domenica 22 gennaio 2017

Lunedì della III settimana del Tempo Ordinario



Chi rifiuta lo Spirito e il sangue rimane nelle “opere morte”, nel peccato.
E la bestemmia contro lo Spirito Santo consiste proprio 
nel rifiuto radicale di accettare questa remissione, 
di cui Egli è l'intimo dispensatore e che presuppone la reale conversione, 
da Lui operata nella coscienza.

Giovanni Paolo II

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Dal Vangelo secondo Marco 3,22-30.

Ma gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni». Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: «Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l'uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «E' posseduto da uno spirito immondo».

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COMMENTO

Il Cielo, quando appare sulla terra, getta sempre scompiglio. Fin dal Principio, lo Spirito Santo, il respiro di Dio, l'amore che alberga nel seno stesso della Trinità, ha realizzato, come un fedele operaio, la volontà e la Parola del Padre. "Pensi alla creazione?; essa fu operata nello Spirito Santo che consolidava e ornava i cieli. Pensi alla venuta di Cristo? Lo Spirito l'ha prepa­rata e poi, nella pienezza dei tempi, l'ha realizzata discen­dendo su Maria. Pensi alla formazione della Chiesa? Essa è opera dello Spirito Santo. Pensi alla parusia? Lo Spirito non sarà assente neppure allora, quando i morti sorgeranno dalla terra e si rivelerà dal cielo il nostro Salvatore" (san Basilio, De Spiritu Sancto, 16 e 19). Sin dalla creazione lo Spirito Santo aveva messo ordine, e l'amore aveva dato senso ad ogni cosa. Separando e distinguendo, ha fatto e rivelato la Verità; innanzi tutto che l'uomo è creatura e non è Dio. Poi, che ha bisogno di Dio, e senza di Lui non può far nulla; anche quello che sembra poter fare da solo, non è altro che fumo, vanità, opere morte pronte a corrompersi. Ma l’uomo, ricolmo dello Spirito santo, è anche immagine del suo Creatore, creato per dialogare con Lui in obbedienza e amore. Penetrando nell'uomo, lo Spirito vi ha deposto il dono più grande, terribile e dolce ad un tempo, la libertà. In essa l'uomo avrebbe potuto amare davvero, ma anche odiare, obbedire o disobbedire. E fu disobbedienza, e fu un'altra separazione, tragica e dolorosa, come quella del caos che regnava prima della creazione. La naturale distanza tra Creatore e creatura poteva essere colmata dall’accoglienza dell'amore obbediente, eppure la disobbedienza ha chiuso il cuore dell'uomo allo Spirito Santo. Ma Dio, che non è un uomo, non si è arreso: "L'amore appassionato di Dio per il suo popolo — per l'uomo — è nello stesso tempo un amore che perdona. Esso è talmente grande da rivolgere Dio contro se stesso, il suo amore contro la sua giustizia. Il cristiano vede, in questo, già profilarsi velatamente il mistero della Croce: Dio ama tanto l'uomo che, facendosi uomo Egli stesso, lo segue fin nella morte e in questo modo riconcilia giustizia e amore" (Benedetto XVI, Deus caritas est, n. 10). Dio ha tratto il suo Figlio dalla carne della Vergine Maria come in principio aveva tratto Adamo dalla terra vergine. Lo Spirito Santo è apparso ancora sull'uscio della nuova e definitiva creazione. Nel seno di Maria, come nel seno dell'umanità, ha riportato l'ordine e il senso perduti, per non abbandonare più Gesù, il nuovo e perfetto Adamo, lo consacra in potenza nelle acque del Giordano; lo "getta" nell'arena del deserto per combattere e vincere nella lotta con satana; lo colma di sè per annunciare la Buona Notizia; lo assiste nei miracoli che liberano i poveri, i piccoli, i peccatori; lo sostiene con grida e gemiti nell'ora della prova; lo accompagna sul ciglio della vita per essere effuso, nell'ultimo respiro, su ogni uomo, un soffio infinito di amore e misericordia a perdonare ogni peccato.

Questa è l'opera dello Spirito Santo in Gesù di Nazaret, duemila anni fa a Cafarnao come oggi nella nostra vita. Sospinto da un amore incontenibile entra oggi nel caos che distrugge le nostre esistenze, nel disordine affettivo, nella confusione idolatrica che ci getta in ginocchio in una stolta adorazione di idoli muti, quali il denaro, il potere, l’onore, il rispetto, e poi il lavoro, le vacanze, i diritti vecchi e nuovi, l’autonomia superba travestita da libertà. Entra Gesù, «l'uomo più forte» nella nostra casa, e «lega l'uomo forte». E' forte il demonio, molto più forte di noi, e ogni sua parola, ogni suo inganno, mirano a un unico obbiettivo: farci dubitare di Dio, disperare del suo amore, «bestemmiare contro lo Spirito Santo». Il demonio sa che in Cristo ogni peccato sarà perdonato, conosce il cammino dato all'uomo per salvarsi e che consiste nella conversione e nell'umiltà, nel riconoscere i propri peccati e lasciarsi ferire dall'amore di Dio e consegnarli ogni sudiciume. «Belzeebul» significa infatti "Baal del sudiciume", signore dell'impuro. Il demonio sa che, sbattuto dinanzi alla Croce, non può assolutamente nulla. Per questo induce l'uomo a sottrarsi alla Croce, all'umiltà, al riconoscersi debole nella consapevolezza che satana esiste ed è forte; per questo si nasconde, e scuote la ragione mostrando l'assurdo di un amore che "si rivolge contro se stesso". In fondo vi è caduto anche Mosè, quando ha dubitato che Dio avrebbe potuto avere ancora misericordia di un Popolo tanto ostinato, e per questo non è entrato nella Terra. Ha dubitato anche Pietro, ed era satana, di fronte all'annuncio della stoltezza e della follia della Croce. Dubitiamo anche noi e ci risvegliamo sulla soglia della bestemmia contro lo Spirito Santo. La parola «bestemmia» traduce il termine greco «blasphêmía», che deriva da «ingiuriare» e da «reputazione», che in latino denota letteralmente la «diffamazione». Ci troviamo soggiogati da un aguzzino feroce, in situazioni inestricabili, il marito violento, il lavoro insopportabile, un'amicizia tradita, un figlio schiavo della droga, i debiti, la Croce,  e non vediamo nessuna via d'uscita ragionevole. Quando tutto ci sembra cospirare contro, anche i miracoli, le opere d'amore compiute da Dio in nostro favore, si rivestono di una tenebra sinistra, e cediamo al veleno del dubbio, «che non sia tutto un caso, un inganno?». E cominciamo ad insultare, a «diffamare» Dio. La storia della salvezza, la Croce gloriosa di Cristo che ci ha sottratti al caos, diviene ai nostri occhi un tragico scherzo del destino, coincidenze che ci hanno tratto in inganno. Mia moglie non cambierà mai, questo cancro distruggerà in un sol colpo ogni speranza, i soldi non mi basteranno, non troverò lavoro, tanto meno un fidanzato, non cambierò mai, gli stessi peccati mi inchioderanno alla dannazione. Così, come ha scritto Romano Guardini, “il no, il male, il nulla si fanno momenti gravidi di contenuto, ‘valori antivalenti’, potenze del mondo... Il no viene considerato come appartenente al sì, il nulla come appartenente all’essere, il male come appartenente al bene: in ultima analisi, ed in maniera espressa, l’elemento satanico come appartenente a Dio, il che, secondo Matteo è il peccato in assoluto, la bestemmia contro lo Spirito Santo" (R. Guardini, Senso della teoria degli opposti). Diveniamo stolti come gli «scribi scesi da Gerusalemme», incapaci di ragionare le cose più semplici, come il fatto che «un regno diviso non può aver potere», che «satana non può rivoltarsi contro se stesso». La stoltezza che nega l'evidenza del bene è la peggiore, è la condanna più atroce, quella che ci fa vivere come dei topi in gabbia. Il caos antecedente la creazione torna a sconvolgere le nostre vite, al punto di sbarrarci le porte alla conversione. San Tommaso d’Aquino afferma che il peccato contro lo Spirito Santo “si dice irremissibile… perché toglie i mezzi con i quali ci compie la remissione dei peccati” (S.Th. II, 14,3). Una "impermeabilità della coscienza" (Giovanni Paolo II) si impossessa del nostro intimo, ci getta nello sconforto e in una sorta di depressione spirituale. Ma giunge oggi il Signore, ed è «il più forte». Il suo amore squarcia i Cieli e discende nella profondità più nascosta del nostro intimo, laddove abbiamo alzato bandiera bianca, arrendendoci alla nostra debolezza. E prende per mano proprio questa debolezza, per esorcizzare il dubbio: «lega» il demonio, incatena la menzogna, azzittisce l'orgoglio. Gesù viene oggi per farci «suo bottino», proprietà eterna del suo amore. Viene con fatti concreti, sciogliendo catene che ci legavano da anni, illumina con il bagliore della misericordia il volto del fratello sino ad oggi oscurato dai giudizi e dai rancori. Con Lui scende in noi il soffio dello Spirito per svelarci la Verità: in ogni evento alberga un germe d'amore e di vita, il mistero nascosto agli angeli, l'amore fatto carne nei nostri fallimenti, in tutto quello che ci aveva condotti sull'orlo del baratro. «Forte», il Signore ci fa forti della sua fedeltà, ci strappa dalle mani del demonio, riporta ordine e pace, e ogni cosa torna al suo posto, nello scrigno della Sua volontà. Viene Gesù, e nel cuore e sulle labbra, laddove affiorava maligna la bestemmia, depone un canto di lode e di benedizione