranno bene alla fine.
Questo mosaico di cose, questa carne, queste pietre sono cose buone; di tutto ciò sono più sicuro di quello che sono capace di esprimere… Noi dobbiamo considerare la vita come un’incursione o come una grande avventura; quindi deve essere giudicata non dalle calamità che incontra per via, ma dalla bandiera che segue o dal grande paese che attacca. La cosa più pericolosa del mondo è che è vivo; si è sempre in pericolo di vita. Ma chiunque si ritira, tradisce il grande schema ed esperimento dell’essere”. A questo punto viene da chiedersi come sia possibile un tale capovolgimento. Quale meccanismo sia necessario innescare. O quale faticoso percorso intraprendere. Anche per la nostra scrittrice non è stato subito chiaro, nonostante abbia tutte le competenze, molti titoli certificati dalle pergamene affisse nello studio di casa. In perfetto stile chestertoniano ci spiazza, svelandoci che “alla tenera età di 32 anni ho cominciato la scuola elementare, …e  la sto ancora frequentando, se Dio vuole spero di rimanerci fino all’ultimo istante di vita”.
Annalisa Teggi
Perché? Perché “mi occorreva imparare da capo un metodo e uno sguardo per vedere l’essenziale presente in tutto e, perciò, perennemente invisibile”. È così che si comprende il filo conduttore di questo volume in uscita oggi. Non un saggio o una biografia su uno dei più importanti autori inglesi, ma una raccolta di riflessioni che Annalisa Teggi è stata indotta a fare proprio dai testi tradotti, il coinvolgimento di quelle parole con la sua vita, i ribaltamenti operati sia nelle vicende quotidiana, sia sui temi di attualità. Ci vengono raccontati episodi anche personali, in cui il “male di vivere” a volte prende il sopravvento. Quel male su cui la maggior parte della produzione letteraria del novecento si è soffermata, quel cuore di tenebra, “carta d’identità dell’uomo moderno”, che Chesterton, ancora una volta andando controcorrente, ribalta, sottolineando che “il tratto distintivo ed essenziale della nostra idea umana è che un uomo buono e felice è un fine in se stesso, è che ogni anima vale”, perché l’uomo è un unicuum, che va protetto abbracciando la sua carnalità imperfetta con la fortezza dei suoi bisogni eterni.
Allora l’intuizione nebulosa della letteratura come energia per affrontare la vita in tutte le sue declinazioni torna a splendere.
Aveva ragione Testori quando diceva: “Non sbaglierà, nonostante tutti gli errori, chi avrà voluto bene alla realtà, ossia alla creazione. Amando la realtà, ci sei dentro, ci vivi già dentro e abbracci il tuo tema, la vita, senza bisogno di astrazioni. Basta amare la realtà, sempre, in tutti i modi, anche nel modo precipitoso e approssimativo che è stato il mio. Ma amarla. Per il resto non ci sono precetti”.